Amusement Park Recensione: l'horror ritrovato di George A. Romero

In occasione della trasmissione televisiva su RAI4, riscopriamo l'horror perduto del maestro americano, assai inquietante nel suo messaggio metaforico.

Amusement Park Recensione: l'horror ritrovato di George A. Romero
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Ha rischiato di rimanere un film fantasma, tra quelle opere che per un motivo per l'altro non sono mai arrivate all'attenzione del grande pubblico non per propri demeriti ma semplicemente perché dimenticate anche dagli autori stessi, che spesso tendono a sottovalutare i loro primi lavori e a non ritenerli all'altezza della loro carriera futura.

Questo è il caso di Amusement Park, film del 1975 firmato dal maestro dell'horror George A. Romero e suo unico lavoro su commissione, realizzato per la società luterana della Pennsylvania. Un incarico insolito e non è un caso che proprio i committenti non abbiano poi apprezzato il risultato finale, in quanto considerato troppo estremo e angosciante per la loro audience di riferimento, per poi ritirarlo dalla distribuzione. Così Amusement Park è stato presentato a vari festival cinematografici ma poi è rimasto nel dimenticatoio per lungo tempo, fino al 2001 quando è stato presentato in una retrospettiva al Torino Film Festival, prima di essere restaurato negli ultimi anni. In occasione della trasmissione televisiva, stasera su RAI4 alle 23.15, ne approfittiamo per porlo alla vostra attenzione...

Amusement Park: il parco degli orrori

La storia vede per protagonista un uomo anziano che siede, ferito alla testa e sanguinante, in una stanza bianca quando un altro individuo, a lui identico, fa l'entrata in scena. Il primo avverte il nuovo arrivato dei pericoli che si nascondono nel mondo esterno ma questi, incurante dell'ammonizione, apre la porta della camera e si ritrova all'aperto, in un parco giochi popolato da persone di diversa età.

Vi sono molti ottuagenari che, sulla sedia a rotelle o con l'aiuto di un carrello, vendono vecchie cianfrusaglie ad un allibratore per pochi spicci. Il protagonista acquista dei biglietti per prendere parte alle diverse attrazioni del luna park, finendo per ritrovarsi coinvolto in situazioni sempre più paradossali ed equivoche, tanto che viene anche accusato di essere un pedofilo nonché preso di mira da una banda di biker. Un viaggio disturbante che lo metterà di fronte allo scorrere del tempo e alla consapevolezza della sua vecchiaia.

Un viaggio fino alla fine del mondo

Proprio sull'invecchiamento il film riflette con lucida follia, accompagnata da un cinismo che spiazza e spaventa. Il prologo narrato dallo stesso interprete principale, quel Lincol Maazel che è anche il solo attore professionista dell'ora scarsa di visione, ci informa che il film è interpretato da volontari nonché invita lo spettatore a immedesimarsi in quanto accade giacché "un giorno anche tu (tu che guardi) sarai vecchio". La società luterana aveva intenzione infatti di realizzare una sorta di film che spronasse il pubblico a cimentarsi in attività di supporto ai numerosi centri per anziani, ma è sicuramente rimasta scossa da una messa in scena che, secondo le chiare regole dell'horror, dietro il messaggio si rivelava anche profondamente inquieta e cupa.

Come spesso nel cinema romeriano anche il consumismo viene messo alla berlina, con le decine e decine di clienti del luna park che sembrano delle sorti di morti viventi pronti a seguire la logica di un cieco divertimento che obnubila tutto e tutti, lasciando indietro gli elementi più deboli - ovvero gli anziani stessi (per un altro recente film "a tema" leggete la nostra recensione di Old).

Un film di spostamenti, temporali - come nella profezia di una fattucchiera a una coppia di due giovani fidanzati che trasporta l'azione in un futuro assai tetro per gli innamorati - e fisici, con tanto di improvvisa sparizione di tutti gli astanti e il protagonista che si ritrova completamente solo laddove poco prima vi era un formicaio di persone. Amusement Park è un film che riflette sull'alienazione abbandonandosi ad un'isteria primigenia, con quell'epilogo dove tutto è destinato a ricominciare ancora una volta (chi ha visto opere ben più famose come L'inquilino del terzo piano o Strade perdute potrà farsi un'idea) che sancisce l'infinito di un incubo che tutti, prima o poi, ci ritroveremo metaforicamente a vivere.

Amusement Park Un anziano protagonista si ritrova in un luna park popolato da una miriade di avventori e la sua vecchiaia diventa ben presto elemento determinante nel succedersi degli eventi, fino a quel finale che ricongiungendosi all'inizio continua quel cerchio senza fine di follia e alienazione. Amusement Park è stato per lungo tempo uno dei film perduti del compianto maestro George A. Romero, dimenticato dal regista stesso e tenuto nascosto dalla società luterana che lo aveva commissionato, timorosa che potesse impressionare troppo il relativo target. Perché se sulla carta e nel messaggio la storia intende porre l'accento su come spesso le persone più deboli, al tramonto della loro vita, vengano dimenticate dalla società e dai giovani - con tanto di invito a far volontariato direttamente espresso dal personaggio narrante - nella messa in scena ci troviamo di fronte ad un viaggio tetro e inquietante, che da una semplice idea e con pochissimi mezzi riesce a trasportare in un incubo che ci riguarda tutti da vicino, ora o in futuro più o meno prossimo poco importa.

7

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