Un autorevole commentatore di Lewis Carroll (mi pare si chiamasse J. R. R. Tolkien, forse l'avete già sentito nominare) una volta ha scritto che le vicende di Alice nel Paese delle Meraviglie sono un'avventura talmente metafisica e onirica che ogni epoca è destinata a rileggerle secondi i suoi specifici canoni estetici. Negli anni '50 abbiamo avuto la versione fiabesca di Walt Disney, con uno dei suoi cartoon più belli e meno compresi, più recentemente, American mcGee, con il suo Alice del 1999 ha cercato di sublimare l'ansia di fine secolo in uno dei videogames più atipici di quegli anni, dove il gameplay diventava un sottotesto della ricerca estetica; lo scorso Marzo è stata la volta di un altro grandissimo artista, a suo agio fra le atmosfere gotiche e crepuscolari del Sottomondo, Tim Burton, dopo anni di lavorazione e non poche traversie produttive ha potuto, grazie alla fiducia di Disney (tornata a finanziarlo dopo i suoi esordi, giovanissimo, da animatore), regalarci la sua personalissima visione di Alice, del Bianconiglio e dell'eterno scontro fra le due regine. Everyeye vi ha proposto due ottime recensioni (che trovate qui e qui, a cura di Andrea Bedeschi e Marco Lucio Papaleo), analizzando pregi e difetti dell'ultimo lavoro del cineasta di Burbank. Chi scrive, pur amando alla follia il primo ventennio di produzione Burtoniana, non ha apprezzato tantissimo questo Alice in Wonderland, forse un po' troppo statico, dove un'estetica di maniera diventava la scusa per coprire una sostanziale mancanza di idee. Johnny Depp interpreta se stesso, sempre vincolato al ruolo dell'eterno pazzo borderline, la Boham Carter idem, con la sua Regina Rossa fin troppo sopra le righe. L'unica interpretazione che davvero svetta è quella di una bravissima Anne Hataway che, con il ruolo della Regina Bianca, mostra inaspettate doti di caratterizzazione, donando al suo personaggio un'aria tanto accondiscendente quanto inquietante. Al di la delle singole performance tuttavia, è la grammatica cinematografica a mancare totalmente, ossessionato dalla sua ricerca punk - gotica, Burton sembra aver perso di vista il piacere di raccontare storie, vicende di Freak, emarginati, ma che alla fine trovano sempre la via (di solito oltremodo dolorosa e commovente) per farsi accettare. Burton, con i suoi primi film, ci aveva insegnato a non temere il diverso e metteva lo spettatore faccia a faccia con la sua parte più mostruosa, quella intollerante e refrattaria, svelando tutte le sottili ipocrisie della nostra società. In Alice manca tutto questo, non siamo davanti a un freak che cerca il suo posto nel mondo, ma ad una ragazzina viziata, eroina più per caso che per desiderio, in balia degli eventi e senza una volontà propria. Quando manca questo tutte le moine del Cappellaio Matto, o la surreale arroganza delle due Regine non bastano a tenere in piedi un film labile come un sogno che, come accade nel Sottomondo, confonde troppo spesso ambizioni e realtà, senza toccare né le une né le altre.
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Recensione Cinema
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7.5
Alice in Wonderland è, come sempre da Disney, un ottimo Blu Ray, tecnicamente eccelso in cui è molto difficile trovare difetti visivi o uditivi. L’unico dubbio che ci rimane è quello sul film in sé, tuttavia è innegabile che la visione dell’Alice di Tim Burton sia comunque imprescindibile per ogni cinefilo che si rispetti.