Intervista Django Unchained - Incontro stampa

Quentin Tarantino e i suoi pistoleri sparano su Roma! Ecco il nostro incontro con tre dei protagonisti di Django Unchained: Jamie Foxx, Christophe Waltz e Samuel L. Jackson!

Intervista Django Unchained - Incontro stampa
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L'attesa è ormai terminata e il 17 Gennaio 2013 è alle porte: Django unchained, ottavo lungometraggio - se consideriamo anche A prova di morte, facente parte dell'operazione Grindhouse - a firma dell'enfant terrible di Hollywood Quentin Tarantino, approda nelle sale cinematografiche italiane distribuito da Warner Bros.
Omaggio su celluloide, fin dal titolo, a Django, classico dello Spaghetti western diretto nel 1966 da Sergio Corbucci, ne coinvolge in una breve apparizione anche il protagonista Franco Nero; intervenuto, inoltre, presso la conferenza stampa romana del film: "Quentin è uno dei pochi registi americani capaci di essere autori totali. Non me ne vengono in mente molti, potrei citare Woody Allen, Oliver Stone e Paul Mazursky. Lavorare con lui è stato un piacere, una piccola vacanza".
Conferenza alla quale, ovviamente, oltre al regista hanno preso parte i quattro attori principali: i premi Oscar Jamie Foxx e Christophe Waltz, che vestono i panni dello schiavo nero del titolo, alla ricerca della moglie Broomhilda, e del cacciatore di taglie tedesco che lo supporta nell'impresa, Kerry Washington, che interpreta la donna, e Samuel L. Jackson, il quale ricopre il ruolo di un disprezzabile personaggio al servizio di Calvin Candie, con il volto di Leonardo DiCaprio. Proprio quest'ultimo, però, non ha preso parte all'incontro.

Il mio west

Avendo a disposizione la sterminata epopea del cinema western americano, come mai ha deciso di omaggiare quello italiano?

Quentin Tarantino: Il cinema western mi è sempre piaciuto, in tutte le sue forme, addirittura quello tedesco; però, ho sempre avuto un debole per lo Spaghetti western. Lo amo perché è una perfetta combinazione di cinema surreale ed estremo, oltre a essere un genere che ha perfezionato l'utilizzo della colonna sonora, introducendo per primo il concetto di musiche che dettano il montaggio di una pellicola. Quindi, decisi che, se avessi mai affrontato il western, mi sarei ispirato a quello italiano.

Spike Lee ha dichiarato che non è rispettoso affrontare un tema come quello della schiavitù dei neri in un genere d'intrattenimento come il western...

Jamie Foxx:
Io non sprecherei tempo a parlare di Spike Lee; posso solamente dire che tutte le persone sedute a questo tavolo sono talenti stupefacenti e che volevamo fare il nostro meglio per il film. Sapevamo che ci sarebbero state questioni scottanti riguardanti il razzismo, ma, prima di giudicare, sarebbe meglio vederlo il film.

Kerry Washington: Comunque, per me l'importante risiede nel fatto che la gente che è andata a vedere il film ora parli dell'argomento. E questo è già un successo.

Avevate sentito una certa responsabilità nel portare sullo schermo questa storia?

Kerry Washington: Credo che le prove siano state fondamentali, perché abbiamo parlato a lungo della nostra visione del razzismo. Inoltre, abbiamo avuto il privilegio di girare in una vera ex piantagione schiavista in Louisiana ed è stato un po' come girare ad Auschwitz.
Leonardo DiCaprio era un po' preoccupato di dover dire certe cose, certe frasi molto forti, ma noi lo abbiamo incoraggiato, perché non dovevamo avere paura di raccontare l'orrore che veramente era stato vissuto.

Samuel L. Jackson: Nei film che trattano la schiavitù, spesso si mostra semplicemente un campo da lavoro, uomini che cantano tristi canzoni gospel e poco altro. Noi non potevamo continuare a mentire al nostro pubblico, a me non piacciono i film che mentono, piacciono i film che mostrano la realtà. Non avrei tollerato se avessimo mostrato qualcosa di finto o edulcorato. Questo film è prima di tutto intrattenimento, poi deve essere anche rivoltante.

Come è venuta l'idea di rendere nero il tipico eroe bianco del cinema western, trasformandolo quasi in una sorta di derivato di Sigfrido?

Quentin Tarantino:
Durante la scrittura del film, il mio amico Christoph mi ha portato a vedere La saga dei nibelunghi di Wagner e, quando ho visto la ricerca di Sigfrido per Brunilde, ho intuito dei paralleli con la mia storia. Quindi, ho pensato che ci sarebbe stato qualcosa di fantastico nel prendere una leggenda nordica e associarla ad un nero.

Bastardo senza gloria... Guida!

Gli attori quanto hanno cambiato i dialoghi?

Quentin Tarantino: In realtà, gli attori quando vogliono lavorare con me è per quello che scrivo, non per cambiare i dialoghi. Quello, a volte, è permesso solo a Samuel L. Jackson (ride).

Samuel L. Jackson: Quentin mi chiama, mi dice di leggere la sceneggiatura e di pensare al mio personaggio, poi ti trovi in una stanza con tutta questa gente e si genera un ritmo creativo. Quentin è un vero maestro, l'atmosfera tra troupe e cast, sui suoi set, è fantastica. Per questo i suoi sono quelli su cui preferisco stare.

Christoph Waltz: In realtà, non credo sia molto chiaro il ruolo dell'attore in un film di Quentin. L'improvvisazione, in alcuni casi, è certamente una virtù, ma, per me, una sceneggiatura di Quentin è come un'opera di Chechov o Shakespeare, quindi, come potrei decidere di cambiare qualcosa? Proprio come Wagner, che prima citavamo, Quentin ha un linguaggio che è fatto di immagini, musiche e parole, perché dovrei interferire con il suo lavoro?

Quentin Tarantino: Quando facciamo le prove, molto tempo è dedicato alla descrizione dei rapporti reciproci tra i vari personaggi. Questo è molto importante, non è per il pubblico, ma per loro, in modo che attingano dalla storia che stiamo raccontando.

Come mai attendere così tanto tempo per realizzare un western, considerando che si tratta del genere preferito di Quentin Tarantino?

Quentin Tarantino: Io non ho aspettato, alla fine la storia esce fuori perché è arrivato il suo tempo.

In che modo l'America è ancora oggi un paese razzista?

Kerry Washington:
Credo sia più giusto porla agli italiani questa domanda, considerando ciò che è accaduto con la squadra del Milan. Quindi, non penso che quella del razzismo sia una questione esclusivamente americana.

Jamie Foxx cosa può dirci del suo personaggio?

Jamie Foxx: Io vengo dal Texas e, crescendo lì, vedi tanti cowboy. Inoltre, ho visto tantissimi western e, quando Quentin mi ha chiamato per dirmi che mi avrebbe dovuto mettere su un cavallo, gli ho detto che avevo il mio, che è una femmina. Quindi, non essendo un cavallo abituato allo schermo, è stato appositamente educato e ho recitato con esso.

E' vero che il prossimo film di Quentin Tarantino riguarderà lo sbarco in Normandia visto dalla parte delle vittime?

Quentin Tarantino: Non ci sto lavorando ora, ma potrei farlo, chi lo sa? Comunque, ho già scritto metà della sceneggiatura, perché, inizialmente, faceva parte della versione di Bastardi senza gloria di sei ore, quando volevo realizzarne una miniserie. In realtà, inizia in Normandia, ma il giorno successivo allo sbarco, quando i soldati di colore americani dovevano ripulire la spiaggia dai cadaveri. I prigionieri tedeschi scavavano le fosse e questi soldati li controllavano, ma con pistole senza proiettili, perché gli altri americani non si fidavano di lasciarli con le armi cariche. Eravamo negli anni Quaranta, ma, come vedete, anche allora la situazione non era poi tanto diversa.

Quale è il rapporto tra questo film e quello di Sergio Corbucci?

Quentin Tarantino: Entrambi i film si occupano di una forma di razzismo che porta al genocidio, io, però, avevo la mia parte di storia americana da raccontare. L'ho intitolato Django unchained solo per richiamare l'eroe occidentale dello Spaghetti western e perché volevo prendere il cappello di Franco per metterlo sulla testa di Jamie.

Franco Nero: Io volevo solo aggiungere che sono d'accordo, sono due film politici, perché qui gli oppressi sono i neri, mentre in Django di Corbucci erano i peones messicani.

Recentemente, Quentin Tarantino ha visto qualche film italiano?

Quentin Tarantino: Quest'anno, ovviamente, nulla, perché ero preso dalla realizzazione di questo film, ma io sono un grandissimo fan del cinema italiano, lo ho anche omaggiato nei miei ultimi due film e sto lavorando con un critico a un libro su Corbucci. Quando ci fu la prima di Bastardi senza gloria non dimenticherò mai che avevo dietro di me Gloria Guida, della quale so che vive quasi in esilio. Quella sera c'erano Sergio Martino, Umberto Lenzi, Lamberto Bava; incontrarli, per me, è stato come incontrare persone del cinema muto, ovvero che non penseresti mai di poter incontrare. Stare lì con Barbara Bouchet, Edwige Fenech e Sydne Rome è stata per me una cosa entusiasmante!

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