20 Sigarette: la recensione del film di Aureliano Amadei

Il regista indipendente Aureliano Amadei produce la sua prima opera prima per il grande schermo: la recensione di 20 Sigarette.

20 Sigarette: la recensione del film di Aureliano Amadei
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"Venti sigarette è il frutto di una lunga elaborazione dell'esperienza più atroce della mia vita, nel tentativo di trarne qualcosa di costruttivo. Una tale elaborazione comprende tutti gli aspetti dell'esistenza e mi spinge a raccontare, oltre all'attentato in sé, la persona che ero prima, la persona che sono ora, l'umanità che ho incontrato in questa avventura, i sentimenti. Sì, perché si tratta di un film di sentimenti, più che di guerra".
A parlare è il romano classe 1975 Aureliano Amadei, unico civile sopravvissuto al tragico attentato terroristico alla caserma di Nassirya, in Iraq, che nel novembre del 2003 portò alla morte diciannove italiani, tra cui il regista Stefano Rolla, che lo aveva portato con sé per fargli fare il suo aiuto in un film da girare sul posto.
Partendo dal suo libro Venti sigarette a Nassirya, scritto insieme a Francesco Trento, Amadei, dopo aver curato documentari ed aver fatto più volte l'attore, decide di passare al suo primo lungometraggio di finzione riportando su celluloide quella terribile esperienza, della quale ricorda: "Ho trascorso solo poche ore in Iraq, giusto il tempo di fumare un pacchetto di sigarette. Ma dell'attentato e dei minuti di terrore che ne sono seguiti ricordo ogni singolo fotogramma e ho scelto di non risparmiare nulla allo spettatore".

Un eroe per caso

Ed è il Vinicio Marchioni già Freddo nella serie televisiva Romanzo criminale a vestire i panni dell'allora ventottenne Amadei, il quale, anarchico e antimilitarista, precario nel lavoro e nei sentimenti, riceve, appunto, l'offerta di partire subito per lavorare come aiuto regista alla preparazione di un film che si svolge in Iraq, al seguito della "missione di pace" dei militari italiani.
Quindi, con il grande Giorgio"Si può fare"Colangeli nei panni di Rolla e la Carolina Crescentini di Notte prima degli esami-Oggi (2007) in quelli di Claudia, "amica del cuore" di Aureliano, è al centro di un mondo - quello militare - che non approva e su cui ha molti pregiudizi che lo ritroviamo. Un mondo nel quale, però, scopre in coloro che incontra una umanità e un senso di fratellanza che appartengono anche a lui; fino al giorno in cui, senza riuscire ad arrivare al termine di un pacchetto di sigarette, diventa testimone oculare del sanguinoso avvenimento. Per poi passare, ferito, dall'ospedale americano di Nassirya a quello del Celio di Roma, in una lunga degenza durante la quale si ritrova assediato da politici, militari e giornalisti, in quanto, suo malgrado, diventa un eroe per caso.

Cronaca di una morte annunciata?

Quindi, sostanzialmente, quella riportata da Amadei è la storia della mutazione di un ragazzo a uomo che matura sia nei sentimenti che nella sua visione della vita, fino a rielaborare la spaventosa vicenda nella scrittura di un libro di memorie, in cui rinuncia alla sua condizione di vittima per affermare di sentirsi anche lui, in qualche modo, responsabile di fronte alla storia con la S maiuscola.
Una pellicola che non vuole apparire nelle vesti di cronaca oggettiva di ciò che accadde a Nassirya, ma in quelle di racconto in soggettiva di quegli avvenimenti, effettuato da colui che li ha vissuti in prima persona.
Non a caso, dopo una prima parte narrata in maniera efficace attraverso un taglio decisamente leggero e non privo d'ironia, nonostante l'argomento affrontato, è proprio sfruttando tutt'altro che gratuitamente la soggettiva che Amadei ricrea la drammatica sequenza dell'attentato.
Sequenza che, impreziosita dalla bella fotografia di Vittorio Omodei Zerini (Sonetàula), tra i dettagli della gamba ferita del protagonista e le sue disperate urla fuori campo, rappresenta di sicuro il momento più riuscito dei circa 94 minuti di visione.
Minuti di visione tutt'altro che disprezzabili, anche se, una volta superata la sequenza appena citata, dal respiro fortemente internazionale, tendono a tornare nei binari più classici della celluloide tricolore d'inizio terzo millennio, favorendo toni autobiografici tendenti a conferire al tutto il look di un film dossier da prima serata in tv.

20 sigarette Unico sopravvissuto allo spaventoso attentato che nel novembre 2003 portò alla morte diciannove persone presso la caserma di Nassirya, in Iraq, Aureliano Amadei esordisce nella regia del lungometraggio con una pellicola che, tratta dal suo romanzo Venti sigarette a Nassirya, scritto insieme a Francesco Trento, ricostruisce proprio quella tragica esperienza. E, privilegiando riprese a mano che tanto ricordano lo stile dei reportage televisivi, lo fa ricorrendo ad una prima parte i cui leggeri toni sfiorano non poco la commedia, per poi passare ad una seconda in cui il peso dell’autobiografia comincia a farsi sentire maggiormente, tanto da far assumere all’operazione i connotati di un film dossier. E’ però sufficiente la bella ed angosciante sequenza dell’attentato, posta a metà film e che non ha nulla da invidiare a più costosi prodotti d’oltreoceano, a testimoniare la notevole capacità tecnica di Amadei, aspetto assai raro nell’ambito del panorama dei giovani registi italiani d’inizio terzo millennio.

6.5

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