Recensione Acciaio

Dall'omonimo romanzo di Silvia Avallone, il nuovo film di Stefano Mordini

Recensione Acciaio
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Che Stefano Mordini abbia particolarmente a cuore la vita della moderna classe operaia, lo ha già palesemente dimostrato nella sua opera prima Provincia meccanica (2005), ispirata a un vero fatto di cronaca e con protagonisti i coniugi Battaglia - interpretati allora da Stefano Accorsi e Valentina Cervi - alle prese con problemi di natura lavorativa, familiare e sentimentale.
A diversi anni di distanza da quel non troppo riuscito e, giustamente (?), poco considerato racconto a sfondo e tematica industriale, il 44enne regista originario di Marradi (provincia di Firenze), torna dunque sui propri passi adattando per il grande schermo il pluripremiato romanzo di Silvia Avallone, Acciaio.
Il titolo è un esplicito riferimento alle celebri acciaierie Lucchini, che fungono in questo caso da vera e propria appendice dell'intera storia, rappresentando altresì la perfetta sintesi di quello stile di vita a tratti anonimo, a tratti ambiguo che caratterizza ognuno dei personaggi presi in considerazione.
La vicenda ha luogo a Piombino, comune marinaro in provincia di Livorno, dove le adolescenti Anna (Matilde Giannini) e Francesca (Anna Bellezza) stanno trascorrendo l'estate in balia dei primi turbamenti ormonali tipici dell'età e delle problematiche delle rispettive famiglie.
Entrambe residenti in quartieri di case popolari, con genitori impiegati come operai nelle acciaierie, le ragazze avvertono in modo abbastanza inconsapevole, ma ugualmente significativo, la presenza delle fabbriche, assaporandone, malvolentieri, lo stile di vita che queste comportano.
L'unica cosa in grado di rimanere intatta a seguito delle vicissitudini personali e sentimentali che le vedranno protagoniste sarà la loro amicizia, che per quanto flebile possa sembrare di fronte alle ingiustizie della vita, si rivelerà, al contrario, dura e resistente proprio come l'acciaio.

IRON SKY

E' il classico film 'da festival', questo di Stefano Mordini; non a caso, a battezzarne la venuta, è stata, lo scorso settembre, la 69a Mostra del Cinema di Venezia. Rientra, dunque, in quella categoria di pellicole che le colte e indissolubili - ormai sempre di meno - platee delle varie kermesse/rassegne nostrane applaudono calorosamente non appena si accendono le luci della sala, sprecandosi in lodi e apprezzamenti nei confronti di attori e realizzatori, ma che una volta distribuiti non riescono neppure a sanare i costi di produzione.
Molto probabilmente è questo il destino cui andrà incontro anche Acciaio, con l'unica, sostanziale differenza che, nel caso in cui si dovesse presentare un insuccesso di critica e di pubblico - in realtà gli addetti ai lavori ne stanno parlando tutto sommato benevolmente - questa volta sarà davvero un'ingiustizia. Perchè Acciaio potrà anche essere il classico film 'da festival', come l'abbiamo definito, ma è anche uno di quei film di cui, nel nostro panorama, si avverte davvero, e soprattutto adesso, l'incolmabile bisogno.
Forte di una spontaneità e di una naturalezza che trova ben pochi eguali tra gli attuali concorrenti, italici e non, Acciaio traccia un commovente e sincero ritratto dell'Italia di oggi adottando il duplice punto di vista delle adolescenti Anna e Francesca e dei rispettivi genitori. La visione della realtà da parte dei personaggi all'interno della storia e quella dello spettatore al di fuori di essa sarà però univoca, perchè le incertezze, le paure e forse anche le speranze di ambedue le fazioni sono, bene o male, le stesse.
Le matrice letteraria è visibile in ogni frangente, ma ciò non toglie che il film riesca, senza il minimo impedimento, a tracciare una propria, ben definita identità.
Raccontato seguendo i canoni tipici del romanzo di formazione, Acciaio è, fondamentalmente, la storia di un'amicizia, che si trasforma ben presto in un'ancora di salvezza dalle insidie, non necessariamente concrete, cui il mondo ci mette di fronte ogni giorno. E' la storia di due adolescenti come tante, unite da interessi comuni, dal desiderio di volare, di amare, di viaggiare, di ridere, di scherzare, ma a cui tutto ciò sembra essere negato proprio perchè, sullo sfondo, c'è una realtà in cui anche solo sognare, il più delle volte, è impossibile.
Se c'è un film in grado di farsi interprete della nostra condizione sociale e di tutto ciò che caratterizza e affligge nuove e vecchie generazioni nel panorama italiano, questo film è sicuramente Acciaio.

Acciaio Presentato alle Giornate degli Autori dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, il ritorno alla regia di Stefano Mordini (Provincia meccanica), tratto dal romanzo omonimo di Silvia Avallone, si rivela un sincero e commovente ritratto dell'Italia di oggi dal punto di vista di due adolescenti figlie della moderna classe operaia. Due attrici esordienti spalleggiate da colleghi di prim'ordine (Michele Riondino, Vittoria Puccini) contribuscono a farne una delle opere più interessanti, coinvolgenti e riflessive viste di recente.

7.5

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