Doctor Strange nel Multiverso della Follia: a tu per tu con Sam Raimi

Doctor Strange 2 ci ha sorpreso, ma una certezza c'è sempre stata: Sam Raimi. Lo abbiamo incontrato per carpire i segreti di questo sequel.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: a tu per tu con Sam Raimi
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Finalmente da oggi tutti noi possiamo mettere gli occhi sull'ultima attesissima creatura Marvel. Doctor Strange nel Multiverso della Follia rappresenta senza dubbio la principale uscita tra i film al cinema di maggio 2022 per gli appassionati del Marvel Cinematic Universe. Un'opera corposa, che straborda materiale narrativo, ma che al tempo stesso è il vero anello di congiunzione tra il blockbuster e il film d'autore. La nostra recensione di Doctor Strange nel Multiverso nella follia parla chiaro a tal proposito, descrivendo uno dei lungometraggi più coraggiosi della Casa delle Idee, se non il più autoriale in assoluto. Per questo è stato non solo un vero piacere, ma anche illuminante partecipare ad una roundtable con il mitico Sam Raimi per spaziare dai suoi inizi al MCU.

Da La Casa a Doctor Strange

Raimi è uno dei demiurghi del cinema di genere contemporaneo, che si tratti di horror o di cinecomics, ed è lui stesso a ripercorrere le sue origini. "Quando iniziai, lasciai il college per tentare di raccogliere il denaro per fare il mio primo film (La Casa, Ndr), il che è stato davvero difficile.

E stavamo tentando solamente di realizzare qualcosa da passare ai drive-in; non sapevamo se ci sarebbe stato un altro lungometraggio o se avremmo completato il primo. Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto, ma ho sempre amato il cinema e raccontare storie.". Al punto che il suo ritorno ai cinecomics l'ha vissuto come un'occasione preziosa. "Mi considero molto fortunato ad avere avuto l'opportunità di realizzare Doctor Strange nel Multiverso della Follia, con tutti questi amatissimi personaggi dell'universo Marvel. È una fortuna che abbiano creduto in me. Questi sono tra i protagonisti favoriti dai fan ed è una grossa responsabilità quella di raccontare una storia che onori questi personaggi e intrattenga l'audience.".

Ma c'è un legame tra Raimi e Strange? A quanto pare sì. "Doctors Strange è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti. Non tra i primi tre, ma mi sono piaciuti molto i suoi fumetti. Mi piace il fatto che sia un mago e anche un supereroe. Ho pensato che fosse davvero bello che avesse dovuto usare la magia per proteggere la Terra e il nostro universo dalle minacce cosmiche.

Era così diverso dagli altri comics che amo: Batman, Superman Spider-Man. Doveva, sai, lavorare a livello cosmico e ho pensato che fosse davvero importante, diverso da tutti gli altri supereroi. Era molto serio e aveva un po' di ego, cosa che da bambino pensavo fosse scoraggiante ma affascinante.". A quanto pare, il pensiero del regista sul personaggio del suo ultimo film è evoluto nel corso degli anni. "Ora che invecchio, vedo che è davvero l'opposto di un Uomo Ragno che sta lottando per sapere se ha fatto la cosa giusta cercando di capire se è stato abbastanza responsabile, sperando di essere stato abbastanza bravo per il lavoro. Doctor Strange è probabilmente molto insicuro dentro di sé e usa tutto questa spavalderia per coprirlo. E trovo molto interessante che Stan Lee abbia creato il personaggio in quel modo.".

Doctor Strange 2 è l'horror della Marvel?

Si è parlato molto del rapporto tra Doctor Strange 2 e l'horror, ed è il momento di affrontare il discorso anche con Sam Raimi. "Quando Kevin Feige stava lavorando con Scott, Derrickson, il regista originale del film, hanno fatto una dichiarazione da qualche parte che diceva che questo sarebbe stato l'ingresso della Marvel nel genere horror; Scott ha lasciato dopo divergenze creative di cui non so molto.

Ma una volta andato, Marvel mi ha chiamato e mi ha chiesto se avessi voluto prendere il timone e fare questo film. E anche Scott (che rimane produttore esecutivo del film, Ndr) mi ha chiamato e mi ha detto gli sarebbe piaciuto avermi a bordo. Quindi ho detto, sì, assolutamente.". Una responsabilità che Raimi ha affrontato recuperando elementi dal suo stesso passato. "Ho pensato che fosse molto eccitante che avessero deciso di fare l'ingresso della Marvel nel genere horror, e sono stato in grado di prendere spunto da quei film che ho fatto in gioventù (La Casa, La Casa 2, L'Armata delle Tenebre) per recuperare la capacità di creare suspense, le sequenze che giocano con le aspettative del pubblico, che fanno paura, per applicarle, in modo minore, alla realizzazione di questo titolo. Mi è tornato molto utile.". Nonostante ciò, l'approccio di Raimi non è stato estremo come preventivavano o auspicavano i fan. "Nei fumetti che leggevo da bambino Strange non ha mai davvero cercato di terrorizzarti fino in fondo. Stava solo cercando di essere un po' spettrale e misterioso e darti quella sensazione continuando a divertire. E, quindi, questa è davvero la sensazione che abbiamo provato a restituire in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.".

Certo, è stato fondamentale, nella lavorazione del titolo, il fatto che si trattasse di un titolo targato Marvel, con alle spalle un intero universo narrativo. "Ho avuto molte opportunità di emergere da solo con film indipendenti, film di genere vietati ai minori, ma questo era un lavoro unico. È un universo serializzato con personaggi che i fan seguono da 15 anni ormai. Ed era un lavoro molto specifico che pensavo fosse affascinante da intraprendere. Non ho creato questi personaggi; il mio compito era portarli al passo successivo. Farli interagire tra loro per la prima volta o invitare gli attori e i personaggi esistenti a vedere versioni alternative di se stessi.".

Emerge, di conseguenza, anche il rapporto lavorativo con Benedict Cumberbatch e qualche riflessione sull'immenso mosaico del MCU. "Il Multiverso, in quanto il Multiverso, presenta uno specchio per i diversi ruoli che già esistono. Quindi è stata un'occasione interessante per lavorare con un grande attore come Benedict Cumberbatch; sapere che anche la minima differenza nella sua performance creava una versione completamente interessante e diversa di se stesso.".

Un tuffo nel passato

Ma questa intervista è stata anche l'occasione per confrontarsi con la lezione del passato. "So che Spider-Man 3 non è piaciuto tanto quanto gli altri e volevo davvero farmi perdonare dai fan realizzando prima un grande Spider-Man.

Ma non riuscivo a portare la sceneggiatura al livello che desideravo per rimanere nello scheduling di Sony che, a quel punto, aveva un programma piuttosto rigido per i suoi film di Spider-Man, che erano diventati un'importante fonte di profitto.". Ed è qui che emerge la vera, travagliata, natura di Raimi come cineasta. "Non volevo scendere a compromessi e ho pensato che fosse meglio che la Sony continuasse con il reboot che stava pianificando. Ad ogni modo, fa male. Quando al pubblico non piace il tuo film quanto volevi, specialmente quando sei come me. Mi considero un artigiano, un Intrattenitore, non un artista e quindi non posso semplicemente dire "Oh, non hanno capito il film". Quindi è un fallimento per me. Mi fa tornare al tavolo da disegno e pensare davvero, come posso farlo meglio, molto meglio, la prossima volta?".

In Doctor Strange nel Multiverso della Follia assistiamo al ritorno di Danny Elfman, con alcune sequenze che non riusciremmo davvero ad immaginare senza il suo contributo. "Sono onorato di aver potuto lavorare di nuovo con Danny e che fosse disponibile.". Un grande amico e una sorta di mentore per Raimi. "Lui non è solo un grande compositore, ma narra con la musica. Lui lo sa fare davvero. Quando entrare con la musica senza spingere mai il pubblico a provare qualcosa prima che l'abbia effettivamente sentito. Questo me l'ha insegnato lui. Poi tu porta su un piano più alto, ma prima ti fa guadagnare sempre l'emozione. È divertente stare con lui quando stiamo cercando di capire dove inizierà la musica durante le nostre sessioni e le sue demo. È molto modesto e incredibilmente creativo.".

La formula del successo Marvel

Incredibile ma vero, Raimi non aveva molta familiarità con MCU prima di entrare nel Multiverso della Follia. "Non ho visto molti film Marvel. Circa cinque o sei quando ho iniziato questo lavoro, e ho dovuto recuperare molto su WandaVision, oltre ad alcuni film degli Avengers e qualsiasi altra cosa fosse rilevante per la nostra storia. Ma volevo che chiunque entrasse dalla strada potesse vedere il film, capirlo e goderselo. Quindi, è davvero così che è stato costruito questo titolo. Voglio dire, ha degli easter egg per i fan, ovviamente.".

E l'occasione è buona per riflettere su quanto sia evoluto il processo di realizzazione dei cinecomics e su come la formula Marvel abbia cambiato per sempre il sottogenere. "Fare film di supereroi prima della Marvel era complicato perché il regista doveva proporre il progetto a persone che non conoscevano il personaggio o il fumetto, dovevi assicurarti che il marketing fosse perfetto. Ma la Marvel possiede i suoi personaggi e ha raccontato le loro storie per 40 anni o più e si preoccupa davvero del risultato. Il successo di questi film sui supereroi Marvel è direttamente proporzionale all'amore che alcuni suoi dirigenti hanno per i loro personaggi e al loro desiderio di compiacere i fan e proteggere l'integrità del loro prodotto. Io, personalmente, cerco di essere fedele al mio amore per i personaggi, per tirare fuori il meglio da loro.".

Ma, in tutto questo, c'è qualcosa che Raimi cambierebbe nella sua carriera, se ne avesse l'occasione? "Vediamo. Non avrei fatto molti dei film che ho fatto. Oh, le cose che non avrei fatto. È una lunga lista. Non abbiamo nemmeno il tempo in questa intervista per arrivare a metà. Ma cerco di concentrarmi sulle buone relazioni che ho avuto in passato e sulle cose positive della mia vita.".

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