Recensione A Scanner Darkly

La recensione del film 'anfetaminico' diretto da Richard Linklater con protagonisti Keanu Reeves, Winona Ryder e Robert Downey Jr.

Recensione A Scanner Darkly
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A Scanner Darkly

Philip K. Dick è stato senza dubbio fonte di grande ispirazione per il cinema degli ultimi vent'anni, e nonostante il successo per lui sia arrivato soltanto post mortem, film come Atto di Forza o Minorty Report, a cui si aggiungono molte altre pellicole i cui autori lo citano come musa, hanno contribuito a lasciare un'impronta e rendere la sua bibliografia una garanzia da cui prendere a piene mani. Dopo il recente Paycheck, troviamo nelle sale questo A Scanner Darkly, che stupisce in primis per l'aspetto visivo, ottenuto applicando al girato la tecnica del rotoscoping (già utilizzata in passato ma mai in maniera così massiccia).

Qualcuna, non moltissime

Nonostante l'influenza della fantascienza sia comunque una costante nel mondo del film, questa volta le tematiche sono più attuali e comuni, forse fin troppo.
Bob Arctor è un agente speciale in incognito, infiltrato in un gruppo di tossicodipendenti, con l'obiettivo di arrivare ai magnati del narcotraffico e in particolare ai produttori della Sostanza M, una nuova droga allucinogena dilagante tra i giovani. L'unica via per il recupero - qualora possibile - pare essere il "nuovo sentiero", una clinica specializzata verso cui vengono mandati tutti i dipendenti dalla Sostanza M.
Queste le linee salienti della storia, che segue la doppia vita di Bob, dominata da un lato dai discorsi nonsense con i suoi amici e dall'altro dalle indagini e sorveglianze che è costretto a fare su di loro per via del suo stesso impiego. Su di lui è infatti incentrata l'intera pellicola, che lo usa come mezzo attraverso cui vengono sviluppate tutte le tematiche affrontate dal racconto originale di Dick. Ed è così che saltano subito all'occhio, accanto al classico iter che porta a drogarsi e il rapporto di dipendenza con le sostanze stupefacenti che ne scaturisce, alcuni dettagli dalla chiara allegoria come la tuta che Bob e i suoi colleghi sono costretti ad indossare in ufficio: sulla superficie si intervallano porzioni di individui scelti a caso, rendendo così impossibile il riconoscimento. Ma laddove sarebbe bastata qualsiasi altra soluzione per ottenere lo stesso scopo, troviamo delle raffigurazioni che minano la coscienza propria identità e si prestano a più interpretazioni.
Ma anche il fatto che a Bob venga ordinato di sorvegliare se stesso, in quanto principale sospetto, ha una matrice freudiana e suscita nello spettatore capace di coglierne il significato tutta una serie di riflessioni che di fatto sono la forza del film. Sono questi chiari segnali di Dick, trasposti con dovizia da Linklater, insieme a dei dialoghi decisamente brillanti e non privi di un'ironia più o meno sottile a rendere A Scanner Darkly estremamente intelligente e interessante.
Per contro è impossibile però non notare una mancata freschezza in alcuni temi presentati, e in taluni casi poco approfonditi. Lo sviluppo della trama cerca di sorprendere e lanciare nuovi spunti, ricollegandosi al controllo della società e alla mancanza della libertà, ma ci riesce solo in parte, e per molti il colpo di scena finale apparirà scontato. Non che quest'ultimo sia di fatto fondamentale per il discorso - di stampo molto più ampio - che si prefissa di fare il racconto di Dick, ma va messo in conto.
Tuttavia l'aspetto che più stupisce è forse quello visivo: il risultato del rotoscoping è senza dubbio impressionante, dando alla pellicola un taglio che ricorda molto il cell shading e i fumetti, come del resto precisa anche lo stesso regista. L'effetto che ha sulle movenze degli attori è davvero notevole (sarebbe bello poter vedere qualche parallelo, magari come extra nel DVD), un po' meno quello nelle scene più dinamiche, che del resto sono anche una minoranza esigua, dato che il film si basa più che altro sui dialoghi. Resta comunque un esperimento notevole.
Piccola curiosità che si intreccia con la performance degli interpreti è il fatto che buona parte del cast ha avuto in passato qualche problema con la droga, scelta interessante che permette di vedere in maniera diversa una recitazione che di fatto dev'essere stata per tutti un'esperienza decisamente particolare.

A Scanner Darkly Si potrebbe obiettare che la pesantezza di alcuni dialoghi, dovuta più che altro al loro ripetersi, possa pesare negativamente sulla visione, e che in fondo questo film non abbia niente di nuovo da dire rispetto a predecessori che ne condividono le tematiche. Certo A Scanner Darkly non sarà il romanzo più d’avanguardia di Dick, ma che abbia qualche idea geniale che lo renda meritevole pur nell’esplorazione di temi di antica origine è innegabile. L’originale aspetto visivo fa il resto, per un film che resta una visione interessante, ma non per tutti.

7

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