Anon, la recensione del noir/sci-fi originale Netflix

In un futuro in cui i ricordi sono immagazzinati in un avveniristico sistema visivo/mnemomico, un detective indaga su una serie di misteriosi omicidi.

Anon, la recensione del noir/sci-fi originale Netflix
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In un prossimo futuro il governo ha imposto il controllo totale sugli individui, eliminando di fatto qualsiasi tipo di privacy. Ogni ricordo viene registrato in una memoria accessibile a chiunque previa autorizzazione (ma le forze dell'ordine vi hanno libero accesso) e la descrizione di qualsiasi persona o elemento che compare nel campo visivo viene portata in sovrimpressione al tecnologico sguardo. L'ufficiale di polizia Sal Frieland si trova a indagare su una strana rete di omicidi nei quali gli ultimi istanti vissuti dalle vittime sono state cancellati dal presunto assassino, capace anche di sostituire il proprio punto di vista con quello degli ormai cadaveri per nascondere la sua reale identità. Delitto dopo delitto i sospetti cadono su una hacker conosciuta col nickname di Anon e Frieland decide di offrirsi come esca, sotto copertura, per scoprire chi si celi realmente dietro questa serie di orrendi crimini e quale sia il motivo dietro le sue gesta, possibile focolaio di un radicale cambiamento della società che mette a rischio alti interessi economici.

Controllo totale

Andrew Niccol anche nei suoi lavori parzialmente meno riusciti è sempre stato un cineasta capace di osare e proporre narrazioni nuove e affascinanti, spesso sfruttando il filone della fantascienza distopica per raccontare storie in grado di riflettere con acume sul mondo contemporaneo. In questo caso è il sempre più marcato controllo totale da parte dei governi e delle multinazionali (del resto ha solo qualche settimana lo scandalo Facebook) a fare da sfondo sociale a questa nuova opera sci-fi dove la privacy degli individui è totalmente annullata in favore di un rassicurante (ma falso) senso di sicurezza utile più all'élite mondiale che ai singoli cittadini. Anon (originale Netflix) è strutturato come un atipico noir futuristico in cui la ricerca del tormentato protagonista, divorziato e mai ripresosi dalla tragica morte del figlio ancora bambino, incrocia la strada di una giovane hacker abile nel manipolare a proprio piacimento le memorie altrui, un confronto che dà vita a un gioco di verità e finzioni in cui nulla è quello che sembra e del quale solo il colpo di scena finale può rilevare infine le effettive pedine.

L'anonimia è il nemico

Un film trappola che per toni e atmosfere riporta a quel Gattaca (1997) firmato alla fine dello scorso secolo dallo stesso cineasta, qui portato all'estremo anche nel campo prettamente visivo. Con le soggettive in continua alternanza alle riprese classiche, lo schermo ci mostra i punti di vista dei relativi personaggi coinvolti, con tanto di scritte in sovrimpressione ad analizzare qualsiasi elemento, persona od oggetto che si trovi nel campo visivo dell'osservatore. Una scelta inizialmente straniante alla quale si finisce per abituarsi col passare dei minuti e che denota una notevole complessità di dettagli nella messa in scena, con descrizioni minuziose su ogni cosa, e che assume un significato ancora più profondo nella ricerca dei ricordi passati, situazione questa che riporta alla mente gli scavatori mnemonici del meno riuscito The Final Cut (2004). Niccol, anche autore della sceneggiatura, opta per un ritmo volutamente dimesso, atto a far crescere un'atmosfera inquieta volenterosa di porre le giuste domande allo spettatore pensante, lasciando volutamente in secondo piano l'impatto più action/spettacolare che ci si sarebbe potuti inizialmente attendere.
Scelta che paga alla fine dei cento minuti di visione, insinuando intensi e remissivi dubbi sulla deriva della tecnologia contemporanea arresasi alla logica del controllo assoluto "senza se e senza ma". Tecnicamente l'operazione si rivela raffinata ed elegante, con una fotografia artificiosamente spenta, sobri ma efficaci effetti speciali e una suadente colonna sonora, trovando ideale appoggio nelle performance di Clive Owen e Amanda Seyfried, quest'ultima perfetta e sensuale in un ruolo di così trattenute ma complesse sfumature.

Anon Una storia di fantasmi, con in primis lo spettro della libertà personale, è quella raccontata da Andrew Niccol in Anon, noir sci-fi che riflette attraverso il genere sulla mancanza sempre più esasperata di privacy, in un mondo moderno in cui i poteri alti cercano di ottenere una forma di sempre maggiore controllo sull'individuo. Visivamente originale anche se inizialmente ostico nel suo approccio totale, tramite soggettive dominanti buona parte del minutaggio, a una realtà distopica in cui il range visivo cattura e immagazzina informazioni su tutti e tutto e i ricordi sono accessibili tramite un semplice pensiero, il film acquista fascino e dimestichezza col passare dei minuti, trascinando emotivamente in un'indagine poliziesca dove nulla è come sembra e vengono piantati i germogli di un possibile ed epocale cambiamento.

7.5

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