Recensione Annie Parker

Il toccante racconto della strenua lotta di due donne per la vita

Recensione Annie Parker
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America, anni '60. Fin da quando era una bambina Annie Parker (Samantha Morton) ha condiviso con la sorella la paura della morte. Quella morte che le aveva portato precocemente via la madre (quando lei aveva solo undici anni) e che lei e la sorella Joan avevano spesso immaginato come una vecchia megera nascosta dietro la porta di una delle stanze della loro casa, che per quel motivo non avevano più voluto aprire. Eppure, la morte tornerà spesso a bussare nella vita di Annie costringendola a prove di resistenza sempre maggiori, e mettendo sempre più in risalto la sua tempra di donna. Il cancro al seno che aveva colpito la madre si ripresenterà infatti a più riprese nella sua vita creando una ricorrenza così particolare e inquietante che la stessa Annie inizierà a domandarsi se non ci sia un collegamento famigliare nell'insorgenza della malattia. Nel frattempo, a migliaia di chilometri di distanza, la dottoressa e ricercatrice Marie-Claire King (Helent Hunt) sta cercando (contro il parere di tutti) di portare avanti una ricerca molto importante sull'ereditarietà del cancro al seno e sul legame esistente tra quest'ultimo e il gene BRCA1. Le vite delle due donne apparentemente così distanti tra loro si faranno dunque sempre più vicine quando l'obiettivo della ricerca delle cause del cancro diventerà (per motivi diversi) centrale nelle vite di entrambe.

Filmantropia e cinema

Basato sull'idea della filmantropia (con l'adozione di un modello di produzione cinematografica che vuole promuovere una collaborazione tra industria cinematografica ed enti di beneficenza) Annie Parker (titolo originale Decoding Annie Parker) del regista Steven Bernstein racconta la storia vera di Annie Parker, perseguitata insieme alla sua famiglia dal cancro al seno, una malattia che all'epoca dei fatti non era ancora stata ‘certificata' come una malattia a base genetica. E invece, nella storia di Annie così come pure dalle intuizioni della dottoressa Marie-Claire, tutto sembra indicare uno stretto nesso tra genetica e sviluppo della malattia; tant'è che i risultati delle ricerche daranno ragione alle due donne. Un film che si pone quindi prima di tutto come fine quello di sensibilizzare le donne sull'importanza della prevenzione primaria (condurre una vita sana) e secondaria (effettuare diagnosi preventive che possano intercettare la malattia in una fase iniziale e ancora ‘attaccabile'). Un'opera potente sin dalla tematica affrontata che si fa ancor più forte grazie all'interpretazione trascinante di Samantha Morton nel ruolo centrale di Annie Parker. Sono la sua forza, i suoi cedimenti, la sua determinazione e anche la sua fragilità nel combattere un male di cui nessuno sa nulla a nutrire la sofferenza ma anche la forza di quest'opera che in primis e in fondo parla della continua lotta dell'uomo tra la vita e la morte. Marginale ma efficace anche la Marie-Claire King di Helen Hunt nella sua rigidità da ricercatrice completamente assorbita nel suo lavoro. Un'opera dalla quale emerge tutta la forza femminile unita alla capacità di non rassegnazione di fronte a sfide che a prima vista possono sembrare insormontabili. Bernstein lascia dunque tutto lo spazio al correre in parallelo di queste due parabole di vita esemplari, mettendo però particolarmente a fuoco la donna-Annie, esempio di forza, umanità, determinazione ma anche estrema solidarietà che tutti noi (donne e uomini) dovremmo prendere ad esempio per combattere piccole e grandi battaglie della vita quotidiana.

Annie Parker Mettendo a confronto la storia di due donne diversamente impegnate in battaglie per la vita, Steven Bernstein realizza una pellicola che trae la sua forza non tanto dal valore filmico (più forte nell’interpretazione di Samantha Morton e generalmente meno incisivo nei raccordi narrativi secondari) quanto nell’importanza sociale del messaggio di base. Annie Parker rappresenta infatti tutta la forza combattiva umana declinata al femminile, ricordando in generale il peso specifico che hanno alcune delle malattie più virulente della nostra epoca e l’importanza (in questo senso) di sfruttare le conoscenze scientifiche oggi in nostro possesso per prevenire e arginare così la loro forza distruttrice.

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