Intervista Ron Perlman

Lo abbiamo amato sia in tv che al cinema, al quale ha regalato personaggi iconici come Hellboy e Hannibal Chau, avendo partecipato comunque anche al cinema d'autore e al doppiaggio: signore e signori, Mr Perlman!

Intervista Ron Perlman
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Quando arrivi al cospetto di un gigante come Ron Perlman hai l'impressione che basti una domanda troppo diretta per farlo scattare su tutte le furie. Bastano pochi minuti per capire che si tratta d'istinto di sopravvivenza e al Festival della tv di Monte-Carlo il passaparola nella stampa è ininterrotto. Prima ancora di stringergli la mano bisogna tenere a mente una sola regola: non parlare di Sons of Anarchy. Basta un accenno velato e l'incontro finisce qui: un giornalista si è presentato con la t-shirt del telefilm pensando di fargli cosa gradita ma ha ottenuto l'effetto contrario. Ancora se ne pente...
E pensare che proprio il piccolo schermo, con il ruolo di Vincent ne La bella e la bestia, gli ha regalato quella popolarità che ha poi messo a frutto al cinema. Da Hellboy a Polifemo (nella saga di Percy Jackson), Perlman ha inanellato i ruoli più diversi, compreso il monaco Salvatore ne Il nome della rosa, pellicola firmata da Jean-Jacques Annaud, lo stesso regista che gli ha regalato la prima parte di spicco ne La guerra del fuoco.
Oggi è disinvolto, sfrontato, sicuro di sé e determinato più che mai a metterci la faccia e non fa differenza tra una petizione per la nuova pellicola di Hellboy e una tematica sociale.

Onorare il pubblico è un dovere morale

L'idea di una petizione per Hellboy 3 nasce da desiderio di farne una trilogia?
Non sono interessato al concetto di trilogia. Hellboy ha un destino non negoziabile, quello di uccidere l'umanità, ma alla fine fa l'opposto, la protegge. Non lo può evitare ma occorre andare più a fondo. Nei primi due film abbiamo iniziato ad esplorarne il dilemma, ma il pubblico merita una chiusura.

Cosa la entusiasmerebbe, invece, di un eventuale ritorno?
Non sono elettrizzato all'idea di sottopormi quotidianamente a cinque ore di make up ma ho un contratto con i fan e intendo onorarlo.

Si sente ancora in tempo?
Sento che non è tardi per concludere la trilogia. Ho ricevuto un supporto inaspettato dal fanbase, soprattutto attraverso i social media, sul mio account la petizione ha mosso numeri mai visti, quindi è evidente che non sono l'unico a pensare che non sia tardi.

I social possono fare la differenza?
I social cambiano il corso degli eventi in molte situazioni. Trasformano a volta i desideri in realtà e io li uso perché voglio che tutti conoscano i miei sentimenti. E hanno fatto in modo che la petizione per Hellboy 3 sia diventata trend topic a livello mondiale.

Al Festival della tv di Monte-Carlo l'hanno scelta come presidente della giuria per le miniserie, un bell'onore...
Quando mi hanno invitato ho pensato subito che fosse una buona occasione per abbronzarmi, stare al Principato, parlare con la stampa... tutto questo non mi sembra un lavoro.

Con quale stato d'animo si avvicina alle proposte di nuove serie tv?
Non creo mai aspettative, seguo il viaggio che i produttori vogliono percorrere e lo faccio mio fino ad amarlo.

Come fa a mantenere un approccio fresco al suo mestiere?
Il lavoro del film maker è quello di innamorarsi di una storia, anche se parti da tutt'altra idea. È come quando hai un tipo ideale della ragazza che ti piace ma poi ti ritrovi a perdere la testa per una a cui non pensavi neppure.

Cosa ci può dire di Hand of God, il pilot girato per Amazon?

È una sceneggiatura molto buona, una delle più complesse su cui abbia mai messo gli occhi addosso. Parla di potere, di privilegi, in senso quasi shakespeariano. Al mio personaggio, il giudice Pernell Harris, interessa solo vincere. Quando il figlio si spara capisce per la prima volta di non avere il controllo su tutto, perde l'unica persona che non pensava di perdere e arriva a guardare il mondo in una maniera tutta nuova, anche grazie ad una chiesa guidata da un prete che un tempo era la star di una soap opera.

Quindi la fede lo salva?
In pratica gli fa conoscere Gesù e lo salva, o almeno cerca di aiutarlo. È complicato, si parla di religione ma anche di corruzione e di valori fondamentali e universali per l'uomo.

Quale artista le ha cambiato la vita?
Jean-Jacques Arnaud è una delle persone che preferisco al mondo e tra l'altro vive anche qui vicino... Vorrei lavorare ancora con lui, ci pensiamo da tanto, lo adoro e proprio non vedo l'ora.

Che cosa ricorda de Il nome della rosa?
Tratto dal romanzo di Umberto Eco, uno dei bestseller più amati, è diretto appunto da uno dei più grandi e mi ha permesso di guardare negli occhi 007, Sean Connery. Chi può dire lo stesso?

Dopo i saluti di rito, nel corridoio passa Terrence Howard, ospite del Festival di Monte-Carlo per il serial Empire. Raggiunge Perlman con trasporto, lo abbraccia, lo chiama "motherfuc*er"e gli fa i complimenti: "Sei pazzesco, lo sai, vero?". Senza pensarci due volte gli dà appuntamento per la sera stessa. Non ci sono parole: persino Lucious Lyon, che chiama il Presidente Obama per nome, s'inchina davanti ad Hellboy. Chi lo avrebbe mai detto?

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