Recensione 47 Ronin

Keanu Reeves è ora protagonista di un cappa e spada fantasy di matrice nipponica

Recensione 47 Ronin
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"Quando calano le tenebre e il male regna, il coraggio risorgerà". Una tagline semplice ed efficace, caratteristica di un fantasy ma facilmente applicabile anche a un contesto morale e marziale tipicamente estremo orientale come quello del Chûshingura, racconto popolare assurto a mito e rappresentazione teatrale tra le più conosciute e amate nel Paese del Sol Levante. Il tutto prende le mosse da un fatto realmente accaduto nei primi anni del 18esimo secolo, quando un signorotto locale, Asano Naganori, fu costretto ad eseguire suicidio rituale per aver osato rispondere alle offese recategli da un perfido funzionario dello Shogun, Kira Yoshinaka. Sulla casata degli Asano calarono disgrazia e disonore, e i suoi 47 fedelissimi samurai seguirono il padrone nel suo destino, diventando dei rinnegati (rōnin) e ritirandosi in silenzio per due lunghi anni, meditando vendetta. Vendetta che puntualmente raggiunsero quando, durante un attacco notturno a sorpresa, uccisero Kira e i suoi discendenti maschi, per poi saldare il proprio debito facendo seppuku a loro volta.

Chushingura

Una storia, quella dei 47 ronin, realmente accaduta e tramandata nei secoli, come esempio di dedizione e sacrificio, tanto da divenire prima una popolare rappresentazione marionettistica di stile jōruri e poi una delle rappresentazioni più classiche del teatro di stile Kabuki. Eroismo, vendetta, sacrificio, pietà filiale: temi molto cari all'epica nipponica, instillati successivamente anche in altre opere letterarie. La storia del Chûshingura, inoltre, è stata oggetto anche di diversi film in patria, ma è abbastanza oscura al pubblico occidentale non addentro alla cultura orientale. Almeno fino ad ora, quando il nuovo film con protagonista Keanu Reeves, il mitico interprete di Point Break, Speed e Matrix, non arriva nelle sale occidentali regalando uno spettacolo decisamente allettante per gli amanti di questo genere di storie a base di samurai, onore perduto e ritrovato, demoni e incantevoli principesse. La storia, difatti, è una rivisitazione in chiave squisitamente fantasy del mito, del quale prende il canovaccio e lo arricchisce di personaggi, avvenimenti e creature fantastiche tipiche del folklore locale inserite in un contesto storico comunque accurato.
Un film hollywoodiano in tutto e per tutto, ma girato come fosse un cappa e spada fantasy nipponico: chi conosce la classica serie videoludica made in SNK Samurai Shodown/Spirits o il classico d'animazione Ninja Scroll di Yoshiyaki Kawajiri capirà al volo lo spirito del prodotto, curato sotto quest'aspetto “anime style” molto più genuinamente di prodotti relativamente simili come Ninja Assassin o L'Uomo con i pugni di ferro. Certe scene, anzi, sono chiaramente debitrici dell'animazione di genere, che oscilla nelle sue influenze tra il già citato Kawajiri e il Miyazaki de Mononoke Hime.

47 Ronin Un fantasy di matrice nipponica che affonda le sue radici nella storia e nel mito. Atmosfere rarefatte, grande cura per ambientazioni e costumi, ottimo il monster design delle creature mitologiche. E Keanu Reeves, che interpreta un personaggio completamente originale, non è il classico gaijin fuori contesto ma abbraccia bene la sua parte di doppiamente reietto e, al contempo, eroe. Per il resto, fa piacere vedere riuniti in un film occidentale un manipolo di attori di origine giapponese abbastanza conosciuti e apprezzati anche in occidente, come Hiroyuki Sanada (Ring, L'Ultimo Samurai), Tadanobu Asano (Thor), Cary-Hiroyuki Tagawa (Mortal Kombat), Kou Shibasaki (Battle Royale) e Rinko Kikuchi (Pacific Rim).

6.5

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