Intervista Ti Stimo Fratello

Giovanni Vernia ci racconta il suo esordio cinematografico

Intervista Ti Stimo Fratello
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In sala dal 9 marzo, Ti stimo fratello vede protagonista Giovanni Vernia, notissimo in televisione grazie al personaggio di Jonny Groove, che lo ha portato al successo in trasmissioni come Zelig. Giovanni, in questa intervista, ci racconta del suo personaggio e del suo esordio al cinema...

Parlaci di Giovanni e di Jonny.
Giovanni e Jonny sono due fratelli gemelli molto diversi tra loro: il primo è un ingegnere elettronico che vive a Milano con la fidanzata Federica, figlia del capo dell'agenzia pubblicitaria dove lavora come creativo. Il secondo invece, che sembra vivere solo per trascorrere le notti in discoteca, raggiunge il fratello a Milano dove deve sostenere l'esame per entrare nella Guardia di Finanza per volontà del padre, maresciallo del Corpo. Ma arrivato in città Jonny scopre il Gilez, un locale alla moda dove diventa una star della notte e dove si innamora di Alice, una giovane cameriera che piace anche al fratello. Jonny sconvolgerà la vita di Giovanni ma alla fine riuscirà senza volerlo a cambiargliela in meglio.

Come è nato questo progetto?
La storia del film è ispirata alla mia vita reale: mi sono laureato nel 1999 in ingegneria elettronica ed ho lavorato per diverse compagnie internazionali fino a quando sette anni fa non ho iniziato a studiare recitazione per poi debuttare dopo qualche tempo in tv a Zelig con il personaggio di Jonny Groove. I due fratelli gemelli di questo film rappresentano in un certo senso le due facce della mia vita. L'idea del film viene da me e dal mio complice artistico di sempre, Paolo Uzzi, che di Ti stimo fratello firma con me sia la regia sia la sceneggiatura, insieme a Francesco Cenni e Michele Pellegrini. La nostra intenzione era quella di far conoscere al pubblico non solo qualcosa in più di Jonny, un personaggio che in tv appariva solo nello spazio canonico di quattro minuti, ma anche spiegare perché questo ragazzo è così scemotto, capire cosa gli è successo, approfondire la sua storia e mostrare per contrasto come suo fratello Giovanni abbia tutt'altro altro tipo di personalità: un lungometraggio rappresentava per noi il mezzo più appropriato per raccontare meglio al pubblico tutto questo. Jonny Groove è un personaggio di fantasia, evidentemente surreale, anche se poi finisce col rispecchiare molto la realtà, dato che tante persone vi riconoscono un figlio o un nipote e che molti ragazzi quando vanno a ballare si rivedono molto in lui: in tv sarebbe stato destinato a diventare soltanto una “macchietta”, ma noi volevamo dargli più respiro e concretezza, ci piaceva farlo diventare una maschera a 360 gradi. Il soggetto del film è piaciuto molto al mio agente, il produttore di Zelig Roberto Bosatra - che si è innamorato subito della nostra idea semplice che aveva come unico obiettivo quello di far ridere la gente- che ha cercato Maurizio Totti il quale è stato a sua volta conquistato dalla storia ed ha deciso di produrre il film con la sua Colorado coinvolgendo presto con successo la Warner Bros. Italia attraverso il suo direttore Nicola Maccanico. Quest'ultimo in un primo tempo non sapeva chi fossi, ma subito dopo aver visto un mio video su Youtube si è ritrovato “contaminato” per sempre da Jonny Groove.

Che cosa si racconta in scena?
Il film è ambientato tra Genova, la spiaggia di Varigotti, vicino Savona, e Milano e racconta la storia di Giovanni, laureatosi a Genova in ingegneria elettronica col massimo dei voti e trasferitosi a Milano dove però stenta a trovare lavoro. Durante un impiego provvisorio come tecnico di stampanti ha la fortuna di piacere subito alla figlia del proprietario di un'agenzia pubblicitaria che lo fa assumere da suo padre, permettendogli di vivere in una situazione di agiatezza. Il padre di Giovanni, un maresciallo originario di Gioia del Colle come il mio vero padre, ha raccomandato il fratello gemello di Giovanni, Jonny, perché venga assunto negli uffici della Guardia di Finanza di Milano. Jonny arriva a sorpresa a scombinare e turbare la vita comoda e tranquilla che Giovanni si era costruito e lo fa con il suo tipico atteggiamento di scansafatiche anarcoide, intenzionato solo ad assecondare la sua passione per le discoteche, fino a quando non scopre il Gilez, un celebre locale dove viene suonata “a palla” la sua musica preferita, la house, diventandone senza volerlo in breve tempo la star. In questa discoteca si innamora di Alice (Stella Egitto), una bella ragazza “acqua e sapone” che, guarda caso, piace anche a Giovanni che la incontra ogni giorno con i suoi amici nel bar in cui lei lavora come cameriera”.

Chi sono gli altri personaggi e gli attori che li interpretano?

"La storia del film è ispirata alla mia vita reale: i due fratelli gemelli di questo film rappresentano in un certo senso le due facce della mia vita."

Susy Laude interpreta la figlia del pubblicitario: autoritaria e snob, ha il classico carattere di donna in carriera. Accanto a lei Giovanni non vive una vita troppo felice, ma solo un'esistenza di comodo da uomo senza nerbo. Verrà invece attratto dalla freschezza di Alice e da qui nascerà una serie di equivoci e di situazioni intricate che porteranno però ad un lieto fine. Maurizio Micheli interpreta il padre maresciallo di Giovanni; Carmela Vincenti è zia Vittoria, sorella di suo padre (anche questo è un aspetto autobiografico, ho davvero una zia di Gioia del Colle, che somiglia moltissimo a Carmela): era la persona giusta per rendere al meglio questa donna forte ed ironica, ho pensato da subito che sarebbe stata perfetta, così come lo è Micheli nel suo personaggio di pugliese all'antica; sono stato fortunato che entrambi abbiano accettato volentieri il loro ruolo, così come lo sono stato nel poter coinvolgere un altro commediante di razza come Bebo Storti che interpreta il cinico pubblicitario.

Che ruolo ha nel film Diego Abatantuono?
Quella di Diego è una partecipazione speciale, ha girato con noi solo pochi giorni nel ruolo di Silvano, il proprietario del Gilez dove Johhny diventerà una star: è un tipico padrone di locali piuttosto furbo e “maneggione” che si accorge che Jonny quando si scatena a ballare come gli piace è in grado di diventare il vero animatore della sala, trasformandola a sua immagine e coinvolgendo tutti ad imitarlo nella danza e ad urlare i suoi slogan. Fiuta l'affare, capisce che grazie a quello strano ragazzo un po' folle riuscirà a riempire ogni sera il locale e gli dà carta bianca. Una scena in particolare in cui è coinvolto Diego appare come una critica, sia pur velata, al mondo di oggi: Silvano maltratta duramente un giovane ed aitante tronista, scritturato con cachet da 5000 -immeritati- euro.

Come ti sei trovato sul set?
In un primo tempo avrei voluto essere soltanto il protagonista del film e non anche il regista. Ho messo subito le mani avanti dicendo ai produttori che non sapevo nemmeno come si accendesse una cinepresa, ma poi ho ceduto alle loro insistenze perché mi occupassi anche della regia insieme al mio autore di sempre Paolo Uzzi (un altro pugliese doc: la sua famiglia è originaria di Taranto), dato che soltanto noi due avevamo ben chiara in mente tutta la materia da affrontare. I produttori ci hanno rassicurato e per bilanciare la nostra inesperienza tecnica hanno coinvolto accanto a noi un team tecnico di prim'ordine, coinvolgendo ad esempio per primo il direttore della fotografia Federico “Chicco” Masiero, (lo stesso dei film di Checco Zalone e Gennaro Nunziante). La nostra unica preoccupazione è stata poi quella di dirigere gli attori e di metterli in grado di recitare al meglio quello che avevamo pensato. Da un punto di vista registico io avevo soprattutto un'immagine precisa della discoteca, che si rifaceva alla mia esperienza reale: volevo che le scene ambientate nel locale dessero il senso di un'atmosfera di festa e di allegria costante: non tutti sanno che nei locali non si vive soltanto per l'alcool e le pasticche che uccidono, ma anche e soprattutto per divertirsi grazie a feste vitali e gioiose che somigliano a quelle di Carnevale o di Ibiza. La discoteca è rappresentata quindi in modo pulito, senza riferimento ai luoghi comuni di perdizione: Jonny balla in pista scatenandosi come se fosse l'ultima volta e la gente viene contagiata dalla sua vitalità, dando vita ad un clima costantemente festoso grazie ai brani di repertorio che si mescolano ad una colonna sonora realizzata da noi e di cui siamo molto orgogliosi.

Contate di rivolgervi non solo al pubblico giovanile ma anche ad altre tipologie di spettatori?
Si, il film è concepito in modo che possa offrire elementi di divertimento per una famiglia al completo. Ci sono alcune scene in discoteca con Jonny che sono trascinanti al punto che quando lavoravamo al mix tutti ridevano così tanto che dalla saletta accanto a noi le persone che lavoravano su un altro film venivano a bussare alla nostra porta perché non riuscivano a concentrarsi... Credo che potenzialmente la nostra storia sia in grado di coinvolgere innanzitutto i ragazzi che seguono il mio personaggio in tv ed in teatro - che troveranno pane per i loro denti - ma anche uno spettro di pubblico più ampio. Gli spettatori meno giovani potranno ritrovarvi anche diversi elementi di commedia classica tipo quelle di Monicelli, Sordi e Verdone: io e Paolo Uzzi ci siamo formati con quei film del nostro passato più o meno recente, che erano legati anche alla satira sociale, ed abbiamo cercato di inserire nella nostra storia situazioni e riferimenti che ci divertivano ma senza concessioni a volgarità di nessun tipo, senza donne nude o allusioni erotiche: si ride solo con le facce, la mimica e la comicità classica.

Come viene rappresentata in scena l’Italia di oggi?
Io e Paolo Uzzi abbiamo portato in scena temi piuttosto attuali: si parla di finanza, di verifiche fiscali, di gente che non emette scontrini, titoli di stato blindati... In particolare il padre di Giovanni si esprime continuamente secondo il gergo della finanza: ad esempio il figlio Jonny è «imprevedibile come l'Irpef» e «una croce, come tutti quelli che non fanno lo scontrino». Inoltre ad esempio il pubblicitario Roberto di Bebo Storti è un evasore fiscale “stile Cortina” con macchinone, soldi in nero e prestanomi e alla fine lo zelante maresciallo lo riduce in brache di tela in linea col suo proverbio “finanza, poca speranza”.

Il film ha diverse connotazioni pugliesi...
Sì, c'è una presenza piuttosto rilevante di riferimenti alla Puglia: mio padre è originario di Gioia del Colle, quello del mio co-regista Paolo Uzzi è di Taranto, Maurizio Micheli ha vissuto a lungo a Bari e sfodera uno strepitoso monologo in barese stretto del suo maresciallo tutto di un pezzo che non è abituato a lasciarsi mai andare. Carmela Vincenti è una barese doc come la mia vera zia, a cui il suo personaggio è ispirato, Vito Facciolla interpreta un tenente della finanza di Bari, mentre Paolo Sassanelli è il Maresciallo Di Prima, l'intimo amico del padre di Giovanni cui quest'ultimo raccomanda Jonny perché entri a lavorare nella Guardia di Finanza.

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