Intervista Francesca Inaudi

Quattro chiacchiere con Francesca Inaudi, tra cinema, tv e teatro

Intervista Francesca Inaudi
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La recitazione è un rimedio per la timidezza, o almeno così dice Francesca Inaudi. L’anima battagliera e disinibita di Maya in Tutti pazzi per amore è solo una delle maschere che ama indossare per lavoro. Alcune le stanno particolarmente scomode (e non ha paura di fare nomi e cognomi, come leggerete fra poco) mentre altre le si sono praticamente tatuate addosso creandole quasi una crisi d’identità. Era successo ai tempi di Distretto di Polizia: “Per strada a Roma la gente mi chiamava Irene e io ci soffrivo molto. Sapevo che quel ruolo avrebbe fatto bene alla mia carriera ma non mi corrispondeva affatto. Era sempre ombrosa, dura e chiusa, l’esatto opposto di Maya che io chiamo affettuosamente “il mio clown”: ha restituito anche alla sessualità una purezza e una dimensione quasi adolescenziale, senza perversioni né preconcetti. Mi ha salvata e finalmente sono ritornata me stessa... ora sempre più spesso le persone conoscono e usano il mio vero nome”.

Condividi il pensiero di chi dice che una buona risata sia il miglior rimedio anti-crisi?
Io sono una che ride in continuazione, soprattutto per via della mia timidezza, e al tempo stesso mi piace far divertire gli altri, per questo nella mia carriera ho collezionato molti ruoli da commedia. Penso però che il popolo italiano sia piuttosto strano e funzioni meglio in tempo di crisi. Forse bisognerebbe considerarla un’opportunità e non un problema.

Hai lavorato con svariati comici italiani: come te la sei cavata?
Alcuni ruoli non mi hanno convinto, come in “Femmine contro maschi”, perché anch’io amo i Beatles e le figurine e non per questo credo di essere immatura. A parte quest’esperienza con Ficarra e Picone ho lavorato con Enrico Brignano e Antonio Albanese e mi sono resa conto di quanto sia difficile lavorare con i comici. Innanzitutto hanno un ego gigantesco e un’ansia da prestazione nella risata. Cercano sempre di farti ridere a tutti i costi e se non ci riescono entrano nel panico. E poi devi stare attenta a non farti schiacciare, va bene essere un appoggio ma trovando un equilibrio.

La donna ha ancora difficoltà ad affermarsi nello spettacolo?
Pari opportunità non vuol dire trasformarsi in uomo ma avere la stessa possibilità di occupare un ruolo. Alcune volte il corpo viene usato per ottenere qualcosa e non va bene. Belen, poverina, è vittima di un sistema e con la sua “farfallina” si è privata della dignità. Meglio Cicciolina a questo punto, che invece faceva il suo lavoro con onestà.

Che tipo di approccio hai alla recitazione?
Mi considero un’attrice anomala, odio provare e infatti mi dicono spesso che oltre il terzo ciak le performance calano di molto. Prima di arrivare sul set penso e ripenso alla parte, cerco di calarmi della sua pelle e poi lasciarmi andare. A scuola di recitazione mi hanno insegnato a non giudicare il mio personaggio. Se non credo io in lei come potrà farlo il pubblico? D’altronde esistono ruoli che ti fanno sentire a disagio. A me è successo in “Matrimoni e altri disastri” dove per esigenza di copione mi sono ritrovata arrogante e viziata, con un carattere opposto al mio.

Cos’hai provato durante le riprese del video di Francesco Renga “La tua bellezza”?
La canzone ha mosso in me tante emozioni e tutta la commozione e le lacrime che vedete sono autentiche. Avremmo potuto girare tutto il video in un’unica sequenza, se non fosse stato per esigenze discografiche, ma un’esperienza del genere è davvero rara. Tra me e Francesco è nata subita una connessione emotiva talmente profonda e intensa che mi ha stupito, trattandosi di un’esperienza lavorativa.

Dopo Colazione da Tiffany e Molto rumore per nulla a teatro, come lo vedresti un musical?
Ho preso lezioni di ballo e canto lirico per tre anni all’accademia di teatro, ma ho un rapporto tormentato con entrambe le discipline, soprattutto perché mio padre si sentiva depositario delle doti canore della famiglia e siccome ero stonata come la maggior parte dei bambini mi rimproverava. Quando ho scoperto che si trattava solo di orecchio pigro ho cercato una rivincita, ma in realtà quando ci provo mi vedo goffa e non all’altezza. È un mio limite e cerco di superarlo! E pensa che invece mio fratello canta in un gruppo...

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