Intervista Planes: incontro coi doppiatori

Gianluca Terranova, John Peter Sloan e Gianfranco Mazzoni ci raccontano la loro esperienza di doppiatori

Intervista Planes: incontro coi doppiatori
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Arriva al cinema Planes, il nuovo film Disney che riporta lo spettatore nell’apprezzato mondo di Cars. Questa volta, come suggerisce il titolo stesso, i protagonisti della storia sono degli aerei, in particolare Dusty, un aereo agricolo che sogna di gareggiare accanto ai più grandi campioni di velocità. Ma, come spesso succede nel mondo Disney, accanto ai nuovi personaggi è facile incontrare anche vecchi amici, di quelli che incontrare ancora una volta può solo farti piacere. Scelto come film di apertura della sezione Alice nella Città dell’ottava edizione del Festival internazionale del Film di Roma, Planes è stato presentato ieri da tre voci davvero speciali: Gianluca Terranova, John Peter Sloan e Gianfranco Mazzoni, rispettivamente i doppiatori italiani scelti per i personaggi di El Chupacabra, Bulldog e Brent Mustangburger. Dopo un divertente red carpet che ha trasformato l’accesso dell’Auditorium Parco della Musica in una pista d’atterraggio, i tre talent si sono fermati a chiacchierare con noi per raccontarci la bellissima esperienza vissuta con Planes.

Rifacciamolo!

Una chiacchierata tra pochi che, in breve tempo, si trasforma in uno scambio di battute tra vecchi amici. Quando incontriamo Gianluca Terranova, John Peter Sloan e Gianfranco Mazzoni, l’alchimia tra i tre è talmente grande da trasformare subito l’atmosfera, rendendola piacevole e simpatica. Si interrompono a vicenda, si prendono in giro rievocando i battibecchi dei loro personaggi in Planes, si divertono a immaginarsi un ipotetico sequel o, addirittura, uno spin-off... perché lavorare in un film Disney, seppure solo nei panni di doppiatore, è una di quelle esperienze che ti entrano nell’anima e che vorresti subito ripetere. Ad accompagnarli nella chiacchierata c’è anche Roberto Morville, direttore creativo di The Walt Disney Company Italia.

RM: Con Planes ci siamo divertiti in maniera particolare, perché ci sembrava un film che si presta con dei personaggi molto sopra le righe. Abbiamo Gianluca che qui si cimenta nell’inedito ruolo di aviatore e, tra l’altro, canta una canzone bellissima che fa innamorare Azzurra. Ci voleva davvero una voce come la sua che, devo dire, mi emoziona tantissimo. Gianfranco ormai è un’istituzione, ormai se non c’è lui non si può fare un film. Poi è un appassionato di macchine, quindi chi meglio di lui. Poi mi divertiva moltissimo l’idea di Bulldog, questo aereo prettamente british e mi sono ricordato di quello che si faceva nelle commedie degli anni 70, mi piaceva l’idea di avere un doppiatore davvero inglese. E lui era davvero entusiasta. Ci hanno messo tutti un grande entusiasmo ed è una cosa magnifica. Gianfranco sono giorni che mi chiede quando facciamo il prossimo, quando c’è il sequel. I figli di Gianluca sono impazziti... lavorare così è davvero bello.

Quindi vi ritroveremo tutti nel sequel?
RM: Speriamo che ci sia un sequel!
GT: Speriamo che ci siano i personaggi!
GM: Bhe, per me è il terzo, perché il mio personaggio era presente anche in Cars e Cars 2, quindi lunga vita a Brent Mustangburger. In pratica la Mustang è una celebre macchina della Ford che dal 1964 viene prodotta ancora adesso, Burger invece si rifà a un famoso commentatore americano: hanno voluto creare questo personaggio presente già in due cartoni, questo è il terzo e speriamo che sarà presente anche prossimamente.
JS: Vabbè Bulldog è vecchio, quindi non lo so; se non torna Chupacabra penso che ci sarà una ribellione dei bambini, perché ci deve essere per forza!

Que viva El Chupa!

Com’è stato adattare le vostre voci a questi personaggi, che avevano già delle loro precise caratteristiche?
JS: Per me è stato molto semplice, perché Bulldog mi ricorda molto mio nonno, che si lamentava sempre ma tutti lo amavano. Dovevi stare molto attento a quello che dicevi quando c’era lui e questo aereo è uguale. Non ne fa scappare uno... Chucapra è stata la prima delle sue vittime. È molto molto inglese, di quelli vecchia scuola.
GT: El Chupacabra lo prendono tutti in giro, perché lui è un po’ così, spocchioso, esuberante... ma alla fine, insomma, è quello che si rimorchia Azzurra!
JS: Quello che prende la donna!
GT: Io non è che vorrei dire niente, ma intanto è un personaggio vincente in amore, grazie anche all’aiuto di Dusty. E poi è un eroe positivo, perché è prorompente, ma quando c’è da aiutare Dusty mette da parte qualsiasi cosa.
JS: Se non c’è Azzurra aiuta chi vuole, se c’è Azzurra no.

Lei è un cantante lirico, come si è avvicinato al doppiaggio?
GT: Io avevo già doppiato il mio film, Caruso, dell’anno scorso. Ma doppiare me stesso è completamente diverso. Quando ho visto El Chupacabra, nel canto, mi sono subito detto che non poteva essere un tenore. Questo è un brano molto soft e quindi, grazie al mio background di pianobarrista poppettaro di altri tempi, sono riuscito a imitare Julio Iglesias. È una cosa a metà strada tra Iglesias e Bobby Solo. Come attore all’inizio ero poco sulle righe, facevo questa recitazione più naturale propria del film che avevo fatto. Ma io sono un tenore, non sono né un attore né un doppiatore. Ho avuto la fortuna che Roberto Morville ci ha messo un grande direttore del doppiaggio, che è Carlo Valli, a cui mi sono ispirato. Un’esperienza fantastica comunque: con Dusty fa l’amico, ma... ma facciamo un film solo con El Chupacabra! Siamo tutti un po’ come lui.
JS: Mettere Bulldog e Chupacabra insieme è stato molto carino, il loro contrasto è fantastico! Però lui, da buon messicano, ha cuccato! Tutta scena... e poi, con l’italiana!
GT: Certo, perché ci provi e ci provi e alla fine qualcosa esce.
JS: Si, ma se c’era Bulldog mica ce la facevi!

Da Cars a Planes

Signor Mazzoni, in questo caso si passa dalla terra agli aeroplani...
GM: Io però sono sempre una macchina! Io ho avuto il vantaggio di interpretare una macchina che fa il mio stesso lavoro nella realtà, quindi non è che ho dovuto cambiare molto. Però è chiaro che anche io ho dovuto studiare molto bene il personaggio e capire se, passando da Cars a Planes, dovevo cambiare qualcosa. Ma alla fine era sempre una telecronaca. È stato molto divertente, ma anche molto professionale. Carlo Valli mi ha consigliato di essere molto naturale, di fare una telecronaca come se fossi davvero in pista a seguire un Gran Premio. I ragazzi (gli spettatori, ndr) avvertono se tu sei vero o se si tratta di qualcosa di artefatto, abbiamo trovato una chiave giusta per affrontare questo lavoro. Con grande slancio e professionalità. Bisogna essere veri e cercare di trasmettere questa emozione che vivi, anche quando fai la telecronaca.
RM: Questo è un particolare importante. Nella scuola tradizionale, nel cartone animato ci sono queste voci molto caratterizzate, che sono divertenti. Questo è un film di animazione, ma è come se avesse dei protagonisti in carne e ossa, per questo cerchiamo sempre la spontaneità e la verità del personaggio. Vogliamo che sia reale!

Avete trascorso tantissimo tempo con questi personaggi: che cosa avete imparato da loro? Che cosa vi hanno lasciato?
JS: Ahh... io come profilo di Facebook ho lui! Lui è il mio amore, sono subito andato al negozio Disney a ordinare il mio Bulldog. Adesso prendo anche Chupa!
GT: Immagina un tenore serio, o quasi serio, che canta in tutti i teatri del mondo, che si mette sulla propria pagina El Chupacabra...!
JS: Quando ho visto il film ho detto a tutte le persone che erano accanto a me «Guarda che lui, quello che ha dato la voce a Ciucciocapra, si io lo chiamo Ciucciocapra, lui è un cantante bravissimo!», poi lui ha fatto la serenata e ho detto «Vabbè, dai, non è il suo stile questo!».
GT: Se nell’Opera lirica italiana ci fosse l’entusiasmo che c’è in un film Disney, forse andrebbe meglio. E io ho fatto El Chupacabra sperando di poter parlare ai più piccoli anche della nostra cultura.
GM: Una cosa curiosa... Noi realizziamo delle cronache per la Formula Uno per un pubblico molto vasto, ma non avevo mai considerato che in questo pubblico potessero esserci anche dei bambini. Attraverso Planes e Cars mi è venuto dentro e quando siamo in pista, cerco dei termini giusti, più comprensibili, traduco i termini dall’inglese all’italiano e ci metto anche un po’ di gioco, certo senza esagerare, per non passare da un eccesso all’altro... Ma ho cominciato a pensare che c’è anche un pubblico di ragazzi che si avvicina al mio lavoro.

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