Intervista Iron Man 3: Kevin Feige [4]

Kevin Feige, Presidente dei Marvel Studios, ci parla di delle prospettive del film nella Fase Due del Marvel Cinematic Universe

Intervista Iron Man 3: Kevin Feige [4]
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Approfittando dell'uscita di Iron Man 3, torniamo con piacere a parlare di e con Kevin Feige, Presidente dei Marvel Studios tramite un'intervista in esclusiva italiana. Questa è la quarta e ultima parte dell'intervista: la prima potete trovarla a questo link, la seconda a quest'altro mentre la terza la trovate qui.
Oggi tratteremo delle prospettive del film e di come questo si incastri nella cosiddetta Fase Due del Marvel Cinematic Universe.

Lei ha l’abitudine di avere sul set gli sceneggiatori durante le riprese. Perché è importante avere questo apporto diretto da parte di chi “scrive” il film?
Mi piace avere gli sceneggiatori principali insieme a noi il più possibile durante la produzione, nel caso salti fuori una buona idea o un’idea migliore o se ci sono problemi sul set. Allestisci una scena, l’attore inizia a recitare le battute e c’è qualche piccolo problema con una parola qua e là e, mentre Robert è famoso per la sua improvvisazione, vuoi sempre assicurarti che quelle improvvisazioni non si discostino dalla trama.
Se qualcosa non funziona, come possiamo creare qualcosa che funzioni per la scena ma che si colleghi in maniera adeguata alla scena precedente e a quella successiva? Avere uno sceneggiatore sul set è un grande vantaggio.

Come è entrato nel film lo sceneggiatore Drew Pearce?
Avevamo sviluppato un film scritto da Drew Pearce ma alla fine non siamo arrivati alla produzione. Quando stavamo per iniziare a girare The Avengers e stavamo finendo la post-produzione di Thor e Captain America - Il primo vendicatore, mi trovavo a Londra e ho chiesto di incontrare Drew, a cui avevano appena detto che non saremmo andati avanti con il film che aveva scritto; lui era comprensibilmente deluso, ma gli ho chiesto di Iron Man 3.
Di sua iniziativa, ha scritto 25 pagine di scaletta e trattamento che costituivano una traccia delle idee che aveva in mente sull’evoluzione del personaggio. Anche se non abbiamo portato avanti tutto ciò che c’era nel documento iniziale, c’era così tanto materiale e così tanta passione che abbiamo deciso di chiedergli di unirsi a noi e di fare squadra con il regista/sceneggiatore che volevamo ingaggiare, Shane Black.
Dopo qualche esitazione iniziale da parte sia di Drew sia di Shane, nel giro di qualche settimana sono diventati grandi amici e, cosa più importante, hanno iniziato a collaborare alla grande alla sceneggiatura e Drew è rimasto con noi dall’inizio alla fine, facendo un lavoro fantastico.

Cosa di Shane le ha fatto sapere con certezza che era l’uomo giusto da ingaggiare per questo incarico?
Ne abbiamo parlato tanto e Robert [Downey Jr.] ne ha parlato tanto ed è vero che Shane [Black] di fatto è sempre stato dietro le quinte del mondo di Iron Man fin da Iron Man. Robert aveva lavorato con lui in un grande film intitolato Kiss Kiss Bang Bang, scritto e diretto da Shane e, francamente, è stato uno dei film che Jon Favreau e io abbiamo guardato quando abbiamo iniziato a considerare l’idea di chiamare Robert per Iron Man.
Robert prendeva delle scene di Iron Man e andava a casa di Shane e gli chiedeva il suo parere e Shane dava consigli interessanti, quello che mi ricordo più chiaramente era la scena all’inizio del secondo atto di Iron Man. Tony è tornato dall’Afghanistan, è scappato con indosso la Mark 1, Rhodey lo ha recuperato, Pepper lo incontra davanti al C-17 alla Base Aerea Edwards e la prima cosa che dice è che vuole organizzare una conferenza stampa.
Alla fine entra mangiando un hamburger e dice a tutti di sedersi. Parla un po’ di suo padre fino ad arrivare ad annunciare che non produrrà più armi, e la maggior parte della scena è stata scritta e ispirata dalle conversazioni con Shane Black. Quindi era sempre lì sullo sfondo ad aiutare e orientare, soprattutto Robert e il suo personaggio. Così quando arrivò il momento di trovare un nuovo regista per Iron Man 3, non dico che è stata la prima persona a cui abbiamo pensato perché si parte sempre da una lista e si scorrono tantissimi nomi, ma...
Francamente, non sapevamo se Shane fosse interessato o no, e quando è stato chiaro che Shane era interessato e abbiamo iniziato a incontrarci con lui, ci è parso evidente che dovevamo scegliere lui. Era un destino manifesto da Kiss Kiss Bang Bang, passando per l’ingaggio di Robert e finendo con Shane, che ha portato la sua energia nel franchise. Ci sono esempi di terzi episodi molto buoni ed esempi di terzi episodi deludenti e mediocri. Il nostro obiettivo è fare di questo film uno dei terzi episodi migliori e più entusiasmanti e l’unico modo che sentiamo che ci consentirà di farlo è cogliere le opportunità e non fermarsi alle consuetudini, ma uscire dagli schemi. E francamente Iron Man 3, sotto la regia di Shane Black, è quasi un altro genere. È un thriller tecnologico, come lo chiama Shane. È un ritorno agli action movie degli anni Ottanta e Novanta, con una tremenda accelerazione.
Esplora a fondo il personaggio di Tony Stark in modo grandioso, bizzarro e imprevisto e una delle peculiarità di un film di Shane Black, e Iron Man 3 ne è l’esempio migliore, sta nel fatto che quando pensi che il film stia andando a sinistra, improvvisamente va a destra. È stato divertente. Qualche volta è destabilizzante, ma è anche divertente. Probabilmente si può fare solo in un terzo episodio, quando il pubblico ha delle aspettative. Il pubblico pensa di sapere come porterai avanti qualcosa e poi tu la ribalti completamente. È stato emozionante ed è stato un modo per non cadere nella trappola del “triquel”.

Extremis si basa sulle biotecnologie, giusto?
Sì. Quando stavano lavorando a Iron Man 1, è saltato fuori un fumetto intitolato Extremis. Era scritto da Warren Ellis e disegnato da Adi Granov e dalla copertina del primo numero abbiamo capito che era il livello successivo di Iron Man e ha funzionato alla perfezione e anche i tempi erano perfetti. Abbiamo sentito che era qualcosa che avremmo potuto usare come spunto per il film. Alla fine abbiamo coinvolto Adi Granov per aiutarci con i primi disegni dell’armatura di Iron Man per il film.
Il tipo di rapporto tra Yinsen e Tony Stark, l’idea di una versione più grande della Mark 1, tutto questo è uscito da quella storia dove c’è Extremis, che è un potenziamento biologico e una sorta di arma biologica che la gente ingerisce riuscendo poi a compiere azioni spettacolari e sovrumane.
Con ogni film pensavamo “Dovremmo inserire Extremis?”. Il mio istinto diceva che era da terzo episodio. Così, quando abbiamo iniziato a sviluppare Iron Man 3, abbiamo finito per attingere alla grande da quella storia.

Che novità ci sono per quanto riguarda le armature e la tecnologia dei repulsori di Tony Stark?
Ho sempre detto che l’aspetto divertente di questo franchise è che Tony è uno sperimentatore; è un meccanico; aggiusta cose; la sua tecnologia evolve. All’inizio del film Tony sta lavorando a un sistema affinché la tuta vada da lui prima possibile. In Iron Man 1 deve stare in piedi in una struttura e lasciare che la tuta gli venga costruita attorno. In Iron Man 2 c’è la stessa idea di una struttura che richiede un po’ di tempo ed è necessaria una struttura gigante per assemblare l’armatura su di lui. In The Avengers assistiamo a un lieve progresso nella tecnologia. Se vi ricordate, Loki lo lancia fuori dalla finestra. Sembra precipitare al suolo quando richiama qualcosa parlando al suo polso e un dispositivo enorme gli va incontro volando nella sua direzione e finisce per avvolgersi intorno a lui, quella che sarà la Mark 7. Tony ha portato ancora più avanti questa idea di un’armatura che può montarsi su di lui all’inizio di questo film e abbiamo quella che chiamiamo l’armatura prensile, che consente a ogni singolo pezzo dell’armatura di volare in modo indipendente e agganciarsi a lui.
Non funziona in maniera perfetta, ma è un grande progresso che Tony utilizza in tutto questo film, cosicché ovunque si trovi, in teoria, può richiamarla e lei arriva. Non funziona sempre e nel film c’è una scena fantastica di cui abbiamo dato un piccolo assaggio ai fan quest’anno al Comic-Con con un poster omaggio che Ryan Meinerding aveva realizzato, dove non lo raggiunge l’intera armatura. Gli arrivano solo un guanto e uno stivale e deve lottare contro uno squadrone di cattivi solo con questi.
Spesso sono i limiti dell’armatura a regalare il maggiore divertimento: quando l’armatura si rompe, quando non funziona come dovrebbe, e ce ne sono diversi esempi. Ma all’inizio del film veniamo anche a sapere che non è la Mark 8 come si potrebbe pensare, dato che la Mark 7 era l’ultima armatura mostrata in The Avengers. È la Mark 42. Quindi ci sono ben oltre 30 armature che Tony ha costruito nel tempo che passa tra The Avengers e Iron Man 3 a causa della sua ossessione.
Alla fine del film le vediamo tutte e capiamo che Tony è un meccanico e ha armeggiato tutto il tempo in laboratorio a sperimentare. Ogni idea concepibile che abbia avuto in merito alla tecnologia delle armature viene costruita e archiviata nella sua Hall of Armor. E infine, dopo averne parlato per quattro film, riusciamo a vedere la sua Hall of Armor e l’enorme esercito di armature che ha costruito per se stesso.

Come si inserisce il film Marvel Iron Man 3 nei programmi complessivi della vostra Fase 2?
Quando abbiamo dato inizio ai Marvel Studios e abbiamo cominciato a fare i nostri film, avevamo l’incarico di produrre due film all’anno. Poiché avevamo deciso di collegare quei film, come era stato fatto con i fumetti, per creare l’Universo Cinematografico Marvel, ho pensato che sarebbe stato divertente non considerarli singoli film e singoli franchise tra Iron Man e Thor e Captain America, ma anche che i primi sei film da Iron Man 1 a The Avengers costituissero una sorta di Fase 1.
Ora che siamo alla Fase 2, Iron Man 3 rappresenta l’inizio di quella che sarà la Fase 2 e culminerà probabilmente con The Avengers 2. Ciò che era importante per noi nella Fase 1 era avvicinare un pubblico che probabilmente non aveva mai letto i fumetti, che non sapeva che Iron Man e Thor e Hulk abitavano tutti nello stesso universo Marvel nei fumetti e iniziare a seminare quell’idea attraverso i vari film per abituare il pubblico all’idea che questi personaggi vivono nello stesso mondo; che si tratta di un universo condiviso e tutto questo porta a The Avengers. E ha funzionato e il pubblico ha abbracciato The Avengers oltre le nostre aspettative più ottimistiche.
Ora, con l’inizio della Fase 2, il pubblico lo sa. Il pubblico sa che ci sono connessioni che portano lì e continuerà così anche ora che abbiamo la libertà e la capacità di divertirci, proprio come fanno nei fumetti. Possiamo divertire e sorprendere con i collegamenti. Ma ciò che era importante per noi in Iron Man 3, il primo film della nostra nuova Fase 2, era che si tratta di un film a parte, indipendente.
L’obiettivo è sempre stato quello di portare Tony Stark da The Avengers in un viaggio solitario e personale. Ricordiamo al pubblico che Tony Stark in sé è un personaggio incredibilmente affascinante, si deve costruire da questo. Certamente abita quel mondo dei supereroi e quell’universo condiviso, ma volevamo realizzare questa storia individuale di Tony per mostrare che sono tanto interessanti insieme quanto lo sono nelle loro evoluzioni personali.

Qual è stata la parte più gratificante di questo viaggio per lei e per Marvel?
La parte più gratificante del viaggio finora compiuto ai Marvel Studios è vedere il pubblico nei cinema di tutto il mondo legarsi a questi film. È una gratificazione grandissima vedere la gente che si affeziona a ciò che i fan dei fumetti hanno conosciuto per decenni, che questo tipo di saga continua e mitologica susciti interesse. Credo che la gente ami l’idea di andare a vedere un film che si inserisce in un contesto mitologico più ampio.

Ringraziamo Disney e Marvel per la disponibilità.

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