Intervista Magnifica presenza - Conferenza stampa

Il cast del nuovo film di Ferzan Özpetek incontra la stampa milanese

Intervista Magnifica presenza - Conferenza stampa
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Si è tenuta nella splendida cornice dell’Armani Hotel di Milano la conferenza stampa di Magnifica presenza, nona fatica registica dell’italo-turco Ferzan Özpetek in uscita questo weekend con circa 400 copie e interpretata da un cast corale dove si riscontrano nomi del calibro di Elio Germano, Giuseppe Fiorello, Margherita Buy, Vittoria Puccini e Paola Minaccioni, tutti presenti insieme allo stesso regista e al produttore di Fandango Domenico Procacci.
Di seguito le più significative dichiarazioni dei realizzatori.

Ferzan, un tema ricorrente in tutti i suoi film è la memoria, i morti in qualche modo ritornano sempre. Questo è anche una sorta di monito dal mondo del passato o è proprio una sua ossessione personale?

Ferzan Özpetek: Sicuramente è una cosa mia, ma la si può trovare anche in recentissimi titoli come The Artist e Midnight in Paris, che non ho ancora visto ma che spero di recuperare al più presto.
Io la chiamo “nostalgia del presente”, che in qualche modo accomuna tutti i personaggi dei miei film e di quest’ultimo in particolar modo, e anche per le “presenze” è la stessa cosa, perché loro sono morti ma non sanno di esserlo e continuano ad andare in scena. In sostanza, il presente dei miei personaggi non è ciò che loro vogliono veramente, e quindi si sentono sempre costretti ad andare a cercare il passato. Questa è una caratteristica che accomuna anche me, perché quando scrivo le storie e creo i personaggi non voglio soffermarmi solo sul loro presente ma mi piace scoprire quello che era il loro passato.
E lo strumento che ci permette di far riaffiorare nella nostra mente i ricordi è proprio la memoria. Da questo punto di vista amo molto le persone anziane, perché rappresentano la testimonianza diretta col passato e sono le uniche persone in grado di dirci cosa è accaduto veramente in un determinato momento.


Ferzan, i fantasmi erano già nel finale di Mine vaganti (2010). Sembra che lei voglia quasi formare una compresenza tra presente e passato. . .

Ferzan Özpetek: Sì, assolutamente sì. E anche ne La finestra di fronte, ma qui, appunto, ancora di più. E’ anche questa una cosa che si associa alla mia ossessione per il passato, che io non voglio vedere come una cosa macabra o malinconica ma, al contrario, positiva. Non mi piace catalogare come fantasmi coloro che tornano dal passato, ma preferisco definirli “presenze”, perché la presenza dice già molto della persona nella sua integrità.


Elio, ma il provino che hai sostenuto con Ferzan era proprio come quello che vediamo nel film?

Elio Germano: In realtà con Ferzan non abbiamo fatto veri e propri provini fisici ma più che altro “mentali”. Abbiamo cominciato a parlare del film e da lì abbiamo sviluppato il personaggio. Alla fine, il lavoro che abbiamo fatto è stato veramente la costruzione di una persona e del suo fantasma, che alla fine era diventato quasi un amico in comune. Dunque, era come se stessimo veramente raccontando la vita di qualcuno.


E per quanto riguarda le figurine?

Elio Germano: Mah, le figurine sono nate da una serie di passaggi, perché dovevamo raccontare un momento di solitudine. Io non sono mai stato un collezionista di figurine, ma da quando ho iniziato a lavorare sul mio personaggio, sui suoi interessi e le sue ossessioni, mi sono trovato anch’io realmente a coltivare questo hobby.
E’ una cosa che racconta molte cose del personaggio: ci troviamo a che fare con un attore, e nel suo collezionare le figurine, oltre al fattore della memoria che ritorna anche qua, viene rievocata soprattutto quella sorta di ossessione tipicamente attoriale del perfezionismo e della precisione a ogni costo nel far combaciare le figurine al bordo del rettangolo senza uscire.


Margherita, che regista hai trovato in Ferzan rispetto a Le fate ignoranti (2001)? Che atmosfera regnava sul set?

Margherita Buy: Con Ferzan siamo grandi amici da diverso tempo, a volte ci prendiamo anche in giro, ma lavorare insieme è sempre una cosa piacevole per entrambi. Lui scrive delle sceneggiature bellissime, gigantesche, e riesce - non so come - a condensarle in unico film raccontando ciò che veramente vuole.


Ferzan, c’è per caso un collegamento tra i titoli di testa, con quell’occhio in primissimo piano che si trucca, e i titoli di coda con quel lungo piano sequenza che è, se vogliamo, una sorta di omaggio alla sua capacità di reggere tempi di ripresa così lunghi?

Ferzan Özpetek: Il primo piano sull’occhio mi è venuto in mente appena ho guardato Beppe Fiorello truccato e ho deciso che quella dovesse assolutamente essere la sequenza di apertura. Il finale, invece, è da prendere come un mio personale omaggio a Pirandello. Le due cose, insomma, sono senz’altro collegate, perché, in qualche modo, c’è sempre un ritorno o comunque un richiamo.


Domenico, come fa Ferzan a raccontarti i film che vuole fare?

Domenico Procacci: Lui, solitamente, mi racconta più di una storia, mi presenta tre o quattro idee e insieme decidiamo qual è quella che più vale la pena sviluppare. E’ capitato, in alcuni casi, che partissimo con un’idea e ci accorgessimo in seguito che non era quella giusta o che la stavamo sviluppando in modo sbagliato, e quindi siamo ripartiti daccapo.
Il soggetto di questo film trae ispirazione da un fatto realmente accaduto a un nostro amico ed era uno spunto davvero molto divertente ma anche molto interessante a livello di contenuti.
Poi, c’è da dire che le storie di Ferzan cambiano molto non solo quando le sviluppa ma anche durante le riprese. A lui piace coinvolgere tutte le persone che lavorano sul set, di modo che ognuno possa esprimere la sua opinione.
Personalmente, non ho mai visto nessuno lavorare come Ferzan. . .


A tal proposito, in che modo gli attori contribuiscono a creare qualcosa che non era previsto nel copione? Che libertà vi lascia Ferzan?

Giuseppe Fiorello: La misura è proprio questa. Ferzan ci induce sempre alla discussione e alla proposta di idee, e il problema subentra quando l’idea che proponi non è quella giusta. A quel punto Ferzan fa di tutto per metterti in imbarazzo e per farti arrossire davanti a tutti (ride).

Vittoria Puccini: Una cosa molto importante che Ferzan regala agli attori è anche il tempo. Su molti set questa cosa viene spesso a mancare, invece Ferzan ci tiene molto. Vuole che tu sia veramente pronto e può passare anche mezza giornata solo per discutere insieme una scena. Secondo me, questo è davvero un valore aggiunto e una cosa in grado di metterti completamente a tuo agio.

Paola Minaccioni: L’ultima cosa che devi fare con Ferzan è arrivare sul set e recitare la battuta com’è scritta sul copione. Pretende da te la massima complicità con il personaggio che interpreti e non vuole assolutamente che “reciti”.

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