Cops - Una banda di poliziotti, le nostre interviste al cast dei film Sky

Abbiamo incontrato Pietro Sermonti, Giulia Bevilacqua, Francesco Mandelli e Dino Abbrescia, protagonisti dei nuovi film di Luca Miniero.

Cops - Una banda di poliziotti, le nostre interviste al cast dei film Sky
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Si è conclusa il 21 dicembre la prima mandata di lungometraggi Sky Collection dedicati a Cops - Una banda di poliziotti di Luca Miniero, progetto che dovrebbe seguire lo stesso corso de I Delitti del Bar Lume e tornare con nuovi appuntamenti il prossimo anno. Ne abbiamo già parlato nella recensione: il primo film è un remake italiano del Kops di Josef Fares, high-concept da cui poi Sky e Miniero hanno tratto un secondo capitolo completamente originale. È un titolo forte di una decisa territorialità pugliese e di un caleidoscopio di dialetti e momenti slapstick tipici della commedia italiana che rendono il progetto interessante per i casual viewers da salotto, e per l'occasione Sky ci ha invitati al junket virtuale dell'opera, durante il quale abbiamo avuto modo di interfacciarci e intervistare quattro dei protagonisti di Cops - Una banda di poliziotti. Stiamo parlando di Pietro Sermonti (Boris, Smetto Quando Voglio), Giulia Bevilacqua (Ritorno al crimine), Francesco Mandelli (I Soliti Idioti) e Dino Abbrescia (Il peggior Natale della mia vita). Vi riportiamo le interviste di seguito.

Pietro Sermonti e Giulia Bevilacqua

E: "Per iniziare, descrivetemi i vostri personaggi con due o tre aggettivi, quelli che pensate calzino meglio ai vostri ruoli. E se potete parlarmi del momento che avete preferito sul set, durante le riprese".
GIULIA BEVILACQUA: "Beh, Maria Crocifissa [nome del personaggio n.d.r], con un nome del genere diciamo che già si descrive da sola. È una donna che porta molte croci sulle spalle, una vita difficile che l'ha resa forte, autoritaria, molto sicura di sé e forse un po' poco ironica. E ha sposato questo uomo inetto [si riferisce al personaggio di Sermonti n.d.r] che una volta era un uomo bellissimo - altrimenti non si spiega - che però è poi diventato così, un essere inutile che grava anche lui sulle sue spalle insieme a due figli".
PIETRO SERMONTI: "Benissimo, ma erano 3 o 4 aggettivi, Giulia".
GIULIA BEVILACQUA: "Dai, ne ho usati 7".
PIETRO SERMONTI: "Io ho tre parole per il mio Nicola o'sicc: pigro, punto vita, canna".
E: "E invece per quanto riguarda il momento preferito?
"
PIETRO SERMONTI: "Mi rendo conto che si dice poco, ma nei film c'è anche molta azione. Si ride molto ma c'è anche molta azione. Io personalmente mi divertivo moltissimo a girare le scene d'azione prima di ritrovarmi in macchina con Giulia, perché il suo personaggio, Maria Crocifissa, sarebbe una pilota di primissimo ordine. La cosa divertente è che lei sa guidare e io no. Nella vita non è esattamente così..."

GIULIA BEVILACQUA: "Non è vero..."
PIETRO SERMONTI: "... Siccome abbiamo girato nelle stradine di quella meraviglia dell'Universo che è Nardò, Giulia Bevilacqua ha scheggiato le pareti di praticamente tutti i viottoli del paese".
GIULIA BEVILACQUA: "No no no, quello è Mandelli...."
PIETRO SERMONTI: "Mandelli entrava direttamente sulle chiese. Quella è una cosa diversa".
GIULIA BEVILACQUA: "Il fatto è che ho dovuto prendere un po' le misure".
E: "Quindi guida peggio Mandelli o Bevilacqua?"
PIETRO SERMONTI: "No guarda, sono due opposti, perché Mandelli è un grande appassionato di Formula 1 per cui la prende molto sul serio, anche nei canoni del suo personaggio che è un esaltato. Quindi guidava a 180 nei viottoli e finivamo contro le chiese. Giulia, che invece guidava bene, diciamo che ha un senso delle distanze un po' così. Per me è stato un incubo".
GIULIA BEVILACQUA: "Ma vabbè, al massimo un po' di nausea. Ma vomitare ti avrebbe fatto bene, visto che eri in sovrappeso [parla del suo personaggio n.d.r.]. Comunque sì, ho dovuto prendere le misure e non ero abituata a guidare una macchina d'ordinanza con due ragazzini dietro che facevamo le pesti, un uomo accanto che fumava le canne".

PIETRO SERMONTI: "Ricordi che quello era il primo ciak? Ne avremmo fatti 73. La macchina arrivava sempre storta".
GIULIA BEVILACQUA: "Mi ricordo anche un urlo di Luca [Miniero n.d.r.] a un certo punto. Ma non posso dire che cosa ha detto".
PIETRO SERMONTI: "Sì, perché Giulia gli era salita su un piede con la macchina".
GIULIA BEVILACQUA: "Sì [ride]. Dopo quell'inizio però è andato tutto per il verso giusto. E comunque faccio dei ciambelloni meravigliosi, scusami. Non è che uno può essere bravo in tutto".
PIETRO SERMONTI: "Straordinaria. Però ecco, a parte gli scherzi, ci tengo che il pubblico sappia che esiste tanta azione, sparatoria, che di solito dalla commedia ci si aspetta qualcosa di situazione, di battute, e invece qui c'è questo movimento che Luca rende benissimo. È anche pericoloso per noi se hai a che fare con degli psicopatici come Mandelli che ti sparano nell'orecchio e ti rendono sordo per una settimana".
E: "Senti, Pietro. Citando il suo personaggio forse più famoso, Stanis LaRochelle di Boris, questa commedia è molto italiana..."
PIETRO SERMONITI: "... Esatto!"
E: "... ma ha anche un che di anglosassone no?"
PIETRO SERMONTI: "Sì, perché Stanis usa italiano come qualcosa di dispregiativo".
E: "No no, io intendevo in senso positivo invece, al contrario".
PIETRO SERMONTI: "Sì, io penso sia molto italiana nel senso buono del termine".
E: "Dicevo, ha questo qualcosa di anglosassone nella struttura. Gli Sky Collection sono film a episodi che durano un'ora-un'ora e mezza. È serialità, modello nuovo, diverso. E tu che vieni dalla "fuori serie" italiana per eccellenza, che ha anche parodiato il dietro le quinte della serialità, volevo chiederti - e anche a Giulia - come pensate sia cambiate la serialità italiana".

PIETRO SERMONTI: "Credo ci siano stati dei passi avanti incredibili. Boris raccontava un mondo di un Duopolio Mediaset-Rai, adesso le nuove piattaforme come Netflix, Sky ecc. hanno innescato un circolo virtuoso per cui da una parte il pubblico italiano è molto più scafato, abituato a leggere e vedere serie di un certo livello. Credo che molte serie siano superiori anche a certo cinema, per intenderci. Io lo sento molto forte questo circolo virtuoso, da un punto di vista produttivo, di scrittura, la possibilità di vedere attori che non si conoscevano. Parlo anche da spettatore, mi annoiava un po' vedere sempre gli stessi e mi è capitato anche di essere uno degli stessi. Però da spettatore è così, si apre un compasso e in Italia ci sono una quantità di attrici e di attori straordinari".
GIULIA BEVILACQUA: "C'è anche molta più libertà, sulla scrittura ad esempio. Già un progetto come questo, dove si ridicolizza un po' la polizia, se ne parla in maniera ironica e auto-ironica, qualche anno fa non sarebbe forse stato prodotto o trasmesso. Oggi si fa e anche con qualità invece".
PIETRO SERMONTI: "Guarda, tornando anche a quello che hai citato, quel piccolo atollo di libertà che è stato Boris ormai 13 anni fa adesso è diventato un'isola, sempre guardando al discorso libertà. Io interpreto un poliziotto che si fa le canne. Ho solo pensato 'sì, bello, facciamolo".

Francesco Mandelli e Dino Abbrescia

E: "Come fatto per i vostri colleghi, subito come prima domanda, per far conoscere i personaggi ai lettori, descrivetemi i vostri ruoli, Benny the Cop e Tonino, con tre aggettivi e anche il vostro momento preferito sul set".
FRANCESCO MANDELLI: "Allora, tre aggettivi per Benny the Cop: Facciamolo, Saltare, In Aria, però tutta una frase. Una delle esperienza sul set con Luca? Beh, ce ne sono tantissime e lui è uno di quei registi che la commedia la sa fare molto bene e sa tenere bene i toni della commedia anche sul set, perché tra le pause scherza, ride, ma tiene l'umore alto. La mia scena preferita però è quando facciamo esplodere il chiosco di Tonino. Quella sera lì ci siamo divertiti parecchio".
E: "Serata esplosiva immagino".
FRANCESCO MANDELLI: "Esattamente".

E: "E invece per quanto riguarda Tonino?"
DINO ABBRESCIA: "Beh, io descriverei il mio personaggio con Rape, Cipolle e Puglia. Tutto molto Puglia soprattutto. Infatti sono al contempo le cose che amo e che odio del personaggio: amo questa sua troppa pugliesità e odio questa sua troppa pugliesità. Perché non riesce a staccarsi dal paese, non riesce a vedere oltre la Puglia. La cosa che ho amato di più sono state le scene che ho fatto con Anaconda [Giovanni Esposito], perché sul set abbiamo improvvisato molto e ci siamo davvero divertiti moltissimo. Sembravano quasi scene da spaghetti western".
E: "Sono d'accordo con te quando hai detto in conferenza stampa che il tuo Benny the Cop viene dal Tackleberry di Scuola di Polizia, ma io ci ho visto anche un po' dei tuoi Poliziotti Scoreggioni de I Soliti Idioti..."
FRANCESCO MANDELLI: "[ride] Grandissimo! Ma sì, assolutamente".
E: "... Sai, perché c'è la stessa esaltazione causata dalla noia dell'abitudine che ti porta a fare le cose più assurde. Sei d'accordo?
".

FRANCESCO MANDELLI: "Certamente. Ma sai, quella cosa lì dei Poliziotti Scoreggioni ci è venuta in mente perché facevo al tempo anche Squadra Antimafia e quindi avevo scoperto il poliziesco e giravo contemporaneamente. Sei giorni antimafia e poi ovviamente diventavo un poliziotto scoreggione perché portavo il ruolo all'assurdo, all'estremo e diventava esagerato, qualcosa di esaltante. Ma il modo di parlare, di atteggiarsi come loro, di sentirsi dentro a una fiction, ce l'ha sicuramente anche Benny".
E: "Ci ho ritrovato anche il Nicholas Angel di Hot Fuzz, sai?"
FRANCESCO MANDELLI: "Guarda, hai colto esattamente tutte le ispirazioni dietro al personaggio".
E: "Grazie ragazzi, è stato un piacere parlare con voi".

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