Intervista Ted 2: Mark Whalberg

Rimbombamico e papà dai molti progetti: il nostro Mark non è solo il protagonista del sequel firmato da Seth MacFaraland, ma anche attivo imprenditore e produttore di un film molto particolare...

Intervista Ted 2: Mark Whalberg
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L'avevamo lasciato finalmente sposato dopo il sorprendente Ted di Seth MacFarlane, ma il papà dei Griffin e di American Dad! ha rivoluto Mark Whalberg per sostenere l'amico orsetto nel secondo capitolo delle sue avventure. Nel momento del bisogno, si direbbe, visto che stavolta a sposarsi è proprio il caustico e scorretto orsacchiotto di pezza. E visto che questo comporta qualche problema, soprattutto con il governo degli Stati Uniti. Problemi che l'attore statunitense non sembra più avere, vista la svolta familiare e religiosa che ha seguito quella avvenuta sul piano professionale. Che lo vede sempre più impegnato in molti campi, non solo cinematografici. Per ora si parte dal sequel, che lui per primo si rifiuta di considerare un passaggio scontato, anche dopo il grande successo avuto dal precedente film.

M.W.: Non è affatto scontato. Molti film di successo mettono in cantiere dei sequel, ma per me c'è solo una regola: devi pensare di poter fare meglio del primo. Deve valere la pena. E devi vederlo già dalla sceneggiatura. Quando Seth mi ha detto di avere un'idea stavo seguendo altri progetti, ma ho voluto sentire quale fosse. Ho pensato subito che avesse il potenziale per essere meglio del primo, o almeno un film e un viaggio completamente diversi. Mi ha attratto, anche perché con Seth c'è una grande chimica. Ho detto di si, perché penso valesse la pena di accettare il rischio.

Ben più che un semplice rimbombamico

Forse qualcosa di Ted la ha attratta, qualche somiglianza?
In effetti c'è qualcosa di Ted in me, e anche qualcosa di John. Ma molte persone mostrano le stesse caratteristiche. Io stesso conosco tanta gente adulta che potrebbe essere una sorta di versione reale di Ted, persone che possono avere una cattiva influenza, ma hanno un cuore buono.

E da giovane, che parte di Ted era?
Questo è un tipo di commento che non potrei fare, rischierei di incriminarmi da solo...

C'entra la marijuana?
Non ne so nulla. Quei giorni ormai per me sono lontani...

Anche il suo cambiamento è avvenuto per una sorta di epifania?
Se non riesce a cambiarti il diventare padre di una bambina piccola, non c'è niente che possa farlo. Nemmeno la prigione...

Oggi i figli sono quattro, è più facile o più difficile conciliarlo con la propria carriera?
Ormai se non lavoro sono a casa, con la mia famiglia, ma quando lavoro loro mi raggiungono nel weekend. Ogni mio momento libero è dedicato a loro, ma certo non è facile. Anche solo il cercare di restare sempre in contatto e di comunicare con mia moglie e con le mie figlie. E poi il fatto di viaggiare, da conciliare con gli impegni scolastici, soprattutto mentre eravamo a New Orleans a girare. Nel caso di Ted abbiamo potuto passare molta dell'estate a Boston, e poi a Los Angeles, dove la produzione si è spostata. Molto comodo. In generale cerchiamo di farlo funzionare, ma non è sempre facile.

È stato complicato tenerli lontani da un orso di pezza?

È stata la parte più difficile. Soprattutto quando è uscito il primo. Il difficile era spiegargli che non potevano vedere il film con l'orsetto perché diceva un sacco di cose che non volevo sentissero. Il ché ha fatto sì che volessero vederlo ancora di più. Hanno degli amici, a scuola, i cui genitori non sembrano avere problemi con un certo tipo di linguaggio, ma noi a casa siamo diversi, siamo un po' più rigidi.

Non pensate che possano comunque vederlo?
Difficile... Controlliamo tutto quello che vedono a casa e poi nessuno dei nostri figli può dormire a casa di qualcun'altro. Quando sarà il momento giusto per loro di vederlo non ci sarà problema, ma queste sono le regole della casa, che fa mia moglie per altro. Anche se - e so che non sarà molto popolare questa mia dichiarazione - probabilmente lo vedrà prima il maschio delle femmine... Spero apprezzerete l'onestà almeno!

La vediamo sempre bere l'acqua che produce con Sean John 'Puff Daddy' Combs, è un progetto che la coinvolge molto?
È eccezionale, un high energy drink ottimo per chi fa esercizio, per recuperare prima ed eliminare l'acido lattico dal corpo. Ma anche per riprendersi da una sbornia, per esempio... La beve anche Ted!

Ci sono novità anche in altri campi della sua attività imprenditoriale, vero?
I ristoranti Whalberg vanno alla grande! Ne abbiamo appena aperto uno a New York, a Coney Island. Una grande inaugurazione, anche se il locale sarà completamente operativo tra un paio di settimane. Altri ne seguiranno a breve al Fenway Park di Boston (lo stadio del baseball ndr), a Las Vegas, Orlando, Philadelphia e in alcuni aeroporti, come Logan e il LAX di Los Angeles, solo per citare i principali. Abbiamo anche un accordo con Dubai per una ventina di esercizi. Cresciamo... e ci espandiamo.

E poi, altre ambizioni?

Stiamo trattando diverse cose, altri 'business'... in campo commerciale e immobiliare. Oltre a creare nuovi prodotti per televisione e cinema. Abbiamo molto in corso di sviluppo, anche una serie tv.

Il progetto più prossimo però è come produttore...
E attore. Stiamo girando - con Peter Berg alla regia - Deepwater Horizon, sul disastro avvenuto nel 2010 su una piattaforma petrolifera nel Pacifico: una esplosione nella quale persero la vita undici persone che tenevamo molto a raccontare.

Perché?
Perché è una storia importante, molto coinvolgente. Non ne abbiamo mai parlato molto, ma è stato anomalo che quando abbiamo annunciato il film - giusto dopo l'uscita di Lone Survivor - i media si sono concentrati soprattutto sul tema del disastro ambientale e non su quello che era successo alle persone. Hollywood spesso si fa in quattro per salvare un gabbiano o un pesce, ma quando si parla di uomini... Ovviamente quanto è successo è terribile anche dal punto di vista ecologico, ma credo sia importante anche non dimenticare gli uomini. In questo caso poi c'era una intera comunità in cerca di giustizia. Le famiglie delle vittime sono anche venute sul set, in fondo vogliono solo attenzione, e sentirsi rispettati. E questo era anche il nostro scopo.

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