Alone - Don't Grow Up, la recensione dell'horror di Thierry Poiraud

Un gruppo di adolescenti scopre che la popolazione adulta è stata raggiunta di un'epidemia che ha trasformato gli individui in zombie.

Alone - Don't Grow Up, la recensione dell'horror di Thierry Poiraud
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Bastian, Pearl, Liam, Thomas, Shawn e May sono sei adolescenti reduci da difficili esperienze familiari, con piccoli problemi con la legge alle spalle, che si trovano momentaneamente in un centro giovanile di recupero situato nelle zone boschive di una piccola isola. I ragazzi vengono spesso lasciati da soli e, dopo un paio di giorni passati senza vedere anima viva, decidono di recarsi alla vicina cittadina per far scorte di provviste.
Qui scoprono che tutti gli individui adulti sono stati colpiti da un contagio di origine sconosciuta e sono impazziti, trasformandosi in "zombie" privi di emozioni; May rimane gravemente ferita durante l'incontro con uno degli infetti e i suoi amici rubano una macchina per cercare un luogo sicuro, caricando con loro anche un ragazzino sfuggito alla strage.
In Alone - Don't grow up i protagonisti capiranno ben presto come il tempo non sia dalla loro parte e che il diventare adulti può essere non soltanto un fattore anagrafico, dettaglio che complica ulteriormente la già ingarbugliata situazione.

La paura di crescere

Dopo l'esordio tra commedia e horror di Atomik Circus (2004) e l'atipico "zombie-movie calcistico" Goal of the dead (2014), il regista francese Thierry Poiraud torna ancora una volta a bazzicare il genere indagando il filone young-adult, declinato in quest'occasione alle derive dei morti viventi che tanta gloria diedero a George A. Romero. La sceneggiatura guarda a diverse produzioni uscite negli ultimi anni, con evidenti influenze in fase di sceneggiatura a titoli dalla qualità altalenante come The tomorrow series - Il domani che verrà (2011), Come vivo ora (2013) e La quinta onda (2016).

Al centro della stereotipata vicenda vi è infatti un gruppo di giovani protagonisti, mentre il mondo degli adulti è rimasto vittima di un'epidemia di origine sconosciuta. Se questo principale snodo è da intendere in maniera metaforica, con la paura di crescere quale spauracchio per i personaggi al centro della vicenda (e rimarcato in più occasioni nel corso dei prevedibili dialoghi), al contempo la mancanza di un background serio e preciso sulle cause del contagio si fa ben presto sentire e nega la necessaria profondità d'insieme agli ottanta minuti di visione.

Indecisioni

Il risultato finale è inevitabilmente castrato dalla limitata sceneggiatura, con la caratterizzazione degli adolescenti coinvolti in questo percorso di sopravvivenza non abbastanza solida per nascondere l'assenza del contorno.
Tra risvolti assurdi e forzati che cadono spesso nel ridicolo, derive romantiche nella gestione della love-story centrale e un finale gratuitamente tragico nel cercare l'emozione facile, Alone - Don't grow up si trascina stancamente senza mai avere quel minimo di personalità e coraggio atto a lasciare il segno, con la componente di genere troppo debole e all'acqua di rose per attrarre il relativo pubblico di appassionati - e la totale assenza di quel necessario percorso di formazione che avrebbe giovato agli imbambolati protagonisti.

Complice anche la limitata ambientazione e la pochezza degli effetti speciali (la soggettiva della città in fiamme è ricreata con ritocchi digitali imbarazzanti) e del make-up dei presunti zombie, la paura è la grande assente del progetto e la tensione psicologica, che sarebbe dovuta derivare dalla gestione dei rapporti interpersonali fra i ragazzi, si risolve in qualche battibecco o scenata di gelosia, con un paio di flashback che tentano di infondere un minimo di personalità a una delle principali figure coinvolte. L'anonimo cast di semi-sconosciuti non migliora certo la qualità complessiva dell'operazione, che non sa bene a che pubblico rivolgersi nella sua mediocre messa in scena e relativo script.

Alone - Don't Grow Up Un gruppo di adolescenti che vive in uno sperduto centro giovanile scopre che tutta la popolazione adulta è stata colpita da un virus conosciuto, che ha trasformato gli individui in zombie assetati di sangue lasciando solo chi è più giovane di una certa età immune al contagio. Alone - Don't grow up recupera toni e atmosfere da produzioni young-adult, letterarie e cinematografiche, dagli ultimi anni senza alcuna ispirazione, adagiandosi stancamente su una sceneggiatura povera e lacunosa che trascina per 80 minuti quello che si sarebbe potuto raccontare in una mezz'ora. Tra love-story e flashback che a nulla servono per la definitiva risoluzioni degli eventi (con un finale involontariamente ridicolo), l'anima da zombie-movie è totalmente assente così come le dosi minime di paura e tensione a tema, affossate ulteriormente da una gestione tecnica e attoriale ai minimi termini. Il film andrà in onda lunedì 20 maggio alle 21.15 su RAI4 in prima visione assoluta.

4

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