Forever Young - Incontro con il cast

Affiancato da buona parte del ricco cast, il romano Fausto Brizzi ha incontrato nella Città eterna la stampa per presentare la sua ultima fatica: Forever young, nei cinema dal 10 Marzo 2016 per Medusa.

Forever Young - Incontro con il cast
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A tre anni da Indovina chi viene a Natale?, del 2013, il romano classe 1968 Fausto Brizzi torna dietro la macchina da presa per dedicarsi a Forever young, riguardante un gruppo di italiani dell'Italia d'inizio terzo millennio alla perenne ricerca della giovinezza perduta.
Gruppo di italiani comprendenti, tra gli altri, un Teo Teocoli avvocato e appassionato di sport affiancato dal genero con le fattezze dello Stefano Fresi di Smetto quando voglio, un dj radiofonico di mezza età interpretato da Lillo alle prese con il giovanissimo rivale Francesco Sole e un Fabrizio Bentivoglio che tradisce insieme alla coetanea Lorenza Indovina la compagna ventenne Pilar Fogliati.
Tutti presenti all'incontro con la stampa tenutosi a Roma in occasione dell'arrivo del lungometraggio nelle sale cinematografiche, dove approderà a partire dal 10 Marzo 2016 distribuito da Medusa.
Purtroppo assente in conferenza Sabrina Ferilli, la quale ricopre il ruolo di una quarantanovenne che intraprende una storia d'amore con il ragazzo che consegna pizze a domicilio.

Brizz(olat)i!

Come mai stavolta non abbiamo il lieto fine?
Fausto Brizzi: Stavolta ho voluto mettere della sana cattiveria, visto che negli ultimi miei film ci sono stati troppi happy end e ho esagerato con i baci. Comunque, qui non poteva esservi il lieto fine, perché i forever young sono pericolosi e sono tra noi, anche in questa stanza (ride).

Quale è il vostro segreto per rimanere forever young?
Pilar Fogliati: Per me andare in discoteca e fare le sei tutte le mattine (ride). No, scherzi a parte, credo che uno dei segreti sia leggere.
Lorenza Indovina: Veramente, io non mi sento forever young, a Ottobre compio cinquant'anni, quindi mi sento una cinquantenne.
Lillo: Io purtroppo non penso mai di essere un cinquantenne, sono proprio un immaturo. Tra l'altro, il mio hobby è dipingere miniature di soldatini, poi, quando ho finito ci gioco (ride).
Fausto Brizzi: Lillo nel film è praticamente quello che sono io, ma a settant'anni diventerò il personaggio di Teo Teocoli.
Fabrizio Bentivoglio: Anche io non mi sento un forever young, in me è imprevedibile questa cosa.
Stefano Fresi: Io non sono un forever young, viva quelli che stanno bene nella loro età.
Francesco Sole: Io non sono un forever young, ma noi giovani abbiamo paura di diventarlo. Quando vedo gli over 35 che si approcciano alla tecnologia dei ventenni ho paura. Per esempio, ho anche paura di vedere mia zia in discoteca.
Teo Teocoli: Io sono il più vecchio del gruppo in assoluto, ho settantuno anni. A questa età sono forever e basta, ho i miei pensieri, la famiglia da curare e tre figlie femmine. Ho vissuto tante epoche, non ho fatto tanto cinema semplicemente perché non mi andava di alzarmi la mattina alle sei, però ho sempre avuto tutta la mia libertà. Comunque, non è uno scandalo cercare di fare il forever young. Viva i forever young, non abbasso i forever young.

La famiglia è un elemento da forever young?
Fausto Brizzi: La famiglia è l'unico antidoto.

Quanto incidono la ricchezza e il potere sull'essere forever young?
Fausto Brizzi: È una cosa diffusissima in alcune categorie ed in altre anche di più. Quest'epoca sarà ricordata per l'estinzione dei nonni, spero che un giorno qualcuno li rigeneri tramite un embrione, come i dinosauri di Jurassic park (ride).

È sbagliato invecchiare?
Fausto Brizzi: Io trovo terribile chi si tinge la barba.
Lillo: Beh, c'è tinta e tinta, tipo quelle costose che sono buone. Io non le uso, me lo hanno detto (ride).
Teo Teocoli: Comunque, non so voi qui a Roma come siete messi, ma a Milano le periferie sono piene di anziani.

Pensate anche di derivare una serie tv da questo film?
Fausto Brizzi: Una serie tv da questo film verrebbe benissimo, perché è un tema di oggi ed è molto serializzabile. Comunque, a parte il mio film, devo dire che in questo periodo in sala ci sono buoni film italiani e sono tutti molto basati sulle sceneggiature. Lo chiamavano Jeeg Robot e Perfetti sconosciuti, per esempio, hanno buone sceneggiature. Quindi, ne approfitto per ringraziare pubblicamente Marco Martani ed Edoardo Falcone, che mi hanno aiutato a scrivere questo film con più cattiveria rispetto ai precedenti, altrimenti, da solo avrei fatto finire tutto "bene".

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