Deepwater - Inferno sull'oceano: incontro con Mark Wahlberg e Lorenzo di Bonaventura

In occasione dell'arrivo al cinema di Deepwater - Inferno sull'oceano, abbiamo incontrato a Roma Mark Wahlberg e il produttore Lorenzo di Bonaventura.

Deepwater - Inferno sull'oceano: incontro con Mark Wahlberg e Lorenzo di Bonaventura
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Fu il 20 Aprile del 2010 che, sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, si verificò uno dei più gravi disastri mondiali causati dall'uomo, che provocò undici vittime, un'infinità di feriti e un inarrestabile sversamento di greggio sul fondo dell'oceano. Disastro che il newyorkese classe 1964 Peter Berg - autore, tra l'altro, di Lone survivor e Battleship - non ha esitato a raccontare all'interno del suo Deepwater - Inferno sull'oceano, che arriverà nelle sale cinematografiche italiane Giovedì 6 Ottobre 2016, distribuito da Medusa in collaborazione con Leone Film Group. Per l'occasione, hanno incontrato a Roma la stampa i produttori Lorenzo di Bonaventura e Mark Wahlberg, quest'ultimo anche protagonista del lungometraggio - accanto a Kurt Russell e John Malkovich - nei panni del realmente esistente Mike Williams, responsabile della supervisione dei computer e dei sistemi elettrici della piattaforma proprio nel giorno in cui tutto andò storto. Ecco cosa ci hanno raccontato.


(Petr)olio di Lorenzo...

Guardando la filmografia di Mark Wahlberg, si nota che, spesso, i film che interpreta sono storie vere...
Mark Wahlberg: Semplicemente, mi attirano queste storie, soprattutto se riguardanti gente comune messa in circostanze straordinarie, come in questo caso. Sono le storie che mi ispirano e che mi spingono ad essere coinvolto. È il genere di film che mi piace guardare, quindi li apprezzo anche da produttore e da protagonista.
Dal punto di vista produttivo, il film è sicuramente complesso, ma non un banale disaster movie...
Lorenzo di Bonaventura: Sì, è estremamente difficile produrre un film come questo. Credo si tratti del più difficile in assoluto al quale ho partecipato, perché abbiamo dovuto ricostruire una piattaforma d'acciaio che pesava novecentomila kili; poi c'era la fortissima pressione esercitata dal fatto che stavamo raccontando una storia vera, parlavamo di persone realmente esistenti e di vite perse, quindi, anche l'aspetto umano era molto forte. Avevamo questo obbligo che, in un certo senso, ci pesava sulle spalle e che ha rappresentato una specie di guida da seguire, di faro per noi al fine di riuscire a trovare il giusto equilibrio nel realizzare un film che possedesse sia la parte spettacolare, sia l'aspetto umano.
Avete avuto ostacoli da parte delle grandi compagnie petrolifere durante la realizzazione del film?
Mark Wahlberg: Non abbiamo avuto alcun tipo di sostegno da parte del management della BP. Durante la produzione ricordo di aver cercato di mettermi in contatto con loro, ma la risposta è stata assolutamente negativa. Ho tentato anche di vedere se era possibile avere accesso ad una vera e propria piattaforma petrolifera, perché per me era importante anche viverla e toccarla con mano. Ciò non è stato possibile; loro, comunque, non sapevano assolutamente che tipo di film noi volessimo realizzare. Il nostro obiettivo era concepire un lungometraggio che fosse soprattutto focalizzato sulle vite perdute di queste undici persone, sul coraggio delle donne che erano presenti a bordo della piattaforma e su quanto si siano tutti impegnati nel cercare di impedire che accadesse la tragedia.

... e Mark

La preparazione del personaggio crediamo non sia stata facile e sappiamo che nel film è stato coinvolto anche il vero protagonista della storia...
Mark Wahlberg: Stranamente, dal punto di vista fisico non è stata necessaria una grande preparazione, non mi sono dovuto allenare, anche perché su una piattaforma petrolifera non c'è molto esercizio fisico che tu puoi fare. Tutte le cose che ho dovuto apprendere per poter rappresentare nella maniera più fedele possibile questo personaggio le ho imparate attraverso Mike. L'unica cosa che Peter voleva che io facessi era che mangiassi per appesantirmi parecchio e devo dire che la Louisiana è, forse, il secondo posto, dopo l'Italia, dove avrei potuto fermarmi così tanto sul cibo (ride). Perché lì c'è tanta cucina fritta, quindi, per appesantirmi, non ho fatto altro che mangiare e bere. Invece, per capire cosa significhi operare su una piattaforma ho potuto fare affidamento su Mike Williams, che è stato tutto il tempo al nostro fianco nel corso della preparazione e delle riprese. In un certo senso, era i miei occhi e le mie orecchie, mi ha insegnato tutto quello che dovevo sapere e, per me, è stato molto importante. Tra l'altro, non è il tipo di persona che si lascia impressionare semplicemente dal mio curriculum. Ci siamo guadagnati la sua fiducia e il suo rispetto facendogli capire quali erano le nostre intenzioni e, quando ha appreso lo scopo del film, si è molto aperto nei miei confronti. Essere continuamente coinvolto gli consentiva di assicurarsi che facessimo le cose fatte bene e ci poteva considerare responsabili se qualcosa non fosse stata rappresentata nella giusta maniera.
In questo film si presta particolarmente attenzione a persone che fanno il loro lavoro, le quali non sono né eroi, né supereroi...
Mark Wahlberg: Devo dire che gli studios sono stati abbastanza coraggiosi a farci fare un film di queste dimensioni e su queste persone, perché, fondamentalmente, ciò su cui ci siamo concentrati sono stati gli esseri umani. Questo tipo di storie sono quelle che io ho guardato e che ho seguito crescendo. Storie in cui mi immedesimo. Faccio cose commerciali, magari di grande successo, proprio per potermi poi permettere di fare quelle cose che possono rappresentare un maggiore rischio ma che mi appassionano di più, che possono essere fonte d'ispirazione per le persone. Tra l'altro, ciò mi ha consentito di entrare in un settore per me ignoto e che, quindi, ho avuto il privilegio di poter conoscere. Quindi, tanto di cappello a Hollywood che ha permesso di poter mettere in piedi un film come questo in un'estate stracarica di supereroi cinematografici.
Lorenzo di Bonaventura: Volevo semplicemente aggiungere che in genere, appunto, non è questo il tipo di film che si produce a Hollywood. Sono le persone come voi a poter sollecitare a finanziare un numero maggiore di questi film. Qui ne abbiamo realizzato uno con una storia vera e personaggi veri. Regista e cast sono stati eccezionali come pure la troupe, quindi, scrivendone, voi dovete aiutarci a realizzarne di più.
Cosa può dirci Mark Wahlberg dell'ormai imminente Patriots day, sempre diretto da Peter Berg?
Mark Wahlberg: Si tratta di un film riguardante l'attacco terroristico durante la maratona di Boston, mia città natale. È un film volto a ribadire che l'amore, alla fine, vince, supera tutto. Considerati i terribili atti di terrorismo e di violenza perpetrati nel mondo, credo sia un messaggio di cui tutti abbiamo bisogno. Sono estremamente orgoglioso di aver fatto parte del film.
Sappiamo che Mark Wahlberg sta lavorando con David O. Russell ad un progetto riguardante un giocatore di football diventato sacerdote...
Mark Wahlberg: Ovviamente, non è l'aspetto del football che mi interessa, bensì la storia del suo complesso e di quanto questo atleta abbia sentito la chiamata a farsi sacerdote. Non lo volevano nominare prete perché affetto da una patologia degenerativa muscolare che lo ha portato presto alla morte. Nonostante ciò, sebbene lo sia stato per poco tempo, è riuscito a realizzare moltissime cose ed a toccare tantissime persone. Per me è una storia di grandissima ispirazione e farò tutto quello che posso per far sì che venga realizzata.

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