A Dark Song, la recensione dell'horror di Liam Gavin

Una madre reduce dalla perdita del figlio assume un occultista al fine di mettersi in contatto con lo spirito del bambino.

A Dark Song, la recensione dell'horror di Liam Gavin
Articolo a cura di

In A Dark Song Sophia, reduce dal tragico lutto del figlio morto tre anni prima in circostanze poco chiare, affitta una villa nella campagna del Galles affinché questa sia luogo di un rito con cui potersi mettere in contatto con lo spirito del bambino. La donna assume l'esperto occultista Solomon per compiere il sortilegio, nonostante le reticenze della di lei sorella che cerca in ogni modo di dissuaderla. Il rituale, condotto secondo le regole contenute nel libro di Abramelin, necessita dell'assoluto isolamento da parte dei due richiedenti e, secondo l'uomo, potrebbe durare anche diversi mesi prima che la presenza richiesta si manifesti. Con il passare dei giorni e i supplizi sempre più estremi cui Sophia deve sottostare, la tensione tra questa e l'occultista si fa sempre più forte, mentre inquietanti segni cominciano a manifestarsi sia all'esterno che all'interno della dimora.

Non aprite quel portale

Due personaggi, completamente estranei tra loro, all'interno di un'antica magione dispersa nelle campagne gallesi e una fitta rete di segreti e false verità che comincia a destabilizzare sempre più il loro rapporto all'interno di un rituale atto a richiamare forze sovrannaturali: per il suo esordio assoluto dietro la macchina da presa, il regista britannico Liam Gavin si pone l'ambizioso obiettivo di svecchiare il filone delle haunted house con un film dove l'atmosfera domina sul facile spavento, creando una costruzione organica di rara tensione psicologica che lascia con il fiato sospeso fino all'intenso epilogo. A Dark Song trova coriacea forza nelle acute caratterizzazioni dei protagonisti, ben presto alle prese con una relazione tra maestro/allieva che sfocia in risvolti a tratti morbosi e inquieti, lasciando evolvere le relative dinamiche in maniera via via più drammatica e amara proprio al cominciare del puro terrore di stampo paranormale, esplodente poi in una parte finale conturbante nel possibile collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Una narrazione che lascia il segno trattando con profondità temi quali il perdono, la vendetta e l'amore, innestati in un contesto occultistico che si rifà a veri tomi esoterici cari ai relativi cultori, e permea così i cento minuti di visione in cui ben presto nulla è quello che sembra, con Sophia e Solomon nascondenti entrambi dettagli fondamentali sulle loro reali motivazioni in una partita impari con elementi ben oltre la loro portata.
Tramite affilati giochi di inquadrature, Gavin riesce a cogliere al meglio le sfumature logistiche della pressoché unica ambientazione, lasciando che l'orrore dilaghi non in gratuiti jump scare ma in un vedo/non vedo di rara efficacia nell'originare la corretta dose di suspense primigenia che appartiene alla purezza del genere e l'accompagnamento sonoro, ossessivo a tratti quasi come un disturbante mantra, immerge al meglio nell'irrequietezza degli accadimenti.
Steve Oram, conosciuto più per ruoli leggeri e/o grotteschi (basti citare Killer in viaggio del 2012 e La fine del mondo del 2013), si adatta con naturalezza a una figura apparentemente scomoda quale quella dell'occultista, mentre Catherine Walker si concede letteralmente anima e corpo alla parte di madre tormentata in cerca di risposte.

A Dark Song Una villa isolata, due soli personaggi e un rituale per mettersi in contatto col mondo dei morti: A Dark Song costruisce su una base narrativa abusata più volte nel filone, una storia in cui è l'atmosfera tensiva a farla da padrona, con un bel gioco delle parti tra i due protagonisti in un continuo nascondersi di segreti reso sempre più pericoloso dalla cerimonia messa in atto. In una gustosa dicotomia tra suggestione e realtà, il film dell'esordiente Liam Gavin trova ben presto una propria via, generando un senso di sempre più insondabile terrore pronto a esplodere nella risolutoria mezz'ora finale che si fa ricca di significati etici e morali capaci di travalicare le pure vie di genere, queste comunque ben supportate tramite suggestive scelte registiche.

7.5

Che voto dai a: A Dark Song

Media Voto Utenti
Voti: 3
5.7
nd