Pirati dei Caraibi 5: intervista ai registi Espen Sandberg e Joachim Ronning

Nel corso della premiere europea a Disneyland Paris, i registi Espen Sandberg e Joachim Ronning hanno parlato del loro ultimo lavoro.

Pirati dei Caraibi 5: intervista ai registi Espen Sandberg e Joachim Ronning
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Sono giovani, entusiasti e pieni di talento: Espen Sandberg e Joachim Ronning, i due registi norvegesi de Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar, il quinto e forse ultimo capitolo della saga in sala da oggi 24 maggio, hanno letteralmente effettuato un cambio nella rotta del capitano Jack Sparrow interpretato da Johnny Depp. Con il loro lavoro il cerchio si chiude, molte domande trovano risposta e il passato dei protagonisti emerge in tutta la sua forza. Il passaggio di testimone da Gore Verbinski (dietro la macchina da presa per i primi tre film) e Rob Marshall (per il quarto) avviene con un mix a dir poco esplosivo di humour ed action. I due, che si conoscono dall'infanzia, ragionano e si muovono all'unisono, un po' come i fratelli Cohen, a detta di Javier Bardem (il nuovo villain Armando Salazar), che li considera come "un mostro a due teste". Intesa come un complimento, la frase la dice lunga sulla sintonia dei registi, candidati all'Oscar per Kon-Tiki e giunti alla ribalta una decina d'anni fa con Bandidas. La responsabilità e l'onore di chiudere un franchise di questo calibro li ha solo spronati ad alzare l'asticella della qualità produttiva già altissima, come hanno raccontato durante la premiere europea a Disneyland Paris. La location non è casuale: la storia è nata proprio da un'attrazione del parco divertimenti e si è trasformata in un fenomeno cult. Tra maledizioni, ciurme fantasma, legami improbabili tra genitori e figli, cameo eccezionali (sir Paul McCartney) e batticuori inattesi, ecco la ricetta del successo di questo duo instancabile.

Everyeye: Cosa vuol dire dirigere una "ciurma" di questa portata?

Ronning: Per noi vuol dire confrontarsi con un mito, quel tipo di avventura per famiglie firmata da Steven Spielberg con cui siamo cresciuti da piccoli e che ci ha ispirato a diventare registi. Ci sono sempre piaciute le storie che avessero un cuore e riuscissero a mescolare i sentimenti con l'azione e, perché no?, anche la paura.

Everyeye: Quanta pressione avete provato a lavorare per la prima volta come un budget da capogiro del genere?

Sandberg: Nel film moltissime sono le scene complesse che richiedono tempo e sforzi produttivi, ma non ci siamo tirati indietro.
Ronning: Il budget ci ha permesso una maggiore libertà, ma i principi dello storytelling restano gli stessi a prescindere dall'investimento di denaro iniziale. In questo caso cambia solo il numero di persone che ti aiuta e ovviamente tutte loro sono i numeri uno nei rispettivi campi. Pensa che le riprese in Australia però sono durate 94 giorni, meno rispetto ai capitoli precedenti, ma se aggiungi un anno e mezzo di post-produzione e il lavoro di preparazione si arriva in totale ad un lavoro lungo tre anni.

Everyeye: Un esempio di scena che avete voluto inserire a tutti i costi?

Ronning: La scena in cui Johnny Depp ha a che fare con la ghigliottina, un classico dell'umorismo fisico portato ad un altro livello. D'altronde penso che il nostro lavoro consista anche in questo, aggiungere situazioni del genere alla sceneggiatura. Certo, poi ti accorgi che per ogni idea del genere o il saltello sui cannoni delle navi magari poi il costo lievita di svariate migliaia di dollari...

Everyeye: È stato difficile mantenere una continuità e al tempo stesso rinnovare il franchise?

Sandberg: La nostra intenzione era di proporre qualcosa di fresco e nuovo senza cambiare l'anima del franchise.

Everyeye: Ha contribuito un super cattivo come Bardem?

Sandberg: Assolutamente, il villain più temibile di tutti, che ha richiesto uno sforzo incredibile per farlo sembrare un fantasma o un'entità non-morta ma al tempo stesso diverso dal solito immaginario, con un look che suggerisce il disfacimento, la disintegrazione della natura umana, con le ferite del passato a vista come perpetuo ricordo dei misfatti passati.

Everyeye: Comunque si tratta di un bel salto dai film indipendenti...

Ronning: Lo è e confesso una certa dose di agitazione, ma poi abbiamo capito di essere sulla stessa lunghezza d'onda della Disney, inoltre il produttore Jerry Bruckheimer è sempre molto protettivo nei confronti dei registi e ci siamo sentiti sempre al sicuro. Veniva incontro ad ogni nostro dubbio e richiesta, quindi il processo si è svolto in maniera molto organica.

Everyeye: Le voci sulle difficoltà di lavorare con Johnny Depp sono fondate?

Ronning: Assolutamente no, mai avuti problemi sul set. Siamo stati fortunati ad avere un cast affiatato con cui abbiamo lavorato sempre fianco a fianco per tirare fuori il meglio.

Everyeye: Si dice che il capitolo cinque sia l'ultimo. E se così non fosse?

Sandberg: Noi speriamo ovviamente che non lo sia perché vorremmo tornare a farne parte, visto che lo amiamo da tantissimo tempo e ci auguriamo di aver regalato ai fan un'esperienza straordinaria.

Everyeye: Una curiosità tecnica: perché non avete girato in mare con gli attori?

Ronning: Le riprese in mare richiedono il doppio del tempo e non le puoi rifare con leggerezza, soprattutto se notturne, come quelle di cui avevamo bisogno noi...

Everyeye: La famosa sorpresa dopo i titoli di coda era stata prevista così dal principio?

Ronning: Inizialmente Orlando Bloom avrebbe dovuto avere un ruolo più piccolo ma poi sembrava giusto rendere omaggio alla storia iniziale e quella scena, girata in una giornata a Londra, siamo sicuri renderà i fan felicissimi. Ne è valsa la pena ed è stato un regalo inaspettato...

Un ricordo che non dimenticherete mai?

Ronning: "Dirigere" sir Paul McCartney durante la registrazione della sua voce. Ha ammutolito tutto il set, quasi fosse un incantesimo...

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