Recensione A Field In England

Il regista inglese Ben Wheatley firma un'opera sperimentale ambientata durante la guerra civile inglese

Recensione A Field In England
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E' sicuramente tra i nomi più interessanti degli ultimi anni. Ben Wheatley, salito alla ribalta nel 2011 con Kill List, ma già autore nel 2009 del meno conosciuto ma notevole Down Terrace, giunge al quarto film dopo che il suo ultimo progetto, Killers in viaggio, ha fatto capolino anche nelle sale italiane. Ora il prolifico autore inglese, capace di conquistare con le sue pellicole sia il pubblico che la critica, ha scelto un'ambientazione storica differente rispetto ai suoi altri lavori, un set in costume cupo e tragico in cui la crudeltà era predominante nel rapporto tra gli uomini. La storia di A field in England è infatti ambientata durante la rivoluzione civile inglese e racconta le vicende di un alchimista, assistente di un signorotto locale, che in seguito ad una violenta battaglia, rimasto tra i pochi sopravvissuti, incontra tre disertori, tra cui un irlandese, il più risoluto del gruppo, che prende da subito la loro guida. Insieme i quattro uomini vengono minacciati da un inquietante figuro, dotato di strani poteri, che li obbliga a cercare per lui un misterioso tesoro nascosto in un campo poco lontano. Ma tra misticismo e pura cattiveria, la missione sarà ricca di perdite...

To Hell and return

"In questo film sono presenti sequenze stroboscopiche" è l'annuncio che avvisa gli spettatori prima della visione. Sequenze che nella parte finale della pellicola regalano alcuni dei momenti più intensi e visionari visti di recente, che finiscono per stordire la narrazione con uno sguardo ipnotico e allucinatorio di grande impatto. Ma anche nel minutaggio precedente A field in England colpisce per una rudezza del racconto amplificata da una regia minimale ma non priva di momenti di psichedelica poesia, nel racconto di questo viaggio dannato di uomini tenuti in "schiavitù" da un potere più grande di loro, in una storia in cui si incontrano metafore degne del miglior cinema lynchiano aggiornato ad un tempo antico. Non una visione sempre facile, a tratti anche ostica perché Wheatley non risparmia una certa dose di ironia nera cupa e non conciliatoria, con un uso calibrato della violenza comunque smussata oltre che dallo sguardo irriverente e pseudo-fantastico anche dalla scelta di girare il film in bianco e nero, scelta adattissima a conti fatti e che dona un sapore in più all'intera operazione. L'ambientazione unica per tutta l'ora e mezza di durata è quella del campo abbandonato del titolo, immerso nelle campagne inglesi, luogo comunque capace di regalare più sorprese del previsto grazie alla calibrata successione di eventi, segnando anche una notevole maturazione dei personaggi, in particolare quella dell'alchimista. Herzog, Jodorowsky, qualche sprazzo addirittura di Bela Tarr per un viaggio autoriale che segna una nuova maturità nella carriera dell'autore, qui capace di dimostrarsi convincente anche in progetti meno di genere e più spiccatamente sperimentali.

A Field In England Ben Wheatley al quarto film realizza un'opera complessa e dalle diverse interpretazioni, giocando su un misticismo sperimentale sicuramente pregno di un malsano fascino anche se non adatto a tutte le platee. Girato completamente in bianco e nero, A field in England è il resoconto di un viaggio "all'inferno" dei suoi protagonisti, non privo di brevi divagazioni sociali e di una violenza comunque smussata da una massica dose di ironia nera.

7

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