Intervista Star Trek: Roger Guyett

Il mago degli effetti speciali di Star Trek Into Darkness ci racconta il suo lavoro

Intervista Star Trek: Roger Guyett
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Tra i più illustri nomi del mondo degli effetti speiciali, Roger Guyett si è unito alla Industrial Light & Magic nel 1994, per lavorare sull’innovativa animazione computerizzata di Casper. È stato uno dei membri principali del team che ha realizzato oltre 40 minuti di animazione 3D del personaggio: per la prima volta nella storia del cinema un ruolo di primo piano veniva recitato da un attore completamente "sintetico".
Nel 1995 Guyett ha guidato la direzione tecnica delle sequenze chiave di Dragonheart, in cui il software proprietario di ILM per l’animazione facciale ha portato Draco, il drago in grafica digitale, alla vita. Come supervisore della computer grafica di Twister ha supervisionato il team di artisti digitali che hanno creato le immagini mozzafiato di uno degli eventi meteorologici più feroci della natura, il tornado. Tre anni dopo, Guyett è stato premiato con un riconoscimento della British Academy (BAFTA) per il suo lavoro innovativo come co-supervisore degli effetti visivi in Salvate il soldato Ryan. Per il suo lavoro su Harry Potter e il prigioniero di Azkaban Guyett ha ottenuto due nomination agli Oscar e ai BAFTA e ha vinto il Visual Effects Society Award per i migliori effetti visivi.
Più di recente, Guyett è stato il supervisore degli effetti visivi e il regista della seconda unità per il blockbuster che ha rivisitato il leggendario franchise di Star Trek firmato da JJ Abrams. Per il film del 2009, Guyett ha ricevuto ancora nomination agli Oscar e ai BAFTA, nonché una nomination ai VES per i migliori effetti visivi. Per il secondo episodio della serie, Star Trek Into Darkness, Guyett ha ripreso il suo ruolo di supervisore degli effetti visivi e di regista della seconda unità.
Nel 2009 Guyett è stato nominato nella lista “Digital 25: visionari, innovatori e produttori” realizzata dalla PGA - Producer’s Guild of America per onorare coloro che hanno dato i contributi più vivaci e interessanti al progresso dell’intrattenimento digitale e della narrazione. Insomma, un nome di spicco che abbiamo avuto modo di intervistare durante la recente VIEW Conference tenutasi a Torino: ecco il risultato della nostra chiacchierata.

Vorremmo sapere come ha lavorato insieme a J.J.Abrams per portare avanti la tradizione del franchise ma, allo stesso tempo, realizzare qualcosa di nuovo, appetibile anche per i neofiti di Star Trek.
È stata un'esperienza divertente e appassionante lavorare su questi film. Penso che J.J. abbia una visione molto forte di quello che il reboot dovesse essere, una visione coerente col passato ma anche con quello che volevamo realizzare. Lui ha iniziato mettendo insieme un grande cast. Poi la sfida, all'inizio, era di reinventare in un certo qual modo il genere e il franchise senza stravolgerlo; col secondo, invece, era fare un lavoro all'altezza del predecessore, anzi migliorandolo in più punti. Ci si domanda “Come facciamo a migliorare questo?” e dipende molto anche da come riesci a creare le cose. In primis i personaggi, per renderli appetibili anche al grande pubblico, ma lo stesso vale anche per il mondo in cui vivono, che dev'essere il più interessante possibile. Devi portare il pubblico a fare un viaggio nel mondo di Star Trek. Quindi deve creare anche quelle cose che sembrano dettagli, ma non lo sono, come un vulcano, cose che in realtà definiscono e caratterizzano un intero mondo.

E, a proposito della visione artistica, come funziona? Ha delle direttive specifiche da parte di Abrams? Quanto è libero di proporre idee, soluzioni, visioni personali?
Lui è il tipo di persona, di regista, collaborativo. Del resto, non sempre si può procedere secondo i piani, e bisogna essere flessibili e aperti ad altre idee, per far funzionare il film. E qui c'è la cosa divertente: questo tipo di collaborazioni funziona meglio quando c'è una visione comune tra i vari collaboratori, e mi piace proporre le cose, per me è molto divertente perché attenziona le mie proposte. Del resto vuole che le persone attorno a lui lo aiutino a realizzare con successo i suoi progetti. Del resto, non funzionerebbe se io volessi per forza proporre soluzioni o spingere scene in direzioni che non si confanno al suo gusto. Devo capire cosa vuole e trovare soluzioni.

Lei ha lavorato su tantissimi franchise storici, e tra questi abbiamo Harry Potter. Lei ha lavorato ai primi capitoli, e dunque ha letteralmente contribuito a creare il look di una saga divenuta leggendaria. Cosa la ispira nel creare e ricreare ambientazioni originali così evocative?
Be', posso dirti che ho lavorato con tanti registi, e ognuno ha il suo modus operandi, e spesso sono molto dissimili tra loro. È difficile risponderti perché ogni volta si è trattato di esigenze diverse, ad esempio a Cuaron dovevo garantire cose diverse dei primi due film, ma posso dirti che ogni volta è stato interessante proprio perché erano sfide differenti, nonostante tutto. Lavorare con Spielberg era una cosa, e lavorare su Pirati dei Caraibi un'altra, spettacolare, esperienza: e ogni volta è un'impresa pionieristica perché lavorare su Davy Jones è diverso che su altri mostri di altri franchise. Dunque mi ritengo fortunato di aver lavorato su tanti progetti così diversi. Che, però, a volte hanno elementi in comune, anche se hai i tuoi preferiti: mi è piaciuto molto lavorare sul western, ad esempio, essendoci cresciuto, negli anni '70.

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