Intervista Spectre: Craig, Bellucci, Waltz, Mendes

A Roma per presentare il 24esimo film ufficiale della saga dell'iconica spia creata da Ian Fleming, SPECTRE, Daniel Craig, Monica Bellucci, Christoph Waltz e Sam Mendes rispondono alle nostre domande.

Intervista Spectre: Craig, Bellucci, Waltz, Mendes
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Uno dei titoli più attesi dell'anno, SPECTRE, è finalmente nelle sale cinematografiche: il 24esimo episodio della saga di Bond, come pronosticato, è un successo anche nel nostro Paese, con più di cinque milioni di euro racimolati in soli quattro giorni. Il film del premio Oscar Sam Mendes, con protagonisti Daniel Craig (alla sua quarta prova nei panni dell'iconico agente segreto), Christoph Waltz e Léa Seydoux, vanta una vasta scelta di ambientazioni e, tra queste, un posto d'onore è riservato all'Italia, e in particolare a Roma, che fa da suggestivo sfondo notturno ad un inseguimento mozzafiato per le vie del centro. E proprio nella Città Eterna Bond incontra Donna Lucia, interpretata per l'occasione dalla sempre mozzafiato Monica Bellucci. L'attrice, insieme al regista, a Daniel Craig e a Christoph Waltz, ha presentato il film alla stampa nei giorni scorsi: ecco il resoconto del nostro incontro.


Monica Bellucci & Cristoph Waltz

Cosa si prova ad essere la quinta Bond girl italiana?
Bellucci: Prima di me ci sono state altre esponenti italiane come la Cucinotta e la Murino, sì. È stata una bellissima esperienza poter lavorare con Sam Mendes e un grande piacere recitativo poter lavorare con Daniel Craig in un ruolo chiave, nella sua brevità. Accadono tante cose nel breve tempo dell'apparizione di Donna Lucia, lei passa dalla disperazione alla paura e poi all'estasi, con questa sensualità che possiamo dire le salva la vita. Sam voleva portare sullo schermo questa dinna di cinquant'anni, adulta, triste e sofferente, ma che malgrado tutto, malgrado non abbia più la bellezza tipica della giovinezza mantiene questa spiccata femminilità.
Waltz: L'uomo risulta tanto bello quanto la donna che gli sta a fianco, Bond lo sa. Ora è adulto e non cerca più solo un viso grazioso ma anche la bellezza vera di una donna adulta.

E come è stato per lei entrare nel prestigioso novero dei villain di Bond? Quanto si è portato in SPECTRE di altri ruoli da cattivo interpretati in altri film?
Waltz: Be', il 75,4% per cento è preso da Bastardi senza gloria, il 21,35% da Django Unchained, il restante da altri film precedenti... (ride). Naturalmente scherzo. Non è come col piccolo chimico a otto anni, che hai una ricetta precisa da seguire. Sono un artigiano, diciamo, e porto avanti la mia arte: ho un copione e lo seguo usando quel che ho, senza impormi nei confronti del personaggio. Tornando al discorso dei villain: chi sono io per dire che giro farà la mia carriera? Non so cosa farò in futuro. Vedremo.

Come si fa a rendere irresistibile un personaggio? Così magnetico ma anche umano?
Bellucci: Sono in ballo tante emozioni diverse, non è mai una questione di minutaggio ma la possibilità di dar vita a qualcosa, a un personaggio forte o meno, indipendentemente da quanto sei sullo schermo. Ho imparato tanto in quest'occasione. E vorrei tanto lavorare ancora con questo meraviglioso attore al mio fianco.
Waltz: Oh, il sentimento è reciproco!
Bellucci: È anche un processo tecnico per quanto mi riguarda, dipende da come mi vesto, mi trucco, come cammino, che atmosfera ho intorno. La cosa che preferisco è proprio questa parte che è anche inconscia, sconosciuta, che eccita l'attore, quel momento magico del ciak in cui non sai cosa succederà.
Waltz: Questa è la risposta molto saggia e profonda di una donna. Un uomo direbbe, invece, che facciamo quel che facciamo. Si va a tentativi, si fa tesoro dell'esperienza. Anche perché non dipende solo da noi. Oltre ad attori, regista e sceneggiatori poi c'è tanta gente che lavora con noi e contribuisce in maniera fondamentale, ad esempio ci sono gli aspetti del montaggio, delle riprese, delle musiche. Sono tutti elementi importanti che si nutrono a vicenda. E poi ci sono anche aspetti psicologici dell'attore, che dà un qualcosa in più al tutto.

Daniel Craig & Sam Mendes

Daniel, dopo quattro film ha assorbito il personaggio, facendolo suo, rinnovandolo al contempo, rispetto all'originale di Fleming...
Craig: Grazie del complimento. Devo dire che non l'ho fatto in maniera consapevole. Ero molto insicuro all'inizio sui passi da compiere. Non volevo copiare nessuno e quindi sono ripartito dalla base, dai libri di Fleming, ma lasciando molto spazio attorno per vedere cosa poteva accadere. Del resto, c'era una sola regola da rispettare: devo essere James Bond.

Signor Mendes, il film parte col botto con un piano sequenza magistrale a Città del Messico. Cosa ci racconta in proposito?
Mendes: Direi che quella scena è un ottimo biglietto da visita, sì. È stato meraviglioso girarla, con quell'architettura e quel mood intorno, quell'energia... uno sforzo enorme, c'erano 300 persone solo contando il cast tecnico! E poi le attrezzature che avevamo... gru, camion, e quant'altro. Migliaia di persone per strada, le esplosioni, l'inseguimento, e il combattimento in elicottero. Ne vado molto fiero, anche per il ritmo che ha. Devo dire che quello che ho imparato in Skyfall mi è stato preziosissimo per realizzarla.

E invece, un ricordo della vostra esperienza qui a Roma?
Craig: Abbiamo girato in luoghi incredibili, che ti restano nel cuore. Una cosa unica, grazie Roma.
Mendes: Il mio miglior ricordo è senza dubbio il vostro tesoro nazionale, Monica Bellucci! (ride). A parte gli scherzi, come ha detto Daniel, è stata un'esperienza unica e ci è stata data l'opportunità di fare cose mai viste. Essere un po' romantici, ma senza scadere nei cliché. E poi una sequenza notturna a Roma... anche quella mi riempie d'orgoglio.

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