Intervista Gemma Bovery: Gemma Arterton

Quattro chiacchiere con l'adorabile Gemma del cinema inglese!

Intervista Gemma Bovery: Gemma Arterton
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Da anni divisa tra commedia e azione, Gemma Arterton è una delle attrici inglesi più note e amate, in virtù di un talento sincero arricchito da una grazia e un fascino non comuni, che le permettono di impersonare donne forti e volitive ma al contempo dolci e sexy, in un mix che ha fatto perdere la testa a tanti dei maschietti che l'hanno vista nei vari Quantum of Solace, Scontro tra Titani, Prince of Persia e Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe. Ma la sensuale Gemma ha anche, dicevamo, un animo romantico e divertente che la rende perfetta in film come Gemma Bovery, da poco nelle sale e che la vede recitare al fianco del grande attore francese Fabrice Luchini, diretta da Anne Fontaine. In questa intervista l'attrice ci racconta la sua esperienza sul set, le numerose analogie tra lei e il personaggio del film, e accenna anche al fortunato caso che la vede, nuovamente, interprete di un personaggio nato dalla penna dell'autrice Posy Simmonds dopo Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese, che risale al 2010.

Gemma - Tamara - Gemma

Che cosa ti ha conquistata del progetto?
Devo ammettere che, quando ho ricevuto la sceneggiatura, non ero sicura di voler partecipare al progetto, perché avevo già recitato in Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese, un altro adattamento cinematografico di una graphic novel di Posy Simmonds. Il tono era simile, ma la protagonista era molto differente; c’era anche qualcosa di lei che mi attraeva: mi sono riconosciuta più in Gemma che in Tamara. Inoltre, la storia si svolge in Francia, e la prospettiva di imparare il francese mi
allettava, senza dimenticare che Anne Fontaine è una regista dalla spiccata sensibilità, e che volevo davvero girare con lei.

Conoscevi la graphic novel di Posy Simmonds?
Lo conoscevo, ma non l’avevo letto. Stando così le cose, ho letto prima la sceneggiatura e poi la graphic novel, che è estremamente brillante. Il film si distanzia però dal fumetto, perché il cuore della vicenda si svolge a Londra, diversamente dalla pellicola. Posy è stata geniale; ha fornito molti dettagli, ed è stata molto precisa nella caratterizzazione dei personaggi. D’altro canto, quello che mi interessava era il fatto che nel libro Gemma fosse molto più aggressiva, molto più astiosa e, francamente, per nulla simpatica. Girando un film, non si può dare vita ad un personaggio del genere, perché nessuno avrebbe voglia di vederlo! Desideravo potermi identificare con la protagonista.

L’eroina di Flaubert, Emma Bovary, ti ha aiutata a decifrare meglio il tuo personaggio? Assolutamente. È stata proprio la correlazione con Emma a farmi comprendere l’identità stessa del personaggio, la noia. Madame Bovary non ha gran che da fare nella sua vita, e Gemma è una Madame Bovary dei giorni nostri. Altri elementi del libro che mi sono stati utili sono i paesaggi, la società e le tradizioni descritte nel libro, così come li ritroviamo ancora oggi in Normandia. Questi
paesaggi corrispondono perfettamente all’idea romantica della Normandia che hanno gli inglesi; è esattamente con questo spirito che Gemma e Charles approdano in quella regione.

Semplicemente Gemma

Come descriveresti Gemma? È cosciente di essere una giovane donna dalla bellezza devastante?
Assolutamente no! Non ha minimamente autostima. Quando abitava a Londra, non era che una ragazza normale, senza nulla di straordinario, e non aveva la minima esperienza con gli uomini. Quando si trasferisce in Normandia, si illumina, e, a mio avviso, essendo inglese, appare esotica agli occhi della cerchia di persone che la circondano, anche se lei non si considera tale.

Come ti sei preparata per questo ruolo?
Siccome dovevo imparare la lingua, ho soggiornato a Parigi per qualche mese prima dell’inizio delle riprese: ero in preda al panico perché non parlavo una parola di francese! Per questo mi sono immersa nella cultura locale, e mi ricordo che Anne non faceva che ripetermi: “Assomigli al personaggio!”. Da un certo punto di vista, aveva ragione: la mia situazione era simile a quella di Gemma, visto che anche lei si trova improvvisamente immersa in una cultura che non le appartiene, e percepisce il suo essere straniera. Poi mi sono spostata in Bretagna per qualche settimana per migliorare la mia preparazione del francese. Sono anche uscita con dei francesi,
sono andata con loro a vedere dei concerti, e così via; anche questa è una forma di preparazione.

Anne Fontaine ti ha seguita durante questa fase di preparazione?
Ho passato molto tempo con Anne, ed è stata la prima volta in cui ho girato con un regista che mi ha accompagnata durante la preparazione. Ci vedevamo una o due volte alla settimana per discutere del film, e lei mi spiegava come ripetere le mie battute senza intonazione, giusto per abituarmi al suono delle frasi. D’altronde, una volta sul set, non volevo essere ossessionata dalla lingua. È stata la preparazione più lunga che ho affrontato prima di girare un film, tenendo conto che è cominciata a gennaio ed abbiamo iniziato a girare alla fine di agosto.

Che tipo di regista è Anne?
Anne ha un grande rispetto per il testo, cosa che apprezzo molto, dato che ci lavora a monte per assicurarsi che i cambi che desidera apportare siano già definiti nel momento in cui si gira. Stando così le cose, quando è sul set, sa già esattamente quello che vuole; è estremamente preparata. Allo stesso tempo, è anche aperta agli accadimenti inaspettati che si possono verificare, e alle mie proposte; sono delle situazioni che, qualora spontanee, la colpiscono. È una formidabile regista: consacra tantissimo tempo alla preparazione, e sul set è completamente al servizio degli attori, non si preoccupa dell’angolazione della ripresa. Anne adotta completamente il punto di vista dell’attore, cosa che ho particolarmente apprezzato.

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