Air - La storia del grande salto Recensione: un biopic che spicca il volo

Ben Affleck firma un affresco affezionato e accorato che celebra non soltanto il campione Michael Jordan ma anche il marchio a suo nome.

Air - La storia del grande salto Recensione: un biopic che spicca il volo
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Raccontare la storia di una leggenda non attraverso il suo percorso personale ma bensì tramite l'impatto che questi ha avuto sull'opinione pubblica e in particolare sul mondo del marketing, al punto da far coniare un paio di scarpe che portassero il suo nome e diventassero anch'esse oggetto di culto, perdurando ai posteri. C'era il rischio di realizzare un biopic atipico e sfuggente, capace di disorientare i fan del personaggio chiave, nel suo concentrarsi su queste dinamiche esterne e su un parterre di tecnici, presidenti e amministratori di sorta, lasciando in sottofondo l'atmosfera agonistica - limitata a filmati di repertorio - per delineare quanto avvenuto negli uffici, in quella contabilità dove hanno luogo le scelte di settore e il dio denaro la fa da padrone.

E invece con Air - La storia del grande salto, ora disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video dopo il passaggio nei cinema qualche settimana fa, ci troviamo davanti ad un'opera convincente e appagante, forse mai trascendentale ma sicuramente solida nelle sue quasi due ore di visione, che ci permettono di scoprire di più su uno degli accordi pubblicitari chiave dello scorso secolo, relativo alla creazione del marchio Air Jordan.

Air - La storia del grande salto: la caccia è aperta

La storia ha inizio nel 1984 nella sede della Nike. Sonny Vaccaro, manager specializzato nel basket, sta cercando nuove promesse a cui proporre contratti di sponsorizzazione, al fine di rilanciare la compagnia che in quel periodo era indirizzata principalmente al running e aveva perso terreno nei confronti delle rivali Adidas e Converse. L'idea iniziale è quella di mettere sotto contratto diversi talenti emergenti, ma Sonny intende spendere l'intero budger per assicurarsi le "prestazioni" di Michael Jordan, allora considerato il migliore tra le future stelle della pallacanestro.

Ma non tutti nella società la vedono allo stesso modo, a cominciare dal CEO Phil Knight fino ad arrivare al manager di Jordan, con lo stesso Michael che non sembra molto convinto dalla proposta. Con una mossa che spiazza tutti, Sonny decide allora di far visita ai genitori di Michael e riesce a convincere la madre della bontà delle sue intenzioni e di quel progetto che lo vedrebbe in un ruolo di primo piano nelle dinamiche aziendali della Nike stessa.

"Questo è il marketing, bellezza!"

Siamo negli anni '80 e tutto ce lo ricorda fin dal prologo, con le immagini di film e programmi televisivi, di pubblicità e video di repertorio, che trasportano di peso il pubblico in quell'iconico decennio sempre più ricordato da cinema e serie tv; ovviamente anche la colonna sonora a tema fa il suo dovere, dai Dire Straits ai Run-D.M.C., da Cindy Lauper a Bruce Springsteen.

Proprio il Boss è presente con Born in the U.S.A., pezzo significativo in quanto Air - La storia del grande salto è un film tipicamente americano, che esalta ancora una volta l'american dream con una sana dose di retorica: tutto può riuscire, bastano impegno e determinazione e anche il sogno più impossibile diverrà realtà.
D'altronde le regole morali che campeggiano sulle pareti degli uffici, veri e propri inni motivazionali, rappresentano il percorso dei protagonisti e non si ha paura di giocare tra presente e futuro prossimo quando il personaggio di Matt Damon si trova a pronunciare un accorato discorso, apice emotivo del film nel suo porsi quale sorta di ode all'intera carriera di Jordan, profetico - barando - di quanto avverrà da lì a qualche anno con la definitiva consacrazione.

Non è un caso che la figura di Jordan, pur presente nelle fasi colloquiali, non appaia mai ripreso in volto ma sempre di spalle o di nascosto, come a celare quell'aura così mitica che non merita di essere profanata in nuove versioni: ecco così che la star dell'NBA compare in iconici highlight e filmati di partite e/o premiazioni, a suggellarne ulteriormente la leggenda. D'altronde Jordan in persona ha collaborato direttamente all'operazione, elargendo suggerimenti e consigli su alcuni degli interpreti che avrebbero dovuto prendere parte al progetto.

Ben Affleck si conferma regista coscienzioso - nonché attore da rivalutare nel ruolo chiave di supporto - e riesce a dirigere con mano ferma una vicenda che si rivela più appassionante del preventivato, sfruttando al meglio le peculiarità del cast a disposizione: oltre al già citato Damon, troviamo Jason Bateman, Chris Tucker e Viola Davis, tutti convincenti.

Per altri titoli disponibili sulla piattaforma di streaming, leggete il nostro speciale sulle uscite Amazon Prime Video di maggio.

Air - La storia del grande salto Al netto di un parziale didascalismo, frutto anche di dialoghi fitti e frequenti che dominano la maggior parte delle due ore di visione, Air - La storia del grande salto è un bio-pic tosto e convincente, capace di rendere appassionante una vicenda di contorno, ad ammantare di ulteriore unicità la nascita di una leggenda non soltanto sportiva ma anche mediatica. Campione sul campo, star del marketing, icona indimenticabile - come il decennio nel quale è ambientato il film, ovvero gli anni Ottanta: Michael Jordan è qui presenza costante anche senza comparire mai direttamente, schivato anche nelle sequenze dove il suo "doppelgänger" fa effettivamente capolino. Ben Affleck si dimostra ancora una volta regista senza fronzoli, che arriva al risultato con semplicità e senza strafare, cogliendo in questo caso la migliore lezione di quella retorica sana a tema e contestualizzando con la giusta verve l'ennesima incarnazione del sogno americano.

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