Recensione Aquarius

In concorso a Cannes 2016, il regista brasiliano Kleber Mendonça Filho presenta Aquarius, che narra la lotta determinata di una donna per conservare la propria casa e rivendicare il proprio diritto di 'esistere' in un mondo piegato al potere economico.

Recensione Aquarius
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Clara (l'intensa Sonia Braga) è una splendida donna di sessant'anni. Nata negli anni '50 da una famiglia della borghesia brasiliana Clara ha sempre vissuto a Recife, Brasile, in una località chiamata Aquarius costruita intorno agli anni '40 su quella lunga Avenida Boa Viagem che costeggia l'oceano. Clara è stata una critica musicale di successo e ha combattuto tante battaglie, prima fra tutte quella contro un cancro al seno, che l'ha temprata precocemente alle ingiustizie della vita. Ora, da tanti anni vedova e con i figli grandi presi dalle loro vite, la donna si sta finalmente godendo la sua età migliore, libera dalle pressioni e dall'ansia di prestazione. In quella stessa strada di lungo mare dove lei è nata e ha cresciuto i propri figli, la bella Clara può finalmente passeggiare, concedersi un bagno, una serata tra amiche. Ma un nuovo mondo sta prendendo piede e la sete di business sta travolgendo anche lei, unica inquilina rimasta in una vecchia palazzina dove ora un costruttore smaliziato è deciso a costruire il proprio business. Clara, ostinata a non volere cedere la propria casa, ingaggerà una guerra senza esclusione di colpi con l'avversario immobiliare, dovendo pararsi dai fuochi incrociati di quanti le suggeriranno a più riprese di cedere (amici, figli, avvocati). Una lotta che si svela nel presente ma scava nei ricordi di un passato lontano, nell'immagine della sua infanzia, così come nei ricordi della sua giovinezza.

Fotografie di un mondo in divenire

L'Aquarius del brasiliano Kleber Mendonça Filho, titolo brasiliano in concorso al Festival di Cannes 2016 e opera seconda di questo regista dopo O Som Ao Redor, è senz'altro uno dei titoli più particolari inseriti all'interno della 69° edizione della kermesse francese. Intanto per la lunghezza insolita (siamo sulle due ore e venti), poi perché si svolge come una sorta di epopea famigliare e personale costruita attorno alla protagonista Clara. Sono i suoi capelli (primo capitolo), il suo amore (secondo capitolo), e il suo cancro (terzo ed ultimo capitolo) a dettare la cronologia di questa storia che si muove sul confine di una nostalgia, quella che la protagonista prova per il tempo andato e per la sua giovinezza raccontato all'inizio nelle foto sbiadite, e di una determinazione, quella di non cedere ai soprusi del nuovo che avanza e di opporre invece la propria capacità di resilienza. Libera e passionale, Clara sente di appartenere a quella casa, a quella strada, scrigno e custode dei suoi ricordi. Kleber Mendonça Filho mette in scena una storia privata che viaggia fluida alternando presente e passato, attraversando il cuore musicale di una cultura e che dalla protagonista muove i fili a ricostruire l'identità di una storia, di un luogo, di un mondo. Il lungo corso di un fiume che abbraccia lo spazio e il tempo di una società in divenire per un'opera interessante anche se non facilmente 'accessibile'.

Aquarius In concorso a Cannes 2016, il regista brasiliano Kleber Mendonça Filho presenta Aquarius, la lotta determinata di una donna per conservare la propria casa e rivendicare il proprio diritto di 'esistere' nei confronti di un mondo cinico, piegato al potere del denaro. Un'opera estesa (quasi due ore e mezza) che attraverso la sua protagonista racconta il dettaglio di un luogo specifico ma anche il quadro generale di un mondo in divenire, noncurante della tradizione, e dell'importanza di costruire mantenendo intatto il ponte con il passato.

6.5

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