Recensione 2047 - Sights of death

Stephen Baldwin vs Rutger Hauer in un futuro post-apocalittico... di matrice italiana!

Recensione 2047 - Sights of death
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Prendete lo Stephen Baldwin de I soliti sospetti (1995) e, in un mondo del 2047 governato cinicamente e con la repressione da un governo confederato centrale e dove i paesi che non hanno aderito sono terra bruciata, calatelo nei panni di Ryan, agente dei ribelli di GreenWar, inviato in missione da Sponge alias Danny"Arma letale"Glover, capo dell'organizzazione, per far sì che raccolga delle prove utili ad inchiodare l'ala militare del governo ai suoi crimini efferati.
Mentre, direttamente dal super classico della fantascienza Blade runner (1982), recuperate sia Rutger Hauer che Daryl Hannah per porli rispettivamente nel ruolo del temibile colonnello Asimov e in quello del maggiore Anderson, che lo spalleggia come pure alcuni mercenari senza scrupoli guidati da Lobo, ovvero il Michael Madsen del tarantiniano Le iene (1992).
Un cast che lascerebbe pensare ad un blockbuster futuristico a stelle e strisce.
Con la Neva Leoni di Smetto quando voglio (2014) impegnata a concedere anima e corpo a Tuag, sopravvissuta e, forse, mutante destinata a spalleggiare il protagonista in una resa dei conti che riguarda molto da vicino il suo tormentato passato, però, quello che scorre sullo schermo non è l'ennesimo blockbuster astatunitense, bensì una produzione italiana a cura di Andrea Iervolino, finanziatore, tra l'altro, delle commedie Operazione vacanze (2012) di Claudio Fragasso ed E io non pago (2012) di Alessandro Capone.

Americani a Roma

D'altra parte, è lo stesso Capone - non nuovo alla celluloide di genere, considerando che esordì tramite l'horror Streghe (1989) - a trovarsi dietro la macchina da presa per concretizzare quasi novanta minuti di visione volti ad affrontare per mezzo di un lungometraggio d'intrattenimento importanti tematiche legate a quello che potrebbe essere il tutt'altro che rassicurante futuro della Terra.
Una Terra rappresentata da fumose metropoli distrutte e prevalentemente realizzate in digitale, quando non rappresentate da diroccati edifici che si trovano, in realtà, nel quartiere romano del Prenestino.
Perché, fondamentalmente, il tentativo dell'operazione è quello di dimostrare che, anche nello stivale tricolore d'inizio XXI secolo, sempre più stritolato dalla morsa dei film a tematica sociale e delle storielle "leggere" ambientate prevalentemente tra quattro mura, una certa tipologia di elaborati da schermo dal respiro internazionale e finalizzati a divertire lo spettatore sfruttando azione e, quando possibile, effetti speciali, è ancora possibile.
Anche se bisogna riconoscere che, con una sceneggiatura - a firma del Luca D'Alisera che scrisse il deodatiano Camping del terrore (1986) e del Tommaso Agnese facente parte dei registi del collettivo Paranormal stories (2011) - tendente a costruirsi quasi del tutto sui dialoghi, sono decisamente pochi i momenti dedicati agli scontri corpo a corpo ed allo sfoggio di armi da fuoco.
Un po' come accade all'interno delle produzioni Asylum con il fine di camuffare le ristrettezze di budget, ma rispetto alle quali 2047 - Sights of death risulta confezionato in maniera leggermente più riuscita... tanto da spingerci a non bocciarlo nonostante il respiro generale che rischia di renderlo maggiormente adatto al mercato dell'home video che al grande schermo.

2047 - Sights of death Con un ricco cast internazionale di veterani dello schermo comprendente Rutger Hauer, Stephen Baldwin, Danny Glover, Daryl Hannah e Michael Madsen, Alessandro”Streghe”Capone dirige sotto la produzione di Andrea Iervolino un fanta-action d’ambientazione futuristica in realtà girato a Roma e digitalmente ritoccato per quanto riguarda gli sfondi. Se la messa in scena concepita in economia funziona sicuramente nell’enfatizzare l’atmosfera da b-movie adatto sia al nostro paese che al resto del mondo, lo script tende a costruirsi in maniera eccessiva sulle chiacchiere, lasciando decisamente poco spazio al movimento. Ma, senza fare troppo i pignoli, possiamo accontentarci, considerando che il filone post-atomico tricolore sembrava essere morto e sepolto da ormai troppi anni.

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