Un infiltrato dal passato tormentato, che dopo essersi addentrato tra le fila di una banda criminale con lo scopo di scoprire i movimenti di un terrorista, prossimo a compiere un attentato su suolo francese, si affeziona al figlioletto del suo boss, salvo rischiare di compromettere l'obiettivo primario della sua missione pur di salvare ad ogni costo il bambino.
Una sinossi che dice già molto su quanto andremo ad assistere nel corso delle due ore di visione, che si rifanno non a caso a suddette soluzioni archetipiche in una narrazione che vuole imbastire troppe tematiche e suggestioni, insinuando qua e là doppi giochi, tradimenti e colpi di scena nel continuo tentativo di sorprendere il pubblico. Peccato che l'eccessiva durata non aiuti e AKA rischi proprio di perdersi in queste lungaggini toglienti ritmo e fiato all'operazione, la quale a un certo punto sembra trascinarsi per inerzia fino alla definitiva resa dei conti con sorprendenti rivelazioni annesse.
AKA: dal tramonto all'Alban
Questa nuova produzione originale Netflix vede nel ruolo di roccioso protagonista il massiccio Alban Lenoir, ormai volto e corpo simbolo della new-wave del cinema action d'Oltralpe - se volete saperne di più, leggete la nostra recensione di Proiettile vagante (2020) - che qui è anche co-autore della sceneggiatura insieme al regista Morgan S. Dalibert, al suo esordio in un lungometraggio dopo una certa esperienza quale direttore della fotografia.
Il prologo ci trascina da subito nel vivo dell'azione, con una missione di recupero del Nostro in territorio libico durante la quale non si risparmia niente e nessuno, all'insegna di una violenza secca e decisa che evita gratuità di sorta in favore di coreografie solide e piacevolmente spaccone, pronte a mettere subito le cose in chiare nei confronti dello spettatore.
Un inizio col botto che però non viene del tutto rispettato dal resto del minutaggio, tanto che in più occasioni si respira una certa pesantezza nella gestione di questo complesso intrigo ai più alti livelli nel quale Adam - questo il nome del personaggio principale - si ritrova suo malgrado invischiato, con tanto di sussulti geopolitici riguardanti il Sudan che risultano quanto mai attuali data la tragica situazione che il Paese africano sta affrontando negli ultimi giorni.
Per un motivo o per l'altro
Si opta poi per la presenza di una manciata di flashback che hanno il compito di sfumare ulteriormente le varie parti in causa, villain incluso - per poi scoprire che il male ha mille volti e non sempre ciò che si crede è ciò che è - e si cerca di dar vita ad un contesto di figure secondarie numerose e vive, non trovando però il corretto bandolo della matassa e inserendo pedine sacrificali prive di anima, utili solo ai fini della complessa partita narrativa. La stessa gestione del rapporto tra il protagonista e il bambino non regge il paragone con prototipi ben più ispirati e la presenza in un ruolo fondamentale di Eric Cantona, gangster burbero quanto basta, finisce per non essere sfruttata nel migliore dei modi.
Al giungere dei titoli di coda AKA si rivela un intrattenimento godibile ma non necessario, incapace di esprimere al meglio le potenzialità di partenza per via di una leziosità inaspettata, laddove una maggior immediatezza avrebbe notevolmente snellito in meglio la densità della storia e della relativa messa in scena.
Per altri film usciti sulla piattaforma streaming, il nostro speciale sulle uscite Netflix di maggio 2023 è a portata di clic.
Un infiltrato cerca di rintracciare la posizione di un pericoloso terrorista, prossimo a compiere un attentato su suolo francese, finendo per affezionarsi al piccolo figlio del gangster per cui lavora, al punto da mettere a repentaglio la sua missione. In AKA non tutto è quello che sembra e la narrazione si affida a rivelazioni e colpi di scena nel tentativo di sviare da quel generale senso di monotonia che permea il cuore della storia, illuminata qua e là da efficaci sortite action dove il solido protagonista Alban Lenoir mette ancora una volta in mostra il suo ideale physique du rôle, al servizio di coreografie solide ed efficaci. Per un film che con qualche lungaggine in meno e un pizzico di emotività in più avrebbe potuto celare alcune pecche in fase di sceneggiatura, qui purtroppo più evidenti del previsto.