48 ore di terrore, la recensione del thriller con Ian Ziering

Un uomo che si è rifatto una vita è costretto a fare i conti con il proprio passato quando la figlia necessita di un urgente trapianto di rene.

48 ore di terrore, la recensione del thriller con Ian Ziering
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La piccola Emily Howland, di appena sei anni, necessita di un urgente trapianto di rene ed entrambi i genitori, Kirk e Sarah, non sono purtroppo compatibili. L'uomo decide così di fare ritorno alla vita che aveva abbandonato otto anni prima, quando viveva in Oregon, e della quale la moglie è all'oscuro. Il vero nome di Kirk è in realtà Mark e nel passato aveva progettato una fuga d'amore con l'allora fidanzata Jamie: i due, dopo aver rubato 200.000 dollari, erano stati vittima di un incidente a bordo di un biplano, precipitato in un lago, in seguito al quale solo lui era riuscito a tornare a riva con la preziosa valigetta. In 48 ore di terrore l'agente David, fratello di Kirk/Mark, sta ancora indagando sulla scomparsa del consanguineo mentre questi sta cercando in tutti modi di salvare la sua bambina malata.

Fratelli di sangue

Uno dei fattori chiave in grado di rendere un thriller appassionante per il pubblico è la verosimiglianza della narrazione, elemento cardine al fine di costruire una storia e relativi personaggi interessanti, degni della partecipazione dello spettatore. 48 ore di terrore, film per la TV prodotto nel 2010, non segue purtroppo questa regola basilare sfruttando una sceneggiatura dove l'improbabile è sempre dietro l'angolo, in un susseguirsi di coincidenze e buchi narrativi in cui lo spettatore si perde facilmente. Le complesse dinamiche che legano questo assurdo nucleo familiare, con un fratello poliziotto e l'altro mezzo criminale che si è rifatto una vita, si risolvono in un gioco di rapimenti e corse all'ultimo secondo dove anche il legame di sangue viene messo a dura prova dalla complessità degli eventi. Il punto è che all'interno di una gestione così forzata dei personaggi non si trova un necessario scavo psicologico nel rapporto fra i due antagonisti e persino la resa dei conti finale, giocata all'ultimo secondo come nella piena tradizione del filone, risulta priva del necessario pathos. Il regista George Erschbamer, specializzato in produzioni a tema per il piccolo schermo, non trova guizzi stilistici di sorta nei novanta minuti di visione e le interpretazioni del cast, con tanto di uno Ian Ziering pre-Sharknado, non aggiungono nulla a un racconto col quale, sin dal prologo ambientato nel passato, è difficile instaurare un rapporto empatico.

48 ore di terrore Thriller di produzione televisiva che vede i fratelli filmici di Ian Ziering e Chris Kramer alle prese con una forzata resa dei conti, 48 ore di terrore manca di realismo e fallisce nel costruire personaggi umani e credibili. Una vicenda ricca di forzature e inverosimiglianze ci accompagna per novanta minuti in un'esposizione gratuita di suspense a buon mercato mai capace di suscitare un minimo di empatia o coinvolgimento da parte del pubblico, risolvendosi inoltre nel più ovvio e prevedibile dei modi. Il film andrà in onda stasera, giovedì 21 giugno, alle 23.20 su IRIS.

4.5

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