19 anni, una bellezza androgina e tante domande che le vagano per la testa: questi i caratteri salienti di Arianna, ragazza intelligente, un po' maschiaccio e desiderosa di scoprire il proprio posto nel mondo. Sofferente di un disturbo della crescita, all'età di quasi vent'anni Arianna non ha ancora affrontato il primo ciclo mestruale (nonostante la cura di ormoni a cui è sottoposta) e si sente "strana". Quando, per le vacanze, torna nella casa al lago dei genitori, rimasta disabitata per più di quindici anni, incontra la cugina Celeste, ben più femminile di lei, e l'ansia del confronto, unita a inquietanti reminiscenze di un tempo passato (remoto) la inquietano e la spingono a indagare di più sul suo corpo, scoprendo una verità straordinaria e difficile da approcciare: niente sarà più lo stesso, e arriverà quindi il momento della sua seconda rinascita.
Nascere tre volte
Arianna segna il graffiante esordio di Carlo Lavagna alla Mostra del Cinema di Venezia: un esordio coraggioso, personale, profondamente umano. Il tema della scoperta del sé e della propria sessualità "fuori gli schemi" non è certo una novità, ma nel caso specifico dell'anomalia della protagonista -che non specificheremo per non rovinare la 'sorpresa', ma è abbastanza intuibile fin dall'inizio della pellicola- ci troviamo davanti a un elemento di originalità (non solo nel cinema italiano) sicuramente interessante da esplorare. Ben diretto e con una certa ricerca estetica nelle inquadratura e nella fotografia, Arianna riesce ad essere delicato ma, al contempo, anche sfrontato e brutale, proprio come la natura stessa, ponendo alcuni dilemmi morali di non facile soluzione. Ad aiutare a immergersi nel contesto aiutano sicuramente gli interpreti, con una particolare nota di merito per la protagonista, interpretata dall'esordiente Ondina Quadri, assolutamente perfetta nella parte e molto naturale nell'approccio alla camera da presa.