Intervista S.O.D. - Sights of death

Un pezzo di Hollywood sbarca a Roma per un post-atomico made in Italy

Intervista S.O.D. - Sights of death
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"Questa è la prima produzione totalmente finanziata da AMBI Pictures, una società la cui missione è quella di comprare aziende di produzione cinematografica nel mondo e finanziare film per una distribuzione internazionale; i soci siamo io e Monika Bacardi e il nostro intento qui in Italia è quello di unire la nostra industry e quella americana per fare film adatti a una distribuzione internazionale".
Così Andrea Iervolino ha introdotto la conferenza stampa tenutasi presso la Casa del cinema di Roma per presentare la sua nuova fatica produttiva, giunta alla seconda settimana di riprese: S.O.D. - Sights of death di Alessandro Capone, il cui curioso elemento risiede nei nomi presenti all'interno del cast.
Sono infatti il Rutger Hauer di Blade runner, Michael"Le iene"Madsen, il Danny Glover della saga Arma letale, Stephen"I soliti sospetti"Baldwin e la bella Daryl Hannah i protagonisti di questa coraggiosa produzione per la quale sono previsti trenta giorni di riprese e tante ricostruzioni in teatri con effetti visivi, un po' come girare due film insieme.
L'intenzione è quella di avere il film pronto per uno screening a Cannes, ma, nel frattempo, è stato possibile incontrare il quintetto nella capitale, anche se Hauer, purtroppo, ha rilasciato soltanto frettolose dichiarazioni a tv e radio durante il photo call per poi fuggire via a bordo di una Smart, mentre Daryl Hannah, arrivata in notevole ritardo, ha concesso alla stampa un'intervista a parte.

C'erano una volta in America

Cosa può dirci Monika Bacardi, passata alle produzioni cinematografiche, ma imprenditrice anche per quanto riguarda molte attività filantropiche?

Monika Bacardi: Sì, è vero, mi occupo di filantropia, ma il cinema, arte per eccellenza, è un settore che mi ha sempre interessata moltissimo, quindi, da qualche anno ho conosciuto Andrea e ho iniziato a collaborare con lui in maniera silenziosa, un po' in secondo piano, mentre dall'anno scorso sono ufficialmente in società con lui per la produzione di film.

La parola a Danny Glover, Michael Madsen e Stephen Baldwin...


Danny Glover: Per me è un grandissimo onore essere coinvolto in un progetto cinematografico italiano, perché sono cresciuto con il privilegio di ammirare i grandi maestri come Visconti, Fellini e poi le grandi commedie e, forse, è stato proprio esso a farmi venire voglia di diventare quello che sono e di fare film. Essere coinvolto in questo film, in particolare, ha un significato importante perché cerca di mostrare il punto a cui siamo arrivati oggi per quanto riguarda i danni che sono stati fatti e che stiamo facendo al nostro pianeta, che non dipendono da cause esterne ma dalla maniera in cui lo abbiamo trattato, come la gestione dei rifiuti o il riscaldamento globale. Se non ci prendiamo cura della Terra e la distruggiamo non ci saranno più filosofia, religioni e arti.

Michael Madsen: Questa è la terza volta che vengo in Italia, la prima fu per il Thanksgiving, quindi non ho avuto modo di vedere granché, e la seconda per la promozione di Kill Bill, allora ho potuto apprezzare la bellezza che la città ha da offrire. Adesso mi sento veramente privilegiato di poter lavorare qui, anche perché il nostro mestiere ci permette di andare a visitare posti che non avrei mai visto. Io vengo da una famiglia di Chicago, probabilmente non sarei mai venuto a Roma a girare un film se non avessi fatto l'attore. Sono qui grazie al mio amico Bruno Rosato, che mi rappresenta; ogni tanto fa bene a noi allontanarci dal nostro paese che, come sapete, non versa in condizioni ottimali. Ho sempre desiderato lavorare in questo paese, mi sento veramente onorato di lavorare a questo film, che ha una sceneggiatura molto interessante, i produttori sono persone meravigliose, il regista è grandissimo e sono circondato da un cast di persone eccezionali e io cercherò anche di aggiungere un po' di umorismo al mio personaggio.

Stephen Baldwin: Sicuramente, mi unisco a ciò che hanno detto i miei colleghi, perché l'Italia è una delle più grandi star al mondo, quindi mi sento onorato di essere stato scelto per interpretare un film qui, la ritengo una cosa molto importante. C'è un cast eccezionale, i produttori sono persone straordinarie ed abbiamo un grande regista, poi la troupe è tutta italiana e tutti stanno lavorando perché venga fuori un grandissimo film. Inoltre, mi ricollego a quello che ha detto Danny per quanto riguarda il tema scottante del film, perché il mio personaggio è quello che rappresenta un po' un segno di speranza, mi sono sempre piaciuti i film in cui c'è l'idea della redenzione. Il mio personaggio rappresenta un po' la resistenza che si oppone alle forze del male e sono molto contento di questo ruolo. Non vorrei sembrare esagerato, ma quando Bruno mi ha telefonato per farmi sapere i nomi presenti nel film, era la seconda volta nella mia vita di sentirmi dire nomi del genere, come accadde per I soliti sospetti, quindi mi sono detto che questa era una benedizione piovuta dal cielo e che avrei voluto farne parte. L'altra notte giravamo con Rutger Hauer e lui è stato gentilissimo, disponibile e mi ha ringraziato per il lavoro che facevo, io l'ho ringraziato per i venticinque anni di lezione di cinema che ci ha dato perché è anche grazie a persone come lui che noi facciamo questo mestiere.

Alessandro Capone cosa prova a dirigere un cast del genere?

Alessandro Capone:
Per me è un privilegio avere per la prima volta un cast di questo tipo, con Andrea ci siamo incontrati una notte prima di Natale, ha cominciato a farmi i nomi e diciamo che era un'avventura incredibile. Diciamo che, se fosse stato un concerto, si sarebbe trattato di tutti primi violini, c'era l'imbarazzo della scelta e il piacere di vederli lavorare insieme, l'amore che mettono nei personaggi. La sera di cui parlava Stephen siamo stati lì a lavorare con Rutger su tutte le piccole sfumature possibili, da parte di tutti gli elementi del cast c'è una grande attenzione nei confronti del lavoro che stanno facendo. Direi che è anche curioso il cast perché vengono tutti da mondi diversi, per me è un'esperienza meravigliosa, come andare a dirigere, appunto, un concerto di grandi strumentisti, sono felice e grato di questa esperienza meravigliosa.

Ci parlate un po' del film?

Alessandro Capone:
Si tratta di un action post-atomico, ma non superficiale, con dei contenuti, con un minimo di dignità e una serie di critiche che riguardano gli interessi economici e la globalizzazione che ha portato a una serie di disastri.

Andrea Iervolino: Abbiamo cercato di fare un film di genere che rispetta i criteri della industry americana. Si svolge nel futuro, nel 2047, e descrive una situazione che unisce il cambiamento della situazione politica mondiale, con tutti i paesi improvvisamente uniti sotto un unico governo. Ovviamente, tanti paesi del mondo si erano opposti a questa cosa e, su scelta dei servizi segreti, sono stati avvelenati e distrutti, rendendo in essi la vita impossibile. Questo mondo distrutto rappresenta l'ambientazione del film, dove giunge il soldato dei "buoni" per scoprire determinate cose. Michael Madsen è il cattivissimo capo dei mercenari e Rutger Hauer è un altro capo della fazione dei cattivi. È un film con molti effetti visivi, girato un po' in teatri e un po' in location esistenti. La cosa curiosa è che a Roma abbiamo posti perfetti per girare film post-apocalittici ma non lo sappiamo, infatti la mia produttrice esecutiva Danielle mi ha portato sulla Prenestina a vedere quello in cui abbiamo girato. Quindi, secondo me in Italia non solo abbiamo professionalità eccezionali, ma anche posti che non conosciamo e che sono ottime per questi film.

I protagonisti che conoscenza hanno del nostro cinema di genere italiano?

Michael Madsen:
La mia conoscenza dei film di fantascienza di questo genere, purtroppo, si basa su quelli americani, non conosco i film italiani.

Chi è l'autore del soggetto?

Andrea Iervolino: Questa storia nasce da un giovane della mia età, diciamo, di ventisei o ventisette anni, che si chiama Tommaso Agnese. È venuto nel mio ufficio a parlarci di questa storia e io e Monika ne siamo immediatamente rimasti colpiti, quindi gli abbiamo detto di buttare giù lo script, che poi è stato più volte revisionato. La sceneggiatura la firma insieme a Luca D'Alisera.

Voglio Hannah!

Sappiamo che il film riflette aspetti dell'attualità...

Daryl Hannah: Sicuramente, nella vita reale in questo momento siamo in una situazione catastrofica. Per secoli il pianeta è stato abitato al massimo da un miliardo di persone, oggi siamo sette miliardi, quindi, se non cominciamo tutti ad adottare comportamenti più etici per quanto riguarda la maniera in cui noi trattiamo la Terra, la fine potrebbe essere vicina. Indipendentemente dal mestiere che tutti facciamo, dobbiamo proteggere l'acqua incontaminata, i terreni incontaminati, i semi che servono per produrre il cibo. Per me questa è l'unica cosa che conta nella vita, dobbiamo capire che siamo tutti sulla stessa barca ed essere uniti per far sentire la nostra voce.

Parliamo del suo ruolo nel film...

Daryl Hannah: Interpreto un maggiore dell'esercito, la cui missione è quella di catturare un umano che, secondo la sua visione, sarebbe un cattivo, perché si oppone a questo governo dei militari. Un personaggio che prende molto seriamente il suo lavoro, ma per il quale le cose sono destinate a cambiare. Sono sempre stata molto atletica, l'ultima volta che sono stata uccisa in un film da Michael Madsen mi sono fatta un po' male, oggi sono meno atletica del passato, ma tornare a lavorare con lui e Rutger Hauer, con i quali ho fatto Kill Bill e Blade runner, è straordinario, perché rendono le cose molto facili.

In conferenza, Michael Madsen ha affermato che l'America non sta vivendo un bel momento...

Daryl Hannah:
Sicuramente, ormai sappiamo che le sfide ed i problemi che tutti dobbiamo affrontare sono a livello globale, quindi siamo una cosa sola, nonostante le lingue diverse ed il diverso colore della pelle. Dobbiamo capire che finora abbiamo portato allo stremo questo sistema che ci mantiene in vita, poi, sicuramente ci sono problemi politici ed economici, ma io credo che bisogna tornare alle basi, prenderci cura del pianeta, invece di combattere tra di noi. Poi, in tutto il mondo non abbiamo grandi esempi di eccellenza a livello politico e legislativo, sono tutti a loro modo corrotti, quindi noi dobbiamo avere la consapevolezza che non sono questi sistemi che ci portano a risolvere i problemi che abbiamo oggi. In teoria, dal punto di vista tecnico abbiamo già tutte le soluzioni che ci permettono una crescita e una sopravvivenza.

Cosa può dirci dell'esperienza italiana?


Daryl Hannah: Sicuramente, quello che faccio quando ho tempo libero cammino, vado ovunque, il primo giorno che sono arrivata a Roma credo di aver camminato otto ore, quindi adoro lavorare in Italia, perché c'è il meglio di tutto. La troupe con cui stiamo lavorando è molto professionale e ci sono queste pause lunghe sul set per mangiare la pasta e, è inutile che ve lo dica, la cucina italiana è veramente meravigliosa. Inoltre, uno dei primi film che ho visto e che mi ha fatto innamorare di questo mestiere è La dolce vita, Giulietta Masina è una delle mie attrici preferite, vorrei tanto somigliare a lei. Se dovessi scegliere un altro paese in cui vivere sarebbe sicuramente questo, conosco molto meglio il Sud, è un paese molto piccolo rispetto agli Stati Uniti, ma con tante cose diverse, dagli accenti alle varie bellezze.

È vero che interpreterà la prossima Bond girl?

Daryl Hannah: No, ormai sono troppo vecchia, non potrei mai fare una grande figura in bikini (ride).

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