21: Recensione del film con Kevin Spacey e Jim Sturgess

Il veterano Kevin Spacey e l'astro nasconte Jim Strugges insieme per 21, un film istrionico e divertente sul mondo dl gioco d'azzardo.

21: Recensione del film con Kevin Spacey e Jim Sturgess
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Immaginate di avere un sogno. E sappiate che questo è già tanto, perché non sono in molti a potersi vantare di avere uno scopo nella vita, qualcosa per cui lottare e in cui investire tutte le proprie energie. Certo, la cosa ha anche un rovescio della medaglia: bisogna lavorare, tentare, mettersi in gioco, prendersi delle porte in faccia e far fronte a molte delusioni. Ma sempre meglio che starsene in panciolle tutto il giorno sul divano a rimpinzarsi di schifezze o (e forse è ancora peggio) a rammaricarsi dell'inanità della propria esistenza. Insomma, siete dei privilegiati. E fino ad ora avete fatto tutto bene: avete sacrificato il vostro tempo libero, rinunciato ai sollazzi che la vostra giovane età richiederebbe, disponete anche di una naturale propensione alla materia che tanto vi sta a cuore. Insomma, vi meritereste di riuscire, no? Eppure, qualcosa mette in forse il raggiungimento del tanto agognato traguardo. Non un nemico in carne e ossa, qualcuno che vi è ostile e vuole mettervi i bastoni fra le ruote (perché comunque voi siete dei puri di cuore, e nessuno potrebbe volervi male). Cosa allora? Ma ovviamente i soldi, croce e delizia dell'era moderna.

Ma andiamo nello specifico: chi ha un sogno qui è Ben, giovane studente modello del MIT in procinto di laurearsi. E, possibilmente, di iscriversi ad Harvard per conseguire la specializzazione in medicina, il che rappresenterebbe il coronamento di tutte le proprie infantili e finanche adulte speranze. Ma c'è per l'appunto un problema: la spesa prevista per affrontare il percorso necessario ammonta a 300000 dollari tondi tondi. Non un'aspirazione propriamente a buon mercato quindi, ma che, noti i costumi americani in fatto di accesso all'istruzione, è tutt'altro che un caso isolato. Ma non sia mai che nella patria della democrazia moderna non si dia una possibilità all'ingegnosità e allo spirito di iniziativa dei moderni self-made men: e quando si dice una possibilità, si intende nel senso stretto del termine, perché precisamente un solo e unico fortunato avrà accesso alla borsa di studio atta a coprire tutte le spese in questione. Come prevedibile però, le richieste abbondano, e al colloquio con il responsabile dell'assegnazione della cospicua donazione Ben si sentirà rispondere che si, ha tutte le carte in regola, ma per ottenere 300.000 dollari serve qualcosa di più, una storia unica e speciale da raccontare. La vita di Ben però, una volta esclusa la sua sorprendente abilità con le cifre, di speciale ha ben poco: vive solo con la madre, lavora come commesso in un negozio di abbigliamento e si diletta con due amici nel progettare robottini semoventi allo scopo di vincere un concorso scientifico. Tutto qua. Tutto qua finchè la sua mente brillante e reattiva non viene notata dal professor Micky Rosa, che lo inviterà a far parte di un circolo che, effettivamente, un certo legame con la matematica ce l'ha anche, ma che promette risultati ben più concreti della risoluzione di qualche inintelligibile teorema. Il passatempo del professor Rosa e dei suoi giovani adepti, studenti del MIT proprio come Ben, è infatti quello di sbancare i casinò di Las Vegas tramite un metodo illegale quanto infallibile: contare le carte onde capire quando il mazzo del Black Jack è "caldo" e la probabilità di vittoria è elevata. Titubante all'inizio, Ben si lascerà poi convincere ad entrare a far parte del business dall'intervento della bella Jill, sogno erotico suo e di mezzo campus, anche se, perlomeno inizialmente, al solo scopo di raggranellare i famigerati 300000. Ma il gioco è bello finchè dura poco: vincere con una certa regolarità a Las Vegas è cosa abbastanza sospetta, specie se nella sala controllo c'è un mastino vecchio stile, l'unico che ancora non si è arreso allo strapotere dei software di riconoscimento biometrico, e per di più seriamente intenzionato a non lasciarsi fregare.

Chi non ha mai sognato di sbancare un casinò? E se il merito non è soltanto della dea bendata ma anche e soprattutto di una propria capacità individuale, la soddisfazione diventa quantomeno doppia. C'è da aspettarsi, quindi, che nel timido e pacato Ben si produca un cambiamento: uno dei pregi della pellicola sta proprio nel non estremizzare questo inevitabile passaggio, mantenendo anzi ben salde le redini di un personaggio coerente e credibile. Se i successi al tavolo verde rendono necessarie le bugie alla madre e le omissioni agli amici, ma d'altro canto hanno l'indubbio pregio di infondere una sana dose di autostima nell'altrimenti sfiduciato protagonista, non riescono mai a scalfire il nocciolo duro dell'essenza più vera di Ben, nemmeno quando la disperazione lo fa cadere in errore, nemmeno quando le conseguenze di questo errore si estendono ben più in là di quella che sarebbe la loro effettiva zona di competenza. Perché, anche se momentaneamente reso cieco dal successo, Ben sa quali sono i propri limiti, e, soprattutto, sa qual è la cosa giusta da fare. E' vero, è stato coinvolto in un gioco più grande di lui e, sbagliando, ha creduto di poterlo gestire senza scottarsi. Ma, a differenza del suo mentore e poi nemico Rosa, è riuscito a vedere più in là di una nottata di gloria e di qualche manciata di fiches, a mantenere i nervi ben saldi e a capire qual era il momento giusto per farsi da parte, non senza riservarsi qualche soddisfazione personale. E' prerogativa degli spiriti grandi riuscire a non perdere la ragione, ed è consolante vedere che uno spirito grande, uno che insomma riesce ad ammettere i propri errori, a tornare sui propri passi, a chiedere perdono, può nascondersi anche nei panni di un secchione un po' nerd. Ciò non toglie che lo spettatore sia invogliato a più riprese a tifare anche per il carismatico professor Rosa, metodico, intransigente e con quell'atteggiamento sempre in bilico tra l'ironia e la strafottenza che solo Kevin Spacey poteva regalargli, quasi facendoci rammaricare di vederlo così spesso in ruoli in cui fa una pessima fine. Il confronto tra i due è appassionante e divertente, e se a fare da corollario al tutto sono dei comprimari ben assortiti, possiamo imputare alla pellicola solo una certa prevedibilità in fase finale, ma necessaria a non rovinare l'atmosfera scanzonata (e anche un po' buonista) della vicenda.

21 Chi sa cosa sta per andare a vedere non troverà deluse le proprie aspettative, con 21. Una storia che è quasi un sogno, che diventa un’occasione di crescita per il giovane protagonista e una beffarda parabola discendente per quello vecchio, regalerà momenti di buon intrattenimento allo spettatore, sia a quello appassionato del gioco d’azzardo sia a chi ne ignora completamente i meccanismi. Kevin Spacey si conferma grande istrione, e Jim Sturgess non smentisce la recente fama di astro nascente del cinema hollywoodiano.

7

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