Intervista Stallone / De Niro

Stallone e De Niro a Roma per raccontarci il loro match!

Intervista Stallone / De Niro
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Tipo solitario tornato nell'ombra, Henry"Razor"Sharp, con le fattezze di Sylvester Stallone, è un ex pugile che, una volta abbandonato lo sport, ha ripreso a svolgere l'attività di operaio, lavorando in fabbrica come saldatore e trascorrendo il tempo libero da solo per trasformare frammenti di metallo in piccole sculture di animali, quando non si dedica alla Shelby che ha in garage.
A differenza sua, lo storico avversario Billy"The Kid"McDonnen, cui concede anima e corpo Robert De Niro, ha sfruttato la propria celebrità per diventare un promoter, prima ancora di investire il suo denaro in alcune attività a Pittsburgh.
Destinati a risalire sul ring, trent'anni dopo il loro ultimo match, per la scazzottata decisiva, sono i protagonisti de Il grande match, commedia a sfondo pugilistico che, come è evidente, sembra volersi proporre quale occasione per poter valutare sul grande schermo chi è più forte tra lo storico Rocky Balboa e il Jack LaMotta di Toro scatenato.
Commedia a sfondo pugilistico diretta dal Peter Segal autore di Tommy Boy e 50 volte il primo bacio, il quale ha affiancato a Roma i due protagonisti nel corso della conferenza stampa di presentazione del film, in uscita in Italia il 9 Gennaio 2014 per Warner Bros Pictures.

Rocky vs LaMotta

In questa parte della sua carriera, Sylvester Stallone sembra essere tornato a ruoli drammatici come quelli ricoperti agli esordi, ai tempi di F.I.S.T. e Taverna Paradiso...

Sylvester Stallone: Ho cominciato interpretando film abbastanza drammatici, poi ho fatto molti film d'azione, ma ora, man mano che invecchio, cerco di fare cose che rappresentino una sfida e con cui mi sento attualmente più in sintonia. Cerco di fare ruoli più drammatici, che possano cambiare direzione alla mia carriera.

Con ogni probabilità, il film funziona soprattutto perché a recitarvi siete voi due...

Sylvester Stallone:
Sicuramente, abbiamo portato molta della nostra storia al film, era l'ultima occasione di recitare insieme su un ring e, in effetti, il lato interessante è vedere il modo in cui due figure come noi si trovino in coppia in un film riguardante la boxe.

Robert De Niro: Io mi sono detto che era il caso di provare a fare il film, speriamo che alla gente piaccia.

Quanto c'è di Rocky Balboa e quanto di Jack LaMotta nei vostri personaggi?

Sylvester Stallone: Sicuramente, nel mio personaggio c'è un po' di Rocky, in particolar modo per quanto riguarda i suoi movimenti, ma non ha gli stessi problemi.

Robert De Niro: Anche per quanto riguarda il mio personaggio, alcuni aspetti dal punto di vista fisico ricordano Jake LaMotta.

Secondo voi, come mai all'interno del filone sportivo i film riguardanti la boxe sembrano essere quelli che funzionano di più?

Sylvester Stallone:
Perché la boxe al cinema è molto più di due persone che si prendono a pugni in faccia. Rocky, per esempio, è un pugile, ma la sua è una storia d'amore. Anche Toro scatenato lo è, in questi film la boxe non è altro che una metafora, il simbolo di quella lotta che una persona conduce dalla nascita a morte: è una metafora.

Robert De Niro: Io credo che i film più popolari sullo sport siano quelli che riguardano la boxe, proprio perché, come ha appena detto Sylvester, rappresentano la battaglia che comincia nel giorno in cui nasci per terminare in quello della morte. Vi è qualcosa di mitologico, come nei film di Ercole.

In che misura siete stati rivali nel corso delle vostre carriere?


Sylvester Stallone: Siamo stati rivali perché lui mi ha fregato tutti i ruoli (ride). È molto interessante il fatto che abbiamo iniziato insieme, ricordo che nello stesso cinema in cui davano Rocky proiettavano anche Taxi driver. Ci siamo incontrati in Copland e siamo nuovamente insieme oggi in uno stesso film, quindi le nostre strade potrebbero tornare a essere simili. Comunque, lui ha avuto modo di sperimentare molto più di me.

Robert De Niro: Quando Sylvester interpretava Rocky, io facevo New York, New York, ma non ho mai sentito rivalità con lui (ride).

Sylvester Stallone: Io sì, però (ride).

Robert De Niro: Comunque, quando invecchi ti rendi conto del fatto che determinate cose non sono molto importanti.

Come è stato per Peter Segal trovarsi a dirigere due leggende del cinema come loro?

Peter Segal:
Inizialmente ero un po' terrorizzato, perché entrambi hanno avuto esperienze di regia, ma sono stati molto carini e, non potendoli mai avere insieme sul set, si sono allenati in palestre e posti diversi. Sylvester, inoltre, mi ha insegnato molte cose sulla boxe.

Vecchie leggende hollywoodiane

Come viene mostrato nel film, la vecchiaia può rappresentare un momento per mettere a posto cose perse della vita?

Sylvester Stallone: Nel momento in cui arrivi a capire la vita, questa è quasi finita, quindi si possono realizzare ruoli molto drammatici sulla vecchiaia. Esistono molti film di questo genere sull'anzianità, perché vi sono anche molti spettatori cresciuti con noi interessati a vedere al cinema cose che li riguardano.

Robert De Niro: Ha detto tutto lui, che altro devo aggiungere (ride)? Il pubblico della nostra età, semplicemente, è più numeroso, ed è questo il motivo per cui questi film hanno successo.

In Toro scatenato Robert De Niro ha dovuto mettere su peso, mentre qui ha dovuto perderlo. Quale delle due imprese è stata più difficile? Tra l'altro, sappiamo che anche Sylvester Stallone, ai tempi di Rocky III, perdette peso...

Robert De Niro: È difficile sia mettere su tanto peso che perderlo. Per Toro scatenato misi su quindici kili, poi, gli ultimi sono quelli più difficili da perdere quando devi dimagrire di nuovo.

Sylvester Stallone: Sì, è vero, in Rocky III ho voluto fare un esperimento per far perdere peso a Balboa. Ho seguito un duro programma che mi ha quasi fatto rischiare l'infarto.

Il film fonde insieme dramma e commedia. Quale dei due generi è predominante?

Peter Segal:
La sfida interessante del film era proprio il fatto che in essi erano inclusi una parte drammatica e una da commedia. Alla fine, viene considerato una commedia, ma nessuna delle due parti, in realtà, può vivere senza l'altra, perché non credo che l'umorismo sarebbe stato così valido senza il dramma.

Nelle vostre carriere avete mai avuto una seconda chance, tematica di base del film?

Sylvester Stallone: Nella mia carriera ho avuto alti e bassi e ho avuto una seconda chance nel 2006, con Rocky Balboa. Si dice che un artista muore due volte e che la seconda sia molto più semplice. Uno dei rimpianti è rappresentato dal non poter risolvere qualcosa che abbiamo fatto male in passato. E quando si ha a che fare con emozioni del passato, è un piacere portarle sullo schermo.

Robert De Niro: Quando invecchi, ovviamente, al cinema non ti danno più gli stessi ruoli di prima, ma ti senti ancora importante e fa piacere sapere che esistono spettatori che ti seguono ancora. Per quanto riguarda i rimpianti, mi ritengo fortunato, ma non posso citarli in pubblico perché sono personali.

La sceneggiatura del film era già così fin dall'inizio, finale compreso?

Peter Segal: Era già finita quando l'ho ricevuta, abbiamo lavorato soltanto su alcuni aspetti legati al pugilato. Alla fine abbiamo girato diversi finali, uno per ogni possibile esito del match, perché non volevamo che qualcuno ne venisse a conoscenza e, magari, lo mettesse su Twitter.

Vedremo Sylvester Stallone in un Rocky VII?

Sylvester Stallone:
No, la serie Rocky è chiusa, si è parlato di fare un film riguardante un personaggio incluso in essa, ma non Rocky.

Si tratta forse di Creed?


Sylvester Stallone: Sì, è il film di Ryan Coogler, è su Apollo Creed, mentre Rocky è in pensione ed ha un ruolo da non protagonista.

Robert De Niro, invece, è vero che interpreterà in Hands of stone l'allenatore di Roberto Duran?

Robert De Niro: Sì, in Hands of stone di Jonathan Jakubowicz interpreterò Ray Arcel, allenatore degli anni Trenta che allenò per dieci o undici anni Roberto Duran.

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