3 Days to Kill: Recensione del nuovo film di Luc Besson

Il sempre affascinante Kevin Costner torna nel ruolo di un killer nl nuovo film del regista francese Luc Besson.

3 Days to Kill: Recensione del nuovo film di Luc Besson
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"Cosa succede a James Bond quando torna a casa? Non lo vediamo mai senza i panni dell'agente segreto".
Regista, tra l'altro, di Terminator salvation (2009), l'americano classe 1968 McG (all'anagrafe Joseph McGinty Nichol) sembra essere partito da questo interrogativo per mettere in piedi il suo 3 days to kill; tramite cui, come avvenuto con i suoi precedenti Charlie's angels (2000), Charlie's angels: più che mai (2003) e Una spia non basta (2012), mira ad analizzare il lato intimo e personale dello spionaggio internazionale, stavolta visto attraverso gli occhi di un agente segreto in viaggio verso Parigi per ricongiungersi con la famiglia, tenuta da sempre a distanza di sicurezza dal pericolo.
Ethan, agente segreto internazionale che, incarnato dal vincitore del premio Oscar Kevin Costner, decide di tagliare i ponti con il rischio, trovandosi però improvvisamente diagnosticata una malattia che sembrerebbe lasciargli pochi mesi di vita e vedendosi costretto a superare le due prove più difficili della sua vita: portare a termine un'ultima missione che consiste nello scovare il terrorista più spietato sulla faccia della Terra e, allo stesso tempo, restare solo con sua figlia Zooey alias Hailee Steinfeld, per la prima volta in dieci anni, mentre la moglie è fuori città.

Giustizia a tutti i Costner

Ed è la veterana Connie"Il gladiatore"Nielsen a concedere anima e corpo a quest'ultima, man mano che troviamo in scena anche la Amber Heard di Machete kills (2013) nei panni della misteriosa Vivi, ovvero colei che arriva nuovamente a coinvolgere il protagonista in un incarico tempestato di ostacoli e pericoli.
Protagonista analogico nell'era digitale, considerando che non sa nulla dei ragazzi del XXI secolo, di Twitter e dei social network e che, contraddistinto da un grande e profondo senso del dovere e deciso a ricostruire il rapporto con la già citata figlia, non può fare a meno di richiamare alla memoria il Liam Neeson di Io vi troverò (2008) e del suo sequel Taken - La vendetta (2012).
Del resto, il soggetto porta la firma del Luc Besson che - oltretutto sceneggiatore e produttore del film insieme all'Adi Hasak che scrisse From Paris with love (2010) - ha ideato proprio i due lungometraggi diretti da Pierre Morel e Olivier Megaton, anche qui interessato a travolgere lo spettatore con un plot a base di serrati momenti d'azione.
Perché, sebbene l'interprete di Balla coi lupi (1990) appaia tutt'altro che all'altezza di colui che ha provveduto a regalarci sia l'Oskar Schindler di Schindler's list - La lista di Schindler (1993) che l'Hannibal di A-Team (2010), le quasi due ore di visione non perdono tempo e, fin dall'inizio, provvedono a tempestarsi di pallottole volanti, esplosioni e cadaveri sparsi.
Elementi che rappresentano soltanto un anticipo delle fughe da hotel, scontri nella metropolitana e inseguimenti automobilistici - concepiti privilegiando il notevole lavoro svolto dagli stunt rispetto agli effetti digitali - destinati ad accompagnare la seconda parte dell'operazione.
Operazione volta a ribadire che spesso perdiamo troppo tempo per cose futili e secondarie perdendo di vista quelle che contano davvero e che, curiosamente, pur rientrando a pieno titolo nel filone degli action-movie, al suo termine lascia la particolare impressione di aver assistito ad una non disprezzabile commedia abbondantemente infarcita di violenza (d'altra parte, la sola sequenza in cui il contabile italiano Guido viene costretto a spiegare per telefono la ricetta del sugo risulta non poco divertente).

3 Days to Kill Sotto la produzione di Luc Besson, Kevin Costner diventa una violenta spia internazionale che appare quale evidente variante del personaggio incarnato da Liam Neeson in Io vi troverò. Curiosamente, però, sebbene ci troviamo dinanzi ad un elaborato di celluloide ricco di coinvolgente azione e momenti di violenza, si respira non poco l’aria di commedia, complice un azzeccato uso dell’ironia. Ed è proprio questa bizzarra particolarità a rendere il non eccelso insieme decisamente godibile e, allo stesso tempo, uno dei migliori lavori diretti da McG, regista dei due Charlie’s angels e di Una spia non basta.

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