Intervista Quattro chiacchiere con Sherlock Holmes

Robert Downey Jr., il regista Guy Ritchie e i produttori Joel Silver e Lionel Wigram ci parlano del nuovo Sherlock Holmes

Intervista Quattro chiacchiere con Sherlock Holmes
Articolo a cura di

Calorosa accoglienza, a Roma, per i rappresentanti alla conferenza stampa del secondo episodio del nuovo Sherlock Holmes made in Guy Ritchie. Presenti, infatti, lo stesso regista, l'attesissimo (e popolare) Robert Downey Jr. e due dei produttori del film, Lionel Wigram (uno degli uomini dietro gli ultimi Harry Potter) e Joel Silver, leggenda vivente delle produzioni Warner Bros. (un titolo per tutti: Matrix). La sala è gremita, i giornalisti fremono, carichi di domande e curiosità, e gli ospiti sono volenterosamente pronti a rispondere. Che inizino le danze, il Gioco di ombre sta per essere svelato!

Robert, il suo personaggio sembra avere un rapporto difficile con le donne, e soprattutto con i matrimoni...
Robert Downey Jr.: In realtà lui ammira profondamente le donne. In particolare Irene. Certo, non è facile il suo rapporto con loro.

Il vostro Sherlock Holmes è un po' un incrocio fra un supereroe antelitteram alla Batman e un precursore di James Bond, no? Molti elementi sembrano provenire e andare in quella direzione.
R. Downey Jr.: Be', in un certo senso Conan Doyle è stato il padre dei supereroi, il suo Sherlock un po' lo era. Il nostro è semplicemente un approccio fresco alle mistery stories.

Lionel Wigram: Nulla da aggiungere.

Guy Ritchie: Io sì (ride). Innanzitutto grazie per essere qui, è davvero un'occasione fantastica venire in Italia. Comunque sì, Arthur Conan Doyle ha creato un personaggio alla Bond molto prima di tutti.

Joel Silver: Quando abbiamo avviato il processo di produzione, ero molto entusiasta di questa versione 'alla Ritchie' della storia. Bond è un prodotto che è diventato seriale. Ora sono arrivati al ventitreesimo episodio. Mi auguro di tornare qui davanti a voi, magari un po' invecchiato, a parlarvi di Sherlock 23! (ride)

Guy, lei è un autore che deriva dal cinema indipendente. Joel, Lionel, scegliere un autore indipendente per un blockbuster porta ad avere una marcia in più? Pensate di portare avanti quest'idea, magari su altri franchise?
J. Silver: Sarebbe bellissimo continuare a farlo. È stato un successo, e ci ha permesso di avere uno stile fantastico e originale.
G. Ritchie: Questo è un periodo unico, i film indipendenti stanno accrescendo la loro popolarità, ridimensionando quella dei blockbuster. Questo film dimostra che si possono combinare entrambe le cose.

In questo film c'è molto 'girl power' [Robert Downey Jr. sorride]: Mary ha un ruolo più determinante rispetto al primo film, e c'è il nuovo personaggio di Sim, anche se avete deciso di mettere un po' più in ombra il personaggio di Irene. Come mai?
G. Ritchie: Il 'girl power' è molto importante, i personaggi femminili danno tanto. Purtroppo, per Irene, avendo a che fare con Moriarty, dovevamo operare delle scelte, e sapevamo già che dovevamo metterla in disparte, prima o poi. Lo sapevamo già durante la lavorazione del primo film.

L. Wigram: Inoltre tengo a sottolineare che Kelly Reilly è fantastica nella parte di Mary.

E cosa ci dite del personaggio di Mycroft, che era solo accennato nel primo film?
G. Ritchie: Era già lì, infatti. Dovevamo solo palesarlo.

L. Wigram: Mycroft è un bel personaggio, e Stephen Fry era perfetto per la parte. A lui sarebbe piaciuto fare anche Sherlock e Moriarty. Ma l'idea di portare sullo schermo Fry nelle vesti di Mycroft è stata di un nostro noto amico sherlockiano, Chris Martin.

Chris Martin, il frontman dei Coldplay?
L. Wigram: Proprio lui.

Come vi siete approcciati con i punti focali dello Sherlock letterario?
R. Downey Jr. Sapevamo che la storia stavolta doveva avere maggiore ampiezza. Non era facile, ogni tanto tornavamo a guardare alle storie originali. Ci sono venti dirette citazioni dai libri, in questo film.

Si è già parlato di derivazioni bondiane e di supereroi, derivazioni già presenti in The League of Extraordinary Gentlemen, dove tra l'altro come villain c'era proprio James Moriarty. Vi siete in qualche modo rifatti alle atmosfere di Alan Moore oltre che alle storie di Arthur Conan Doyle?
L. Wigram: Io sono un fan di Alan Moore e di James Bond, ma la fascinazione è venuta automatica, spontanea, non volontaria.

Robert, si è appassionato anche più del solito al progetto rispetto ad altri: quanto ci hai messo di tuo in Sherlock?
R. Downey Jr.: Prima si parlava di Girl power. Be', l'altra produttrice è mia moglie! Ci tenevamo molto a questo progetto, sì. Qullo che la gente si è goduto è anche frutto dell'immenso rispetto che abbiamo avuto per il progetto e tra noi realizzatori, e che si rispecchia nel rispetto che Sherlock e John provano l'uno per l'altro. Sappiamo benissimo che spesso il sequel di un film di successo rischia di essere una schifezza e tradire le aspettative, quindi ci tenevamo tantissimo a fare tutto per bene.

G. Ritchie: L'interesse per questo personaggio è sempre attivo da più di cento anni. L'entusiasmo è stata la spinta per questo progetto, anche discutendo animatamente fra di noi. Ma siamo felici del risultato.

J. Silver: Susan, la moglie di Robert, che non è qui perché è incinta [Robert sorride], ha creduto tantissimo in questo film, era attaccatissima al progetto. È stato un processo complicato, esplosivo, e ne siamo tutti orgogliosi. Arrivati a questo punto, considero questo come il miglior sequel che abbia mai realizzato.

G. Ritchie: Eravamo sempre lì a creare e pensare e dire “Come lo possiamo migliorare?”. Poi arrivavamo sul set, eravamo per pronti per girare, arrivava qualcuno e contribuiva ancora.

L'intervista continua a pagina 2!

Ma non siete mai stati tentati di vestire Robert con mantellina e cappello tipico? O eravate interessati a spingere sul lato 'selvaggio' del personaggio?
G. Ritchie: Il cappello tipico mi sarebbe piaciuto averlo, ma non dovevamo rifarci all'estetica inconografica e più conosciuta, perché non è tratta dalle idee originali di Doyle.

R. Downey Jr. Apro una parentesi per ringraziarvi di essere venuti qui in tanti, nonostante fosse domenica. In America non sarebbe successo! La mantellina è una cosa aggiunta dopo, non è una caratteristica segnalata da Doyle. Io comunque ho spinto tanto sul travestitismo del personaggio, ne volevo almeno cinque di travestimenti! Compresa la disgustosa versione che mi trasforma in una donna orribile. Guy, tu non vedevi l'ora di vedermi vestito da donna, vero? (ride)

G. Ritchie: Esatto, non vedevo l'ora! (ride)

Holmes e Watson sono molto attaccati. Quasi un rapporto d'amore platonico...
L. Wilgram: Naturalmente sono solo migliori amici. Abbiamo costruito il loro rapporto a partire da quel che Doyle scrive nei libri.

Robert, ha fatto nuovi studi sulle arti marziali per questo film?
R. Downey Jr. Tramite l'azione fisica, volevamo conferire emozioni alle scene. Guy è appassionato al Jujitsu, io pratico da anni il Wing Chun. E per Sherlock ci siamo inventati come potesse essere il baritsu accennato da Doyle in un libro. Sherlock è un po' come un gatto, scattante e letale.

Robert, il suo Sherlock è un personaggio molto carismatico. Dice che potrà rivaleggiare in popolarità con Jack Sparrow?
R. Downey Jr.: Io e Johnny siamo amici, non rivaleggeremmo mai. (ride)

Non avete paura che il personaggio abbia una deriva troppo action e perdiate l'elemento investigativo per strada?
È un pericolo, ma ne abbiamo parlato e discusso tanto per scongiurarlo. Il mercato americano, chiaramente, chiede tanta azione, ma il personaggio è europeo e molto apprezzato anche da voi, in Europa e in Italia. Ci stiamo pensando tanto, da questo punto di vista, per un eventuale terzo episodio.

Il duetto fra Robert e Jude è notevole, e c'è una grande alchimia. Guy, come li ha aiutati a crearla?
G. Ritchie: C'era chi diceva che il 90% del lavoro di regia consiste nello scegliere il cast giusto. Trovare il partner adatto per Rob, sulla carta, era difficilissimo, ma dopo aver trovato Jude ci siamo rasserenati, siamo stati felici e sicuri.

R. Downey Jr. Jude purtroppo non è qui perché impegnato sul set. Credo che non saremmo qui con un secondo film se Guy non avesse scelto le persone adatte. Certe cose si perdono quando si torna su certe storie, invece qui abbiamo aggiunto, e Watson racconta la storia in maniera drammatica proprio come nei libri.

Robert, lei è molto versatile ma al momento è anche parecchio legato a due personaggi in particolare, Sherlock e Tony Stark. Come vive questa cosa?
È difficile concentrarmi su più cose in contemporanea. Non potrò essere un eroe a vita, comunque: quante volte puoi essere un eroe d'azione senza arrivare a un punto tale da far pensare che devi andare in pensione? (ride).

In questo secondo film si accentua molto l'aspetto militaristico, si parla di armi, guerre. Ci parlate di questo aspetto?
G. Ritchie: Ci siamo ispirati alla storia moderna di quel periodo. Moriarty vuole portare le nazioni sull'orlo della guerra mondiale con quasi trent'anni di anticipo, e abbiamo cercato di essere realistici, sia per quanto riguarda gli equilibri che le armi sperimentali che si vedono nel film.

Sherlock Holmes: Gioco di ombre uscirà nei cinema italiani dal 16 di dicembre, in 600 copie.
Vi aspettiamo, a mezzanotte, nuovamente sulle nostre pagine, per la recensione al film che arriverà con la complicità delle tenebre!
Si ringrazia Warner Bros. per la collaborazione.

Che voto dai a: Sherlock Holmes: Gioco di Ombre

Media Voto Utenti
Voti: 49
7.4
nd