Intervista Le vacanze del piccolo Nicolas: Laurent Tirard

Tratto dai fumetti di Goscinny e Sempé, il simpatico Nicolas torna al cinema per una nuova, buffa avventura: a portarlo in sala nuovamente il francese Laurent Tirard, che ci racconta la sua esperienza sul set.

Intervista Le vacanze del piccolo Nicolas: Laurent Tirard
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L'anno scolastico è giunto al termine e il tanto atteso momento delle vacanze è arrivato. Il piccolo Nicolas, i suoi genitori e la nonna partono tutti insieme in automobile diretti al mare, luogo dove il ragazzino stringerò nuove amicizie, si imbarcherà in bizzarre avventure ma si caccerà anche in qualche piccolo guaio... E mentre anche i suoi genitori ne combinano di ogni, i malintesi si susseguono e gli scherzi fioccano. Una cosa è certa: saranno per tutti delle vacanze indimenticabili quelle narrate in Le vacanze del piccolo Nicolas, secondo episodio cinematografico della saga tratta dai divertenti fumetti di René Goscinny e Jean-Jacques Sempé: a dirigere le avventure del combinaguai francese per eccellenza torna Laurent Tirard, già regista de Il piccolo Nicolas e i suoi genitori ma anche di Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà, pure questo tratto da un famoso albo di Goscinny. Ed è lo stesso Tirard a raccontarci la sua esperienza sul set e il ritorno sulle pagine del fumettista parigino.

DI NUOVO IN COMPAGNIA DI NICOLAS

Cosa le ha fatto venir voglia di lanciarsi ancora una volta nell'avventura del Piccolo Nicolas?
Essendo Il Piccolo Nicolas una serie a fumetti, abbiamo subito ipotizzato un seguito che, dopo il successo riscosso dal primo film, è diventato un imperativo. Affrontando l'aspetto delle vacanze, ho ripensato ai film della mia infanzia, come Le vacanze di Monsieur Hulot o Hôtel de la plage, e mi sono detto che questo tema ci avrebbe permesso di avventurarci in un ambiente diverso e di evocare la spensieratezza delle vacanze estive negli anni '50 e '60. È stato questo aspetto, il cambiamento di universo e di tono, a farmi venire la voglia di ricominciare.

Quali sono i suoi legami con questo personaggio?
Quando da piccolo leggevo Il Piccolo Nicolas, provavo un senso di identificazione molto forte: mi paragonavo senza difficoltà a quel bambino che ha nei confronti della vita uno sguardo un po' sfasato poiché la osserva attraverso il prisma della sua immaginazione.

Nella scrittura della sceneggiatura si è sentito più libero rispetto alla prima volta?
Per il primo film, Grégoire Vigneron, il mio co-sceneggiatore, e io sentivamo il peso della responsabilità: l'adattamento doveva essere il più fedele possibile. Questa volta avevamo a disposizione meno materiale, perché esiste una sola raccolta che descrive le vacanze estive di Nicolas quando viene mandato in colonia. Questo ci ha di fatto permesso una più ampia libertà di immaginazione. Inoltre, dopo aver superato la precedente prova e aver acquisito la fiducia di Anne Goscinny, di Jean-Jacques Sempé e del pubblico e dopo esserci impadroniti del personaggio, sentivamo di poterci lasciare andare e di poter inventare più cose.

novità e ritorni

Quali sono state le principali sfide questa volta?
Era necessario evitare la concatenazione delle piccole cronache che caratterizza i libri e trovare una vera e propria trama dotata di un filo conduttore. Ma mettendo in parallelo diverse storie, quella di Nicolas e di Isabelle, quella dei genitori, quella del padre di Nicolas con il suo capo, siamo riusciti a intrecciare più filoni narrativi rispetto al primo film.

La sceneggiatura concede ampio spazio agli adulti. È stato intenzionale fin dall'inizio?
Non lo avevo del tutto previsto. Nel primo film, avevamo ritenuto opportuno dare importanza agli adulti per consentire a tutti gli spettatori di apprezzare la storia. E in realtà era stato estremamente piacevole lavorare sul carattere dei personaggi, in particolare quello della madre, che abbiamo dotato di una certa verve comica. Abbiamo dunque voluto svilupparli in questo secondo film.

Ha approfittato del film per rievocare dei ricordi personali?
Non mi ero fatto scrupoli a farlo neanche nel primo film. Ne Il piccolo Nicolas e i suoi genitori molti degli aneddoti vengono direttamente dalla mia infanzia. Nel secondo film, ho preferito inserire i miei riferimenti cinematografici. È riconoscibile Jacques Tati, ma ci sono anche allusioni a Hitchcock, Kubrick, Bardot e Fellini, in particolare a Psyco per la scena della doccia. Il film è una sorta di omaggio al cinema con cui sono cresciuto e che mi ha nutrito.

Visto che i giovani eroi del primo film sono cresciuti, ha dovuto ricomporre interamente il cast dei bambini. È stato complicato?
No, ho visto una quindicina di ragazzini per scegliere il protagonista, ma è stato un processo piuttosto rapido. La selezione del cast è molto diversa con i bambini: non sono consapevoli della posta in gioco, non sentono tanto la pressione e sono molto più spontanei. L'idea è un po' quella di invitare dei piccoli amici uno a uno e di giocare insieme a loro. Cerco sempre di rendere il momento del provino il più possibile ludico, proponendo esercizi e improvvisazioni. Mi dà un grande piacere e mi vengono sempre un sacco di idee.

Oltre a Kad Merad e Valérie Lemercier, ha scritto pensando a nuovi attori per i ruoli adulti?
Ad esempio ho scritto il personaggio del produttore italiano per Luca Zingaretti che avevo felicemente diretto in Asterix e Obelix al servizio di Sua Maestà. Sentivo che aveva una grande potenzialità comica.

Le piacerebbe realizzare altri capitoli del Piccolo Nicolas?
Lo farei con immenso piacere. Ma, dopo questi due film e l'adattamento di Asterix, vorrei prima concentrarmi su una sceneggiatura più personale.

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