Recensione Alì

Will Smith è Muhammad Alì nel biopic firmato nel 2001 da Michael Mann: opera che ripercorre attraverso un decennio la vita del leggendario pugile e i mutamenti sociali degli Stati Uniti.

Recensione Alì
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Il pugile Cassius Clay è sulla cresta dell'onda dopo la vittoria del titolo dei pesi massimi nell'incontro con l'ormai ex-campione Sonny Liston. Il nome dell'atleta afro-americano fa discutere al contempo anche nel campo sociale e politico, vista la sua stretta amicizia con Malcolm X e la recente conversione all'Islam (con conseguente cambio del nome in Muhammad Alì), portandolo a diventare un vero e proprio simbolo per la sua gente. Ma in seguito al rifiuto di partire per la guerra in Vietnam, Alì vede la sua carriera e i suoi successi sbriciolarglisi davanti: condannato a cinque anni di prigione e ad una serie di estenuanti processi, e con il titolo sportivo ritiratogli, il pugile dovrà lottare con tutte le sue forze per vincere anche fuori dal ring.

Never surrender

Non vi è dubbio che il recentemente compianto Muhammad Alì sia stata una delle personalità sportive in grado di trascendere dal suo campo per porsi come simbolo universale di pace e fratellanza, diventando una leggenda anche fuori dal quadrato. E il film del 2001 diretto da Michael Mann appare oggi più che mai attuale, consegnandoci un ritratto sentito ed ispirato di una figura fuori dagli schemi, adatta ad un biopic che coniuga dramma e commedia in un esplosione di epica furente che riesce a coinvolgere per oltre due ore e mezza di visione. Il grande cineasta statunitense si concentra sul decennio 1964-74, narrandoci l'ascesa, la caduta e la resurrezione di questo immenso campione pronto a lottare contro tutto e tutti pur di mantenere fede ai suoi ideali. Sin dall'originale e atipico prologo, che vede il protagonista correre nella notte (e con già un istinto di pregiudizi razziali nel mancato fermo da parte della polizia) alternarsi ad un'esibizione in un locale del cantante Sam Cooke, viene data una particolare importanza alla commistione di musica ed immagini, che sarà predominante per tutte le due ore e mezza di visione: musiche originali e classici del soul e tribali si ibridano in una raffinata coesione con le immagini, trovando sempre la forza di sprigionare le giuste emozioni. In particolare gli incontri di pugilato ad inizio e chiusura del film possiedono una forza secca e istintiva, in grado di coinvolgere pienamente grazie anche alla preparazione atletica dei suoi interpreti: lo stesso Will Smith (ad oggi nel ruolo più sentito e convincente di tutta la carriera) si è allenato per oltre un anno dando e prendendo pugni veri durante le riprese, girate così assai realisticamente da un Mann in vena di puri e grintosi virtuosismi registici (non a casa è stata la sua prima pellicola girata in digitale) che ci consegnano i più belli e verosimili match di boxe mai visti sul grande schermo. Ma oltre alla dimensione agonistica la corposa narrazione di Alì ci permette di scoprire meglio l'Uomo dietro il Mito, con la sua travagliata vita sentimentale (mogli in serie) e il netto rifiuto di partire per la guerra del Vietnam con la frase topica, tornata alla ribalta proprio in questi giorni, "loro non mi hanno mai chiamato negro". Forse avrebbe meritato maggior spazio il complesso rapporto che lo legava a Malcolm X, sciolto troppo presto con l'omicidio del leader afroamericano, ma è solo una parziale sbavatura di un'opera intensa e trascinante che omaggia degnamente colui conosciuto come Il Più Grande.

Alì Il ritratto di un'epoca attraverso i contorni di un'epica personale è quello propostoci nel 2001 da Michael Mann con Alì, densissimo biopic dedicato al leggendario pugile afroamericano. Due ore e mezza di visione ricche di emozioni in serie, equilibratamente divise tra la vita privata e le esibizioni sportive, queste ultime realizzate con un'aderenza pura al realismo sia grazie a riprese ubique che alla predisposizione atletica dei suoi interpreti, con un Will Smith calatosi anima e corpo nel ruolo con encomiabile attenzione al dettaglio. I risvolti sociali di una Nazione scossa da tensioni razziali e sociali, con l'assassinio di Malcolm X e la guerra del Vietnam alle porte, sono sì in sottofondo ma sempre vividi e presenti in una narrazione magnetica che trova nell'onnipresente ed ispirata colonna sonora l'ennesimo punto di forza per regalare emozioni forti, forti come i pugni di quest'atleta le cui gesta rimarranno per sempre nella Storia.

8

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