Armageddon Time Recensione: un film biografico che non funziona

James Gray porta sullo schermo un'opera dal carattere personale, ma che soprattutto a causa del piccolo protagonista risulta insofferente allo spettatore.

Armageddon Time Recensione: un film biografico che non funziona
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Un risveglio improvviso nel corso degli ultimi anni ha spinto molti autori a raccontare della loro giovinezza e di come, in un modo o nell'altro, si sono avvicinati al mondo delle storie, dei racconti. C'è chi lo ha fatto spinto dalla propria famiglia, come vediamo nella recensione di The Fabelmans, chi ambientando la propria opera in un cinema, come riportato nella recensione di Empire of Light, e chi ha messo nella propria opera autobiografica tutta la sua poetica, intrecciandola tra reale e immaginazione (recuperate, se non le avete lette, la recensione di È stata la mano di Dio e la recensione di Dolor y Gloria).

Anche James Gray ha voluto seguire questo pattern che da sempre rincorre gli autori con i propri fantasmi, facendolo con Armageddon Time - Il tempo dell'apocalisse in sala in Italia da marzo 2023. Peccato che più che evocazione appassionante del passato, l'opera risulti una sonnolente proposta di aneddoti su un'infanzia noiosa come tante altre. Atmosfera che aleggia soporifera sull'intera durata di Armageddon Time, che l'apocalisse la fa quasi agognare, soprattutto per la natura del suo piccolo protagonista.

Il sogno americano nell'era di Reagan

Seppur non direttamente collegato al suo trascorso, il film di Gray ha un sapore fortemente biografico che parte dall'ambientazione anni Ottanta di una New York in cui la famiglia del protagonista si è stabilita, rammentando gli eventi e il trascorso dei suoi parenti di origine ebraica e di quel fuggire e nascondersi per non finire vittime dei drammi dell'Olocausto. Un racconto sull'adattamento a delle nuove radici, ai sacrifici che i genitori fanno e hanno fatto per proteggere il futuro dei propri figli, e di come qualsiasi passato possa influire sulla percezione che il mondo ha delle persone o di intere comunità.

Una riflessione ancora troppo complicata per il giovane protagonista Paul Graff (Michael Banks Repeta), che nonni e genitori cercano di salvaguardare tentando di donargli il miglior futuro possibile, ostacolato dalle marachelle che il ragazzino si ritrova troppo spesso a combinare. Ma verso cui sarà comunque condotto vista l'amicizia che svilupperà con il compagno Johnny (Jaylin Webb), giovane afroamericano nell'America di Ronald Reagan.

L'irritazione fatta protagonista

Armageddon Time - Il tempo dell'apocalisse è dunque l'incontro di due minoranze entrambe condotte a voler credere e aspirare al sogno statunitense, intraprendendo una condotta quotidiana appartenente alla visione dell'american way of life su cui tanti si sono assestati. Il problema, però, della pellicola di James Gray è tutto nella scrittura di questo suo protagonista, che va a influenzarne poi anche il nucleo familiare.

Tratteggiato malissimo e interpretato ancora peggio, il giovane Paul Graff è il personaggio più indisponente con cui un'opera di formazione abbia mai avuto a che fare, a cui è difficile perdonare le continue monellerie, che diventano nel corso della pellicola i motivi per cui è impossibile non soffrirne anche solo la presenza. Non potendolo giustificare mai e non riuscendo a essere indulgenti in quanto spettatori, come invece lo sono i suoi familiari, col protagonista di Armageddon Time il film si divide nelle sue due macro criticità ossia l'indigesta presenza del ragazzino e la noia abbacinante in cui vive. Aspetti che rendono impossibile l'apprezzamento di un'opera poco interessante, che sarà anche personale, ma di cui, come spettatori, avremmo potuto fare senz'altro a meno.

Armageddon Time James Gray realizza un'opera dai tratti biografici, ma che risulta più una storiella di cui avremmo fatto volentieri a meno. Armageddon Time - Il tempo dell'apocalisse, infatti, ha due enormi criticità: la prima è una scrittura delinea un'atmosfera soporifera e sonnolenta, la seconda è la creazione di un protagonista difficile da digerire e seguire nelle sue continue marachelle. Uno sguardo su un passato che avremmo tenuto benissimo chiuso nel cassetto.

4

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