Recensione A Christmas horror story

Dai creatori della saga Licantropia, A Christmas horror story si propone in qualità di antologia di storie dell'orrore ambientate a Natale, tra elfi zombi e altre tutt'altro che raccomandabili mostruosità.

Recensione A Christmas horror story
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Cosa c'è di sbagliato nel Natale a Bailey Downs, piccola cittadina canadese?
Provano a risponderci Grant Harvey, Brett Sullivan e Steven Hoban, rispettivamente regista di Licantropia (2004), autore di Licantropia Apocalypse (2004) - oltre che montatore di Licantropia Evolution - Ritorno al presente (2000) - e produttore dell'intera trilogia sulle giovani sorelle lupe mannare conosciuta in patria con il titolo Ginger snaps.
Perché sono tutti e tre a trovarsi dietro la macchina da presa di A Christmas horror story (2015), le cui immagini di apertura mostrano George Buza nei panni di un Babbo Natale visibilmente ferito in volto e che, armato di ascia, si appresta ad affrontare qualcosa di non poco minaccioso; prima che ci si sposti a dodici ore prima per avere in scena lo startrekiano William Shatner, impegnano a concedere anima e corpo ad uno speaker radiofonico destinato a fare da legante tra le diverse storie atte a costituire la quasi ora e quaranta di visione.
D'altra parte, intende in maniera evidente apparire in qualità di sorta di risposta natalizia a La vendetta di Halloween (2007) di Michael Dougherty l'elaborato in questione, tanto più che ne ricalca anche la struttura ad episodi alternati tra loro, anziché susseguirsi l'uno dietro l'altro.

Mattanze di Natale

Episodi che vanno in questo caso da quello in cui la famiglia della giovane Caprice alias Amy Forsyth fa visita ad una anziana e burbera zia, prima di ritrovarsi perduta nel mezzo dei boschi innevati, alla brutta avventura intrapresa proprio da un'amica della ragazza: Molly, ovvero la televisiva Zoé De Grand Maison, che trascina due coetanei in un ex convento teatro un anno addietro di un raccapricciante omicidio.
Tassello, quest'ultimo, che, con immancabili forze del male in agguato, sembra avvicinarsi, in un certo senso, a ESP - Fenomeni paranormali (2011), ma sfiorando soltanto in minima parte l'estetica proto-documentario dei pov e rivelandosi il più banale e meno interessante dell'antologia.
A differenza della situazione in cui finisce il poliziotto di colore Scott, che, incarnato da Adrian"Elysium"Holmes e coinvolto proprio nelle indagini riguardanti il delitto, dopo aver rubato un albero di Natale avverte insieme alla moglie strani comportamenti manifestati dal figlioletto Will, con le fattezze dell'esordiente Orion John.
Situazione volta a tirare in ballo una maledizione vagamente vicina a quella che fu al centro dell'ottimo Clown (2014) e che non manca di rappresentare una delle parti più riuscite del lungometraggio; la cui fase migliore ci viene regalata, però, dalle tanto sanguinose quanto divertenti imprese del succitato Babbo Natale, costretto ad affrontare i suoi elfi improvvisamente trasformatisi in zombi.
Imprese che, tra crani scoperchiati, decapitazioni e abbondanti spargimenti di liquido rosso, conducono ad un inaspettato finale a sorpresa che, ancor prima della mattanza inscenata, rende il racconto tutt'altro che distante dalla tipologia di quelli a fumetti che popolarono la mitica rivista Splatter all'inizio degli anni Novanta.
Sebbene l'operazione lasci tranquillamente individuare il suo maggiore difetto nell'incerto ritmo narrativo generato dalla scelta di non aver assemblato in sequenza i segmenti che la compongono; in quanto tutti costruiti in maniera simile tra loro - ad eccezione del massacro attuato dal barbuto dona doni in rosso - sull'attesa nei confronti di malefici e demoniache presenze - dal Krampus al Mutaforma - ed inevitabilmente portati, di conseguenza, a concentrare insieme in circa metà film (un po' troppa) le lunghe parti di preparazione alla vera e propria sezione horror.
Con ogni probabilità, montati singolarmente e staccati l'uno dall'altro alla maniera del romeriano Creepshow (1982) avrebbero garantito uno svolgimento decisamente più fluido.

A Christmas horror story Diretto a sei mani da Grant Harvey, Brett Sullivan e Steven Hoban, A Christmas horror story (2015) appare in qualità di risposta natalizia a La vendetta di Halloween (2007) di Michael Dougherty, che intrecciava tra loro diverse storie horror ambientate nella stessa notte del 31 Ottobre. In questo caso, però, a parte qualche legame tra alcuni dei personaggi e situazioni, i racconti non risultano del tutto legati tra loro e, sebbene - come accade sempre in operazioni di questo tipo - si passi da momenti più riusciti (la vicenda dei genitori alle prese con lo strano figlioletto e il massacro di elfi zombi attuato da Babbo Natale) ad altri decisamente inefficaci (i ragazzi nell’ex convento teatro di un omicidio), manca, in generale, una certa compattezza. E ciò, con ogni probabilità, lo si deve al fatto che, essendo i diversi tasselli quasi tutti costruiti su una lunga attesa pre-horror, la scelta di intervallarli tra loro anziché mostrarli sequenzialmente porta a concentrare nell’intero primo tempo della pellicola la lentezza iniziale da cui ciascuno è caratterizzato.

6

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