Arctic, la recensione: Mads Mikkelsen in un survival movie tra i ghiacci

Il divo danese è al centro di una storia di sopravvivenza elementare ma efficace, la lotta di un uomo solo contro le intemperie polari.

Arctic, la recensione: Mads Mikkelsen in un survival movie tra i ghiacci
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Nell'ambito del Festival di Cannes 2018, per l'esattezza tra le proiezioni fuori concorso nella fascia oraria di mezzanotte riservata a pellicole di genere ricche di spettacolo ed emozioni, è stato mostrato in anteprima mondiale un oggetto curioso di nome Arctic, lungometraggio d'esordio del cineasta brasiliano Joe Penna.
Dagli esordi su YouTube è passato al cinema con un progetto a dir poco ambizioso, un survival movie girato in esterni in Islanda al fine di ricreare il più fedelmente possibile il clima gelido e pericoloso dell'Artide, dove si svolge la lotta per la sopravvivenza dell'anonimo protagonista, interpretato da un Mads Mikkelsen per lo più muto e quasi sempre solo in scena. Lo ritroviamo in medias res, alle prese con una routine quotidiana: scava un SOS gigante nella terra, si dà alla pesca per nutrirsi, dorme nel relitto del suo aeroplano aspettando che la salvezza arrivi. Quando sembra che tutto stia per andare per il verso giusto le cose si ribaltano ulteriormente, ha così inizio un lungo, periglioso viaggio all'insegna di una speranza che forse, questa volta, non sarà l'ultima a morire.

Tutto è perduto?

Mads Mikkelsen si è sempre fatto notare per la sua intensità, talvolta commovente, talvolta inquietante, spesso comunicando tutto anche solo con uno sguardo. Già in Valhalla Rising l'avevamo visto in azione senza che aprisse bocca, ma in Arctic raggiunge forse l'apice di tale pratica: eccezion fatta per qualche battuta isolata, la forza del film risiede tutta nel linguaggio del corpo della star danese, la cui presenza nel progetto era presumibilmente una conditio sine qua non per poterlo realizzare. Conditio che Mikkelsen riempie regalandoci uno strepitoso one-man show di un'ora e mezza, dove la sua nota prestanza fisica si contrappone al gelo che si riesce a percepire anche oltre lo schermo.
Un gelo dovuto alla regia molto fisica e tattile di Penna, che evita la CGI per presentarci in modo diretto i pericoli che segnano il viaggio del protagonista, incluso un orso polare molto più convincente dell'avversario peloso di Leonardo DiCaprio in The Revenant. Un approccio che rende l'azione verosimile e coinvolgente, capace di compensare i non pochi difetti di sceneggiatura, elementare e basata spesso, ma non sempre in senso positivo, sul non detto. Difficilmente sentiremo parlare di Arctic al di fuori dei circoli strettamente cinefili e festivalieri, fatta eccezione per appositi palinsesti catodici all'insegna dell'entertainment serale/notturno, ma le promesse per una carriera capace di evolversi verso l'alto ci sono tutte per quanto concerne Penna; per i fan di Mikkelsen invece c'è veramente tanto pane per i loro denti, a differenza delle disponibilità alimentari per il nostro eroe disperso in mezzo al nulla.

Arctic Joe Penna esordisce nel lungometraggio con una storia di sopravvivenza ambientata fra i ghiacci dell'Artide, con un intenso e sopraffino Mads Mikkelsen nei panni di un uomo disperato che lotta contro le intemperie e altre minacce. L'operazione non è particolarmente originale ma procede a un ritmo sostenuto e regala diverse sequenze ottimamente gestite, senza mai distogliere l'attenzione dalla grande performance del suo principale, a tratti unico, interprete.

7

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