Almeno Tu Nell'Universo Recensione: la storia d'amore tra Marco e Giulia

L'amore disperato di Biglione JR, un romantico racconto che narra la storia d'amore tra due timidi e impacciati adolescenti.

Almeno Tu Nell'Universo Recensione: la storia d'amore tra Marco e Giulia
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Solitario e determinato, il ventenne Marco, con le fattezze del Giuseppe Maggio che esordì in Amore 14 (2009), porta avanti un rapporto difficile con il padre alias Maurizio"Fratelli d'Italia"Mattioli, mentre il grande amore si appresta a cambiare la sua vita tramite l'improvviso arrivo della solare Giulia, cui concede anima e corpo la Giulia Elettra Gorietti di Tre metri sopra il cielo (2004) di Luca Lucini e Ho voglia di te (2007) di Luis Prieto.
Ma il grande amore, rappresentato in questo caso dalla giovane insegnante di ballo Dafne, interpretata dalla Chiara Gensini vista in Decameron pie (2007), sembra essere destinato a cambiare anche la vita dell'amico Andrea, il quale, con le fattezze del Mauro Meconi che ricoprì il ruolo di Pollo nei due citati film di Lucini e Prieto, è sempre alla ricerca di erba da fumare e ragazze da conquistare... di cui, poi, annota i voti sulle caratteristiche fisiche (!!!).
Sono loro i protagonisti del primo lungometraggio diretto dal ventiduenne Andrea Biglione, figlio del Luca che - insieme a lui sceneggiatore della pellicola, nonché autore del soggetto al fianco del produttore Luciano Martino - debuttò dietro la macchina da presa con Ultimi della classe (2008), titolo che portò sul grande schermo la "schedina" della domenica televisiva italiana Sara Tommasi.

Disperatamente Giulia

Quindi, mentre Biglione sr si riallacciò evidentemente al filone scolastico riportato al successo da Fausto Brizzi con i suoi due Notte prima degli esami, il figlio, come testimonia anche il citato cast, si cimenta con una commedia romantica sulla scia di quelle firmate da Federico Moccia.
Non a caso, Marco, che riesce a poco a poco a mettere da parte il suo lato distruttivo e a lasciarsi andare alla gioia grazie a Giulia, con la quale condivide la passione per le prove estreme e la difficoltà dei rapporti familiari (lei è orfana di padre e il nuovo compagno della madre Agnese Nano è Andrea Roncato), guida spesso una motocicletta, ricordando proprio lo scamarciano Step.
E la loro storia d'amore, tempestata anche di momenti divertenti (tra gli altri, è presente Enzo Salvi nella parte del titolare di un barcone-ristorante), prende il via da un involontario scambio di telefoni cellulari; mentre i grotteschi tentativi attuati da Andrea per conquistare Dafne si sprecano in mezzo a bugie riguardanti cagnolini morti e situazioni imbarazzanti condite con bambole gonfiabili.
Ma, man mano che la ricca colonna sonora provvede ad accompagnare la visione, tra Hula Hoop di Michele Zagaglioni, i temi originali di Paolo Jannacci e, ovviamente, Almeno tu nell'universo di Mia Martini, sembra essere soprattutto il dramma ad interessare a Biglione jr; il quale, proprio come nei cosiddetti lacrima-movie alla L'ultima neve di primavera (1973), finisce per tirare in ballo la malattia che colpisce la protagonista, spingendo Marco a raccogliere tutte le forze per regalarle i sogni che il destino vuole negarle.
Con la risultante di un debutto dietro la macchina da presa che, di sicuro penalizzato da una recitazione non sempre convincente e dall'eccessiva brevità dell'insieme (siamo sull'ora e venti circa), appare comunque più riuscito di quello di Biglione padre; anche grazie ad un epilogo coraggiosamente tutt'altro che lieto e non consono al filone sentimentale per teen-ager.

Almeno Tu Nell'Universo L’esordio registico per il ventiduenne Andrea Biglione, figlio dello sceneggiatore Luca Biglione che diresse Ultimi della classe (2008), si risolve in un lungometraggio romantico di tipica derivazione mocciana. Il tutto, condito con situazioni divertenti ma principalmente volto al dramma, non risulta certo privo di difetti, però appare superiore a diversi prodotti analoghi (si pensi proprio a Ho voglia di te, tratto da Moccia) e, in ogni caso, fa uscire lo spettatore dalla sala pronunciando: “In fin dei conti, è carino”.

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