Recensione Approaching the Unknown

Il capitano William Stanaforth è in viaggio per raggiungere Marte in Approaching the Unknown, intenso drama / sci-fi con protagonista Mark Strong.

Recensione Approaching the Unknown
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Il capitano William Stanaforth sarà il primo uomo a mettere piede su Marte: il suo viaggio per giungere al Pianeta Rosso, della durata di 270 giorni, verrà presto seguito da quello di una collega la cui partenza è prevista due settimane dopo. In questa missione in totale solitudine, tolta una breve tappa di rifornimento alla stazione spaziale, l'uomo ha ovviato al problema delle scorte d'acqua mettendo appunto un rivoluzionario congegno in grado di trasformare la sabbia in H2O. Col trascorrere dei giorni Stanaforth, in contatto con la Terra tramite videocomunicazioni con la NASA e il suo fidato amico e collega Louis 'Skinny' Skinner (a capo dell'operazione), comincia però a soffrire un senso di solitudine ben presto complicato ad un guasto della macchina per l'acqua; la situazione disperata non mette però freno alla sua ambizione di giungere là dove nessuno è mai giunto prima.

Mission to Mars

Dopo il grande successo di due opere diverse ma concettualmente simili quali Gravity (2013) e The Martian (2015) ecco arrivare un altro film, dal budget assai inferiore rispetto ai due citati "kolossal", vedente per protagonista un individuo solo alle prese con la vastità del cosmo. Anche in questo caso come nel titolo diretto da Ridley Scott è Marte il fulcro narrativo, qui però presente soltanto nel liberatorio epilogo: la quasi totalità della narrazione è infatti ambientata all'interno della navicella spaziale, luogo che si offre quale ispirato compagno di viaggio del pressoché assoluto protagonista Stanaforth, uomo pronto a tutto pur di completare la sua missione. Con un voice-over costante a guidarci nei pensieri del personaggio, via via più tormentati e deliranti col trascorrere del tempo, i novanta (scarsi) minuti di visione di Approaching the Unknown non possono scampare un certo senso di monotonia, fortunatamente reso meno indolore dall'ottima caratterizzazione del capitano e da un'intensità drammatica che permette allo spettatore di toccare alte vette di immedesimazione nel sempre più arduo procedere degli eventi. Eventi in parte variegati da una manciata di flashback (nei quali il Nostro ricorda il periodo trascorso nel deserto per trovare un metodo di creare acqua dalla sabbia) e dalle soventi comunicazioni con la Terra, con tanto di pseudo-interviste e videomessaggi di aspiranti astronauti-colonizzatori dell'immediato futuro. Il regista e sceneggiatore esordiente Mark Elijah Rosenberg evita fin quasi alla fine la ricerca del mero spettacolo fine a se stesso, regalando comunque negli ultimi minuti una manciata di sequenze di grande impatto visivo rappresentanti la meravigliosa "densità" dell'universo, ed è bravo a catturare le numerose sfumature caratteriali e introspettive che un magnifico Mark Strong riesce ad infondere a questa figura così dannatamente umana nel suo orgoglioso e indomito coraggio bramoso di conoscenza.

Approaching the Unknown Niente a che vedere con lo spettacolo ludico e avvincente di The Martian (2015), nonostante una trama almeno nell'incipit abbastanza similare: in Approaching the Unknown la maggior parte della visione è ambientata all'interno della navicella diretta sul Pianeta Rosso, luogo in cui il protagonista dovrà trascorrere quasi trecento giorni in completa solitudine prima di giungere alla meta. Quando dei problemi verranno alla luce sul veicolo spaziale il viaggio rischia però di trasformarsi in un vero e proprio incubo, con momenti di grande intensità drammatica affrontati magistralmente dall'impeccabile performance di Mark Strong, capace di mantenere sempre alto l'empatico interesse anche nei momenti parzialmente più monotoni.

6.5

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