Un italiano alla corte di Ridley Scott: intervista a Giuseppe L. Bonifati

Ha conquistato il ruolo dell'avvocato Giovanni Iacovoni in Tutti i Soldi del Mondo, il nuovo film di Ridley Scott: ecco chi è Giuseppe L. Bonifati

Un italiano alla corte di Ridley Scott: intervista a Giuseppe L. Bonifati
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Classe 1985, carattere estroverso e intraprendente. Figura eclettica e vulcanica, con il piglio del leader, non a caso in una sua performance teatrale - arrivata a durare 18 mesi consecutivi - ha aspirato a diventare Sindaco di Holstebro, in Danimarca, come candidato del fittizio Kunstpartiet, il partito dell'arte. A suo modo, dunque, un genio, una scheggia impazzita che è praticamente impossibile tenere a freno. Parliamo di Giuseppe L. Bonifati, attore, drammaturgo, poeta e regista teatrale italiano che da una modesta cittadina calabrese è arrivato, grazie alla sua arte, a girare il mondo e ora a figurare nell'ultimo film di Ridley Scott, Tutti i Soldi del Mondo. Per lui si è trattata della prima grande esperienza hollywoodiana, che ora potrebbe aprirgli ulteriori porte in un prossimo futuro, o almeno è quello che gli auguriamo.
Del resto le premesse ci sono tutte, lo sanno bene i casting director che lo hanno incontrato per affidargli il ruolo di Giovanni Iacovoni accanto a Michelle Williams, Marc Wahlberg, Kevin Spacey prima e Christopher Plummer poi - dopo lo scandalo iniziato da Harvey Weinstein. Un traguardo importante, più che meritato, del resto se solo volessimo elencare tutte le accademie e i lavori diretti, pensati o interpretati dal protagonista di questa intervista, probabilmente dovremmo tenervi legati alla sedia per svariate ore, invece vogliamo lasciare proprio a lui il compito di raccontarsi e raccontare com'è stato esser parte di un grande progetto cinematografico americano (nelle sale italiane dal 4 gennaio 2017) e quanta fatica ci è voluta per arrivarci.

Un italiano in Danimarca

Iniziamo dal principio, da una cittadina ai piedi del Pollino, in Calabria, sei arrivato a girare praticamente il mondo, dalla Danimarca alla Costa Rica, passando per la Polonia, l'Ungheria, il Brasile e molti altri Paesi. Questo continuo viaggiare cosa ti ha insegnato maggiormente?
Ho imparato a non avere una sola casa, ma diverse case e poi a "bruciarle tutte". Prima di farlo, bisogna stare attenti a svuotarle di tutti gli affetti, oppure di portarli con sé nel lungo viaggio... Sembra un concetto impronunciabile, ma è necessario.

Nel tuo continuo viaggiare, hai studiato e assorbito nozioni come una spugna in ogni luogo che ti ha ospitato, dalla Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano all´Odin Teatret di Holstebro. Hai lavorato con grandi maestri in tutto il mondo, qual è l'attore che più ha marcato la tua crescita? Esiste una figura a cui il tuo lavoro si ispira maggiormente?
Ho un vago ricordo del primo spettacolo teatrale cui abbia mai assistito, credo fosse di Leo De Bernardiris (Past Eve and Adams). La scena era nuda e segnata dalle sole luci. Quasi non ricordo più se Leo davvero apparisse sulla scena o forse mai, sempre nascosto dietro alcuni pannelli oppure in maschera. Penso sia stata proprio quell´ombra ad aver marcato i miei passi futuri, dunque non quello che era visibile, ma invisibile.
Nel mio personale lavoro d´artista mi affascina molto ciò che "non conosco" e mi è nuovo. C´è forse anche la figura di Konstantin Treplev in questo cono d´ombra? "Sono necessarie forme nuove... Nuove forme sono necessarie. E se queste mancano, è meglio che niente sia necessario". Gli fa eco Marcello Rubini: "Ma sì, ha ragione lei: sto sbagliando tutto! Stiamo sbagliando tutti..." . E così via, ad libitum.

Dal palcoscenico nudo, crudo, del teatro a una grande produzione di Hollywood: com'è stato lavorare per un maestro del calibro di Ridley Scott?
È stata sicuramente una grande esperienza. Ridley Scott, come regista e leader, è in grado di farti sentire a proprio agio, anche se sei un attore giovane tra celebrità come Michelle Williams, Mark Wahlberg, Timothy Hutton, Kevin Spacey prima e Christopher Plummer poi.  Direi che Ridley ha una buona capacità di creare una zona di comfort attorno a te. Questo ha molto a che vedere con l'empatia e il lato umano, qualità molto rare nell´ambito dello spettacolo in generale.

Hai nominato grandissimi nomi del panorama attoriale contemporaneo con i quali hai avuto l'onore di collaborare fianco a fianco, cosa ti hanno lasciato Michelle Williams, Mark Wahlberg e Timothy Hutton?
Di Michelle Williams ricordo soprattutto la sensibilità, la professionalità e l'eleganza, come dimenticare poi le pause fantastiche di Timothy Hutton? È stata un'esperienza unica lavorare con loro. Con Mark Wahlberg è nata una vera e propria amicizia sia sul set che fuori, gli sono davvero molto grato.

Tutti i Soldi del Mondo, lo sappiamo bene purtroppo, è stato un titolo raggiunto dallo "scandalo molestie" partito dalla condotta di Harvey Weinstein. Kevin Spacey è stato sostituito a film ormai ultimato, rimpiazzato da un altro grande come Christopher Plummer, e voi attori siete stati richiamati per i reshooting in Italia e in UK. Com'è stata questa particolare esperienza?
Dei re-shooting ho apprezzato molto la performance di Christopher Plummer, così come ho un buon ricordo del Jean Paul Getty impersonato da Kevin Spacey. Era trasformato a tal punto che assieme ad altri colleghi abbiamo realizzato fosse sul set solo dopo 10 minuti. Due diverse interpretazioni, ma entrambe autentiche, a mio dire.
Ho un aneddoto a tal proposito: a Londra, nel periodo dei famosi nove giorni di re-shooting con Plummer, Ridley arriva, mi abbraccia e dice ad alta voce sul set pronto per le riprese: "Sai che stiamo rifacendo questa scena a causa tua?", con tanto di risate generali della crew. Da italiano, posso confermare che Scott ha uno spiccato senso dell'umorismo.

Come abbiamo ricordato sopra, nel film hai interpretato il ruolo di Giovanni Iacovoni, l'avvocato di Gail Harris (il personaggio di Michelle Williams), come ti sei preparato ad affrontare le scene? 
Ho fatto una ricerca personale sulla figura del mio personaggio, ho avuto un grosso aiuto anche dalla famiglia Iacovoni. Enrico, che per primo mi ha contattato, mi ha dato in prestito tutti gli articoli e i giornali sul caso Getty raccolti con cura dal padre Giovanni ben 44 anni fa. Materiale inestimabile fatto di articoli, testi e fotografie originali, attraverso il quale ho avuto modo di conoscere meglio i cinque mesi del rapimento di Paul Getty III. Ridley Scott ha fatto poi il resto dando il suo tocco d´artista, quando il primo giorno di riprese ha iniziato a scompigliare i miei capelli, avendo visto in me un avvocato "eccentrico"...

Prima di approdare su un set e pensare a costruire un ruolo però bisogna passare sicuramente un provino, una selezione, come sono andate le cose? Come hai appreso di esser parte del nuovo film di Ridley Scott?
Grazie alla mia agente Lia Alimena, una persona squisita, sono venuto a conoscenza del casting e, nonostante fossi impegnato in quel periodo, ho fatto di tutto per mettermi in gioco... Si parlava di Ridley Scott, non capita certo tutti i giorni un'occasione del genere. Ho affrontato diversi casting, tutti accolti positivamente dalla casting director inglese, che si è congratulata e mi ha proposto infine di provinarmi per il ruolo decisivo di Giovanni Iacovoni. Ancora non sapevo che quel ruolo dovesse interagire con molte altre star hollywoodiane.

In costante fuga

In Italia parliamo spesso di "cervelli in fuga", di talenti che decidono di partire e cercare fortuna fuori dal nostro Paese. Formalmente sei uno di questi, rispetto alla tua esperienza cosa potrebbe fare l'Italia per migliorare il suo teatro, il suo cinema e la sua formazione? C'è invece qualcosa dell'Italia che all'estero ci invidiano morbosamente?
Vi rispondo in maniera molto franca. Non accadrebbe mai all´estero che in una grande istituzione teatrale nazionale, durante un´audizione, un membro della giuria parli al telefono indisturbatamente per cinque minuti nonostante il "candidato" stia esponendo il suo progetto di regia... Di rimando, all´estero la nostra arte e italianità ha un fascino inequivocabile. Non voglio menzionare i soliti cliché, ma qualcosa che ho vissuto direttamente sulla mia pelle.
Durante la lunga performance in Danimarca da "Candidato", immaginavo che la mia voce non potesse avere tanta presa sul pubblico perché "italiana". Ho puntato così sulla sua musicalità, con quello che ho definito in maniera provocatoria "La politica dell´usignolo". Non una politica del gridare l´uno all´altro, ma con il fine di raggiungere la "bellezza sopra ogni cosa". L´Arte è sicuramente il (mio) migliore strumento di seduzione, al di là dei luoghi e dello spazio.

Ci salutiamo con una domanda di rito: progetti in arrivo? Magari per il grande schermo...
Mi alleno creando ogni giorno, lavoro come drammaturgo, regista, produttore, oltreché attore con l´ensemble che dirigo DOO (Divano Occidentale Orientale) Performing Arts Group. Questo è il mio pane quotidiano. Dopo aver sperimentato personalmente il sottile bilico tra fantasia e realtà, politica e arte, ritorno di nuovo a coinvolgere e dirigere diversi artisti nel prossimo progetto interdisciplinare "ARTE COME DIFESA".
A Holstebro assieme a Linda Sugataghy (HU), la mia compagna, dirigiamo anche il "Museo dell´Arte in Miniatura", la più antica casa, nonché il più piccolo museo della Danimarca (33 metri quadri). Saremo in tour nella regione dello Jutland nella prima metà del 2018 con azioni, performances, site specifics, workshops, video-installazioni. Dopo l´estate dirigerò inoltre a Kaposvar in Ungheria una nuova produzione teatrale, basata su un mio testo intitolato "L'ULTIMO COLPO". Tra un mio progetto e l´altro appariranno credo altri film... Sicuramente vi terrò aggiornati!

Cosa vi avevamo detto in apertura? Un vulcano in continua eruzione, un talento tutto italiano alla corte di Ridley Scott, nel nuovo Tutti i Soldi del Mondo.

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