Recensione All'ultima Spiaggia

Il cabarettista Gianluca Ansanelli debutta dietro la macchina da presa

Recensione All'ultima Spiaggia
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Quella di trasferire sullo schermo cinematografico i volti noti della comicità legata alla televisione non è certo una tendenza nuova all'interno del panorama della celluloide tricolore.
Senza andare troppo indietro nel tempo, se Checco Zalone, proveniente da Zelig, ha finito per trasformarsi in un vero e proprio caso al botteghino tramite i due lungometraggi di Gennaro Nunziante Cado dalle nubi (2009) e Che bella giornata (2011), non bisogna dimenticare titoli come Tutti gli uomini del deficiente (1999) di Paolo Costella, comprendente nel ricco cast Maurizio Crozza e Francesco Paolantoni, o La grande prugna (1999) di Claudio Malaponti, interpretato, tra gli altri, da Enzo Iacchetti, Enrico Bertolino, Stefano Chiodaroli, Dario Ballantini, Raul Cremona e Luciana Littizzetto.
Una tendenza che, considerando il notevole seguito che hanno determinati personaggi nel secolo di quella che possiamo tranquillamente definire come una vera e propria teledipendenza, sembra essere inevitabilmente destinata a proseguire; come testimonia anche il lungometraggio che segna l'esordio dietro la macchina da presa per il cabarettista Gianluca Ansanelli, autore, tra l'altro, del varietà Stracult e di Lady Burlesque, primo talent show al mondo dedicato al burlesque, nonché sceneggiatore della serie Distretto di polizia 11.

La crisi... della risata

Un esordio il cui incipit viene così sintetizzato dal regista: "All'ultima spiaggia è uno sguardo ironico sull'Italia in cui ci tocca vivere, la crisi del paese vista attraverso l'occhio grottesco e disincantato della comicità. Ironica è la situazione che fa da cornice ai quattro episodi che compongono il film: un fantomatico reality show in cui, per vincere, bisogna dimostrare di essere il più disperato d'Italia".
Episodi che cominciano con la vicenda di Riccardo alias Dario Bandiera, il quale, lavorante in un fast food cinese, si vede consultato dalla ex fidanzata Ester, con le fattezze di Nicole Grimaudo, dal momento in cui lei decide di trovare il seme per poter avere un figlio da accudire insieme all'attuale compagna Ramona, interpretata da Paola Minaccioni.

Per poi proseguire con la brutta ma divertente avventura di Paolo, guardia giurata con il volto di Giuseppe Giacobazzi che, affiancato dai due improbabili compari Sergio (Sgrilli) e Giovanni (Cacioppo), si trova a rapinare la banca in cui lavora dopo essersi visto rifiutare per l'ennesima volta, dalla stessa, un mutuo.
Mentre Nico e Fabrizio, ovvero Pablo e Pedro, si ritrovano coinvolti in una turbolenta situazione quando scoprono che Carmen, bella moglie americana dell'amico del cuore Antonio (Giuliani), cui concede anima e corpo la Aurora Cossio di Faccio un salto all'Avana (2011), ha uno scabroso passato di attrice hard.
E nei panni di Fabio, imprenditore padano da sette generazioni che, a seguito di un infarto, finisce ricoverato nell'ospedale più scalcinato di Napoli per subire un intervento al cuore, troviamo un Ivano Marescotti alle prese con il traffichino e intrallazziere vicino di letto partenopeo Carmine (Faraco).
Un campionario di personaggi al servizio di quattro segmenti del tutto diversi tra loro, sia per quanto riguarda la tipologia di comicità che la regia, ma che, stranamente, finiscono per delineare un'operazione molto meno discontinua di tante altre analoghe.
Con il primo che, tra fecondazione assistita e nutrita colonna sonora (si va da Rome wasn't build in a day dei Morcheeba ad Arriverà dei Modà ed Emma Marrone, passando per Back to black di Amy Winehouse), risulta probabilmente il più irrilevante dell'insieme; precedendo il secondo - ricco di citazioni tarantiniane - e il terzo, destinati a regalare la maggior parte delle risate e posti ad anticipare la parentesi malinconica del quarto, incentrato sulla malasanità e infarcito perfino con una sequenza onirica quasi horror.
Man mano che, con l'estrema leggerezza tipica degli spettacoli da tubo catodico e ritmo narrativo discretamente gestito, si ride con un filo di speranza in mezzo a precariato lavorativo, familiare, sociale e sentimentale.

All'ultima Spiaggia Il cabarettista Gianluca Ansanelli debutta dietro la macchina da presa con una pellicola costituita da quattro episodi popolati di volti provenienti dal piccolo e dal grande schermo. Tra fecondazione assistita, rapine in banca, tradimenti inconfessati e malasanità, i circa novantaquattro minuti che prendono forma finiscono per risultare tutt’altro che trash, come avrebbero potuto lasciar erroneamente pensare sia la locandina che il campionario di diversa “fauna comica” radunata. Infatti, con la consueta tematica della crisi a fare da sfondo, il ritmo non manca e si ride a sufficienza. Pur senza eccellere.

6

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