Intervista Il padre: Fatih Akin

Il regista de La sposa turca e Ai confini del paradiso torna nei cinema per completare la sua trilogia sull'Amore, la Morte e il Diavolo: ecco cosa ci racconta della complessa storia del giovane fabbro armeno Nazaret

Intervista Il padre: Fatih Akin
Articolo a cura di

Il nuovo film di Fatih Akin, Il padre, attualmente nelle sale, è contemporaneamente un film epico, un dramma, un film d’avventura e... un western! Pur essendo ambientata nel secolo scorso, la pellicola non potrebbe essere più attuale, purtroppo: racconta una storia di guerra e migrazione, e rappresenta il potere di amore e speranza, che permette di raggiungere obiettivi impensabili. Inoltre, Il padre è la conclusione della trilogia sull’Amore, la Morte e il Diavolo del regista di origini turche: il primo film della trilogia è stato La sposa turca, nel 2004; abbiamo avuto, in seguito, Ai confini del paradiso, nel 2007; ora, con Il padre, il cerchio si chiude esplorando il tema del “diavolo”, esaminando il male e la sofferenza che siamo in grado di infliggere al prossimo, inconsapevolmente o di proposito, mostrando il sottile confine che separa il bene dal male. La storia narrata nella pellicola ha inizio nel 1915, a Mardin, in Turchia: una notte, la polizia rastrella tutti gli uomini armeni della città, compreso il giovane fabbro Nazaret Manoogian, separandolo dalla sua famiglia. Anni dopo, sopravvissuto agli orrori del genocidio, Nazaret riceve la notizia che anche le sue due figlie sono ancora vive. Ossessionato dall’idea di ritrovarle si mette sulle loro tracce. La sua ricerca lo conduce dai deserti della Mesopotamia all’Avana, fino ad arrivare alle praterie aride e desolate del Nord Dakota. Nel corso della sua odissea incontra una serie di personaggi molto diversi fra loro: figure angeliche e generose, ma anche l’incarnazione del diavolo. Ecco cosa ci dice Akin della sua ultima fatica.

Tabù

Ci sono molti eventi su cui varrebbe la pena fare un film. Quello che più di tutti rappresenta un tabù in Turchia è senza dubbio il genocidio degli armeni. Perché ha scelto questo tema per il suo nuovo film Il padre?
Non sono stato io a scegliere il tema: possiamo dire che è stato il tema a scegliere me. I miei genitori sono turchi, dunque si tratta di un argomento che mi interessa, soprattutto per il fatto che sia tabù. Una cosa proibita cattura sempre la mia attenzione e mi spinge a saperne di più, a prescindere da quale sia l’argomento. Ho scoperto molti temi che non sono ancora stati affrontati e risolti.

Perché pensa che sia ancora così difficile per i turchi confrontarsi con questa parte della loro storia?
Se la popolazione di un intero paese subisce sistematicamente le menzogne degli storici e dei governi, se generazione dopo generazione si sente ripetere: “È una bugia. Non è successo davvero”, allora non può che interiorizzarlo, ed è questo che è accaduto alla maggior parte delle persone in Turchia. I genitori, i libri di scuola e i giornali non avevano mai dato loro una versione diversa dei fatti. Per questo non posso rimproverarli. Ma non sono d’accordo con i politici che affermano che dovremmo lasciare la storia agli storici. La storia è nostra, è della gente, appartiene a tutti.

Come si è documentato sul tema?
Credo di aver letto un centinaio di libri sull’argomento, compreso il diario di un armeno emigrato a Cuba. Ho anche fatto per la prima volta un viaggio in Armenia e ho visitato il memoriale del genocidio a Yerevan, ne ho anche incontrato il direttore Hayk Demoyan. Mi ha spiegato che molti armeni erano emigrati a Cuba per raggiungere gli Stati Uniti. Molti tra gli stessi armeni non lo sanno! Per questo ho inserito questo elemento nel film.

Il padre deve dunque essere considerato un film sul genocidio degli armeni?
Racconto la storia di un padre che viaggia per il mondo alla ricerca delle sue due figlie. È un western: il padre viaggia verso ovest fino a quando non raggiunge gli Stati Uniti. È una storia di emigrazione e immigrazione. Sullo sfondo del racconto c’è il genocidio, ma non è un film sul genocidio. Non sono un politico e con il mio film non cerco di trasmettere un messaggio politico. Ho preso degli eventi storici traumatici, che devono ancora essere analizzati e affrontati fino in fondo, e li ho integrati in una storia.

L'Amore, la Morte e il Diavolo

Come ha trovato l’attore protagonista Tahar Rahim?
Avevo visto il film Il profeta di Jacques Audiard, in cui Tahar aveva il ruolo del protagonista. Secondo me, si tratta di uno tra i migliori film europei usciti nell’ultimo decennio. Tahar compare in ogni scena e il film si regge su di lui, anche se per tutta la durata non dice quasi una parola.

Si dice che per il film abbia consultato registi di fama mondiale.
Sì, ad esempio ho chiesto consigli a Roman Polanski riguardo al linguaggio. I personaggi avrebbero dovuto parlare armeno, turco o inglese? Ho deciso di scegliere l’approccio usato da Polanski per Il pianista: i protagonisti parlano inglese con accento armeno e tutti gli altri personaggi parlano la loro lingua. Questo espediente aiuta il pubblico a identificarsi, e il film può essere tradotto o doppiato in qualsiasi lingua, a seconda delle esigenze del mercato.

Questo film è la conclusione della sua trilogia sull’Amore, la Morte e il Diavolo. Quanto è stato difficile trovare un “diavolo”?
Per me era chiaro che c'è un diavolo in ognuno di noi e per ritrarlo non hai bisogno di fare un horror o di un film sul satanismo. Gli esseri umani sono in grado di amare, come vediamo in La sposa turca. Nel film Ai confini del paradiso, la morte innesca una metamorfosi. Il padre affronta l’omicidio di massa e la paura di confrontarsi con esso. Originariamente è un’ansia esistenziale che inizia nel momento in cui si taglia il cordone ombelicale. La gente potrebbe pensare che questo film vada in una direzione diversa dalle prime due parti della trilogia, perché analizza un altro tema e non si concentra sul rapporto turco-tedesco. Ma ogni film di fatto è la prosecuzione del precedente. Vedo dei parallelismi tra i tre protagonisti. Sono come tre fratelli, che osservano attentamente il mondo intorno a loro e perseguono i propri obiettivi.

Che voto dai a: Il padre

Media Voto Utenti
Voti: 6
4.5
nd

Altri contenuti per Il padre