Intervista Iron Man, Max Pezzali e Tony Stark

Cantante e opinionista nerd, Max Pezzali ci racconta Tony Stark

Intervista Iron Man, Max Pezzali e Tony Stark
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Prendete Robert Downey Jr. Un pazzo, per dirla in senso buono e affettuoso. Attore così amato dal pubblico mondiale, empatico e appassionante, furiosamente spavaldo nei suoi personaggi quanto fragile e nutrito di buoni sentimenti dentro. Venature eclettiche serpeggiano nella sua anatomia recitativa, rendendolo interprete ideale per personaggi sui generis, e comunque fuori dalla norma, da quando ha impersonato Chaplin nel biopic Charlot al noto Sherlock Holmes negli omonimi film di Guy Ritchie, arrivando naturalmente all’apice, ovvero Iron Man, tratto dall’omonimo personaggio dei fumetti Marvel e una delle saghe cinematografiche di maggior successo derivate dagli albi della casa editrice. Era il 2008 quando per la prima volta Tony Stark venne interpretato da Downey Jr. in Iron Man, quinto film dedicato a questo ambiguo personaggio - ma i primi quattro sono film d’animazione, quindi si può affermare che sia il primo vero film dell’eroe in armatura giallo-rossa, perlomeno “in carne ed ossa”. Il film di Jon Favreau e soprattutto l’azzeccata scelta di Robert Downey Jr. per il personaggio di Tony Stark, geniale ingegnere, ereditiere multimiliardario, spavaldo arrogante esibizionista quanto contraddittorio coraggioso e pieno di buoni propositi. Anche Gwyneth Paltrow è ammirevole nel ruolo della delicata e ancillare Pepper. La coppia ha fatto boom d’incassi ed è tornata nel 2010 in Iron Man 2, cui si unisce nientemeno che la bomba sexy per eccellenza degli anni zero: Scarlett Johansson è la Vedova Nera e si unisce a questo simpatico e adrenalinico quadretto anche per l’appuntamento nel 2012 di The Avengers (in cui il predominio carismatico e umoristico di Stark/Downey era così forte che se n’è parlato come di un nuovo Iron Man). Ma ora l’attenzione è tutta puntata su Iron Man 3 (lodevole sintesi dei titoli, in un panorama in cui le saghe alternano nomi spesso lacaniani), epica conclusione di un ideale trittico di formazione di un uomo diviso tra sogni e paure, tra debolezze e nobiltà d’animo. Ora Tony Stark è chiamato alla prova finale, a fronteggiare tutti i suoi demoni: il Mandarino è lo spietato villain di quest’apocalittica conclusione, in cui immaginiamo almeno leggermente calerà l’ironia tipica dei capitoli precedenti per controbilanciare con la sfida di Iron Man, ultimo grande cavaliere della società “capitalista” per così dire, armatura impenetrabile che fa da scudo a un uomo fragile.

STESSA STRADA... MA NON STESSA STORIA

Abbiamo incontrato un appassionato sfegatato dei fumetti e dei film Marvel: quando Max Pezzali non è la voce degli 883 si cala nell’universo supereroistico del pantheon marveliano e, a ben guardare, Tony Stark sembra proprio incarnare i dubbi e le paure di un adolescente cresciuto così come le ha sempre cantate Max, vera e propria icona italiana degli anni Novanta. Simpatico e alla mano, sorridente ed energico come se avesse bevuto un litro di caffè al ginseng, mi ha stretto la mano e, sorrisone chilometrico, ha fatto i complimenti per la maglietta che portavo (!). Subito ho espresso il mio dubbio più inquietante (e probabilmente che devono avergli chiesto fino ad esaurimento): “Ma se Spider-Man l’hai fatto uccidere, ad Iron Man 'che j'hai fatto'?!”.
Lui ridacchia e commenta dicendo che « finora Tony Stark ha avuto vita relativamente facile. Sì, ha affrontato situazioni delicate, però è un supereroe di successo: miliardario, azienda tecnologica Stark Industries con le azioni che salgono al Nasdaq, donne - be', adesso si è accasato con l’ex-segretaria (la Pepper di Gwyneth Paltrow, ndr) - comunque uno scapolone d’America, garage meraviglioso, il sogno di tutti »
« E soprattutto queste armature che gli permettono di fare cose straordinarie. Il dubbio ti viene... cioè, “so' boni tutti”! Invece in questo film arriverà a essere messo alla prova, dovrà dimostrare di essere veramente un supereroe. I supereroi “veri” in teoria sarebbero quelli mutati, ma io credo che venga fuori un altro aspetto: l’essere supereroe (di Tony Stark, ndr) deriva da “supermotivazioni”, da una “superiorità antropologica”. Vuol dire avere una forza di volontà molto maggiore, avere la capacità di uscire da una situazione complicata. Deve dimostrare di essere degno eticamente di essere un eroe. Comincia ad avere una consapevolezza del mondo intorno a lui con gli Avengers, capisce che esiste un altro mondo di supereroi con i quali deve cominciare a confrontarsi e di non essere l’unico figo in città ».
Prima di salutarlo, gli chiedo qual è il punto debole di Tony Stark che gli piace di più. « La vanità. È convinto di essere troppo figo. Il bagno d’umiltà è quello che gli serve e - penso - avrà, in questa situazione».

Potete visionare il video dell'intervista nel player in pagina. Si ringraziano Disney Italia e Max Pezzali per la gentile collaborazione.

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