Recensione 10.000 AC

La leggenda del primo eroe raccontato da Roland Emmerich in un film d'azione senza pretese dalla curiosa ambientazione preistorica, tanto affascinante quanto campata in aria.

Recensione 10.000 AC
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Avventure cinematografiche

Il genere "avventura" è sempre stato sfruttato a livello cinematografico per garantire un discreto margine di successo al botteghino. Il pubblico, infatti, tende ad "affezionarsi" all’eroe di turno che, come nel più classico degli schemi, raggiunge il proprio obiettivo (la conquista dell’amata, la salvezza del proprio popolo o quant'altro) dopo una serie di eventi pericolosi volti a rafforzarlo psicologicamente.
Con l’avvento dell’era digitale, questo genere è stato terreno fertile per un massiccio uso di effetti speciali che, nella stragrande maggioranza dei casi, si sono rivelati un arma a doppio taglio. Infatti, se da un lato il film acquista in realismo ed epicità, dall’altro l’uso esagerato degli effetti speciali, spesso atto a distogliere lo spettatore da altre carenze, priva il prodotto della sua sostanza, facendolo somigliare ad un bellissimo pacco senza niente dentro.
I primi trailer di 10.000 AC sono stati molto chiari a riguardo, rivelando immediatamente il genere di appartenenza.
Oggetto di questa recensione è capire se il prodotto sia valido o se siamo di fronte all’ennesima bufala.

Il viaggio di D’leh

In un epoca indefinita, ed in un luogo altrettanto indefinito, vive una pacifica tribù di cacciatori. Tutta la loro vita si basa sulla caccia del mammuth che, data la loro enorme mole, sono da sostegno per l’intero villaggio, garantendo cibo e prosperità.
Il giovane D'Leh, dopo una battuta di caccia, riesce a coronare il suo sogno d’amore con l’orfana Evolet, ma esso è destinato ad interrompersi a seguito di un tragico evento. Un giorno, infatti, i "demoni" a cavallo (feroci predatori e mercanti di schiavi) rapiscono la bella Evolet, e D'Leh si spingerà fino ai confini del mondo per liberare la sua fanciulla e, insieme a lei, gli altri uomini vessati dai tiranni.
Durante il suo viaggio, D'Leh maturerà visibilmente, trasformandosi da cacciatore a guerriero, e da guerriero a leggenda.

Azione senza pretese

Prima di procedere alle recensione è giusto spendere qualche parola sull’ambientazione (da molti definita pseudo storica). Il film non ha nessuna intenzione di ricostruire verosimilmente le usanze dei popoli antichi, bensì di raccontare una leggenda ambientata in un passato lontano. Questo concetto di base è fondamentale se si vuole analizzare l’opera nell’ottica più obiettiva possibile. Il film, infatti, non è altro che un semplicissimo film d’azione, il cui unico scopo è intrattenere lo spettatore senza particolari pretese di verosimiglianza storica.
Trattandosi di un film d’azione, gli effetti speciali hanno una valenza notevole, ed oltre ad essere presenti per quasi tutta la proiezione sono di ottima realizzazione. In particolare spiccano lo sfarzo delle città (popolose e ricche di comparse digitali) ed il dettaglio delle bestie preistoriche, realizzate talmente bene da sembrare vere e tangibili.
La trama, la cui originalità non è mai stata fondamentale per il genere, anche in questo caso si evolve secondo dei meccanismi collaudati ed abbondantemente utilizzati in passato. Assistiamo, infatti, alla classica sequela di eventi in cui un eroe, per salvare la sua amata, sfida una civiltà molto più forte ed evoluta della propria compiendo imprese epiche, diventando infine un essere quasi leggendario.
Un discorso analogo lo si può fare sui personaggi, che incarnano perfettamente gli stereotipi del genere. Nel film infatti non mancano l’eroe determinato, la fanciulla da salvare, il cacciatore navigato ed esperto ed il ragazzino irriverente sempre pronto a rivelarsi utile nello scontro finale.
Il vero punto di forza del film non è da ricercarsi tanto nella spettacolarità delle scene, quanto nella volontà del regista di scandire il film utilizzando l’elegante espediente della voce narrante. In questo modo, la vicenda assume dei toni indefiniti e fantastici, sposandosi appieno con l’atmosfera avventurosa del film.
In mezzo a tutto questo, però, vi sono difetti evidenti per quanto concerne sceneggiatura e contenuti. Infatti, pur trattandosi di un film senza pretese di profondità o innovazione, la trama risulta fin troppo scontata e prevedibile, col risultato di rendere alcuni passaggi deludenti e poco efficaci. Se a questo aggiungiamo dialoghi eccessivamente stringati, il risultato è quello di un film che a tratti risulta quasi inconsistente.
A livello registico non vi è nulla di particolarmente innovativo da segnalare, ed il film si mantiene nella media dei classici action movie americani, in cui panorami mozzafiato abbelliscono le scene di battaglia. Lo stesso dicasi per la recitazione degli attori, che non è da oscar ma neppure da trash movie. Menzione speciale per i costumi di scena che risultano molto belli e variopinti, in particolare spicca quello di Camille Belle, il cui gioco cromatico fa risaltare benissimo la sua bellezza.

10.000 AC 10.000 AC è un film senza pretese, che racconta una tipica storia di un eroe in un contesto fantastico. Per il suo genere riesce (a malapena) a raggiungere gli standard attuali, presentando degli evidenti difetti legati alla sceneggiatura troppo frettolosa. Come film è l’ideale se siete alla ricerca di una serata poco impegnativa a livello intellettuali, consci del fatto che a disposizione avete film molto più meritevoli.

5.5

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